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Calce sulle dita

Questa notte
non ho chiuso occhio,
del campanile ho udito
ogni suo rintocco.
La mente non ha concesso
riposo al corpo
affinchè fosse certa
che non fossi morto.
Per qualche momento, istanti
per ore, o solo un attimo non so
ho creduto di trovarmi
in un incubo di Poe:
che si tratti della nera
signora con la falce
o solo tomba di marmo
e terra, e calce
ho paura della morte.
Da quando la vita
mi ha dato te in moglie,
ma in bilico su queste dita
di una mano che posso solo
provare a stringere forte.
Forte almeno quanto
la paura per la morte.
Che si tratti dell’angelo
inviato dal Padre celeste,
o nell’ombra
tetra figura in sottoveste
ho paura della morte.
Da quando la vita
mi ha dato i miei figli,
ma in bilico su quelle stesse dita
di una mano che posso solo
continuare a stringere forte.
Almeno quanto cerca
di fare nell’ombra la morte.



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Opera scritta il 24/05/2018 - 18:50
Da Mirko D. Mastro
Letta n.1105 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


MASTRO POETA...Quando si ha dei cari e si è uniti non si dovrebbe pensare alla morte....Ma ci fa paura forse anche di più, perche la nera signora ci separa dagli affetti e questo la rende spietata, se pur necessaria. Bella poesia tenebrosa....

mirella narducci 25/05/2018 - 12:12

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Molto bella... un senso di sottile paura o chissà uno spirito di avventura!!!
Complimenti!
La vita scorre sempre sul filo sottile della morte!

Margherita Pisano 25/05/2018 - 07:29

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