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Ora e' tutto diverso

Ora e' tutto diverso


Ricordi?
La mano freme. I brividi passano sulla pelle delle gambe, nel muscolo del braccio, dentro i polmoni.
Ricordi?
Mentre lanci uno sguardo di sfuggita verso di me pensando che hai bisogno di sdraiarti.
Ricordi davvero?
Le ore interminabili in cui sembrava uscirti acido dalla bocca al posto del respiro. Ascoltavi musica. A volte non riuscivi nemmeno a sentirla, perdevi interi pezzi di canzoni.
Ricordi che non bevevi?
Perché bere significava vomitare.
Durava solo poche ore. Minimizzi.
Non ricordi.
La mano che tremava incontrollata, oscillando di almeno un centimetro. Il dolore.
Non era dolore.
Lo era.
Non quello. Non quello delle gambe e delle mani a cui mancava il sangue, quello era fastidio.
Però non smettevi di muoverle, per quanto fossi stanca, perché facevano meno male se le muovevi.
E l'asciugamano bagnato sulle tue ginocchia?
L'asciugamano doveva sempre essere a portata di mano, nel caso non riuscissi ad arrivare in bagno.
Una volta ho semi-vomitato in corridoio sulla moquette. Poi ho dovuto pulire, prima che mia madre se ne accorgesse.
Vomitavi bile e saliva, nient'altro, perché non mangiavi niente.
Quando mangiavo, se mangiavo, prima di accorgermi che sarei stata male, era peggio.
Ricordi quanto fossi stanca? Quanto per tutta la giornata non desideravi altro che riuscire a dormire?
Perché dormire voleva dire che era finita, anche per quel mese era finita. Il dolore nei giorni successivi sarebbe stato sopportabile e poi sarebbe svanito.
Ricordi, avevi sedici anni la prima volta che sei stata male a quel modo? Non che prima stessi bene. Hai vomitato a scuola, dopo l'ora di ginnastica.
Durante l'ora di ginnastica. Con il professore che mi ha chiesto perché non gli avevo detto di avere le mestruazioni.
Io avevo sempre fatto ginnastica con le mestruazioni e il dolore.
Mia madre mi aveva detto che ero una piattola e che per quel poco dolore non avrei dovuto fare tante storie. Quando mi era venuta a prendere si era detta imbarazzata.
Ora ricordi.
Ora lo ricordi l'odio.
L'odio che hai provato quando finalmente hai realizzato che non era giusto.
Sono passati anni prima che me ne rendessi conto. Ma si, sono ancora arrabbiata.
Bastava così poco, se solo fosse loro importato. Bastava che si informassero. Erano medici.
I tuoi medici.
I miei.
Bastava che non ti dessero tutta la colpa, per essere cosa? Una donna?
Ero una bambina.
Mio padre una volta mi disse che se poi dovevo vomitare tanto valeva che non mangiassi. Ero orgogliosa, gli avevo risposto. Gli avevo detto che se non avessi mangiato per tutto il tempo in cui sentivo che sarei potuta stare male non avrei mangiato per più di una settimana ogni mese.
Questo e' odio.
Già questo e' l'odio.
Hai freddo? Stai tremando.
Ho sempre freddo. E' il motivo per cui ho caldo mentre ho i brividi, per poter sudare, così poi avere freddo.
Stai sorridendo.
Anche tu.
Bastava così poco. Dico ad alta voce.
Sapere che il magnesio riduce gli spasmi involontari dei muscoli, che i latticini li peggiorano, che gli analgesici non sono il male.
Ora e' tutto diverso. Una volta sarei stata qui a tenermi i capelli mentre vomitavo, combattuta nell'angoscia del se fosse meglio tornare a sdraiarmi a letto o rimanere qui direttamente. E non avrei potuto fare niente qui dentro senza poi ballare in giro per la stanza chiedendomi se era davvero il caso di allontanarmi.
Ora e' tutto diverso.
Lancio uno sguardo verso lo specchio. Sarà anche un sorriso, ma e' amaro. Poi lascio scivolare via la mia immagine, mentre esco dal bagno e vado a sdraiarmi.




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Opera scritta il 21/02/2017 - 18:32
Da Clementina Ribaldi
Letta n.1397 volte.
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Commenti



Riccardo Falcini 03/03/2017 - 15:39

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