Impacciata m’incastro
tra le note che suono -
stono lieve
con le mie malinconie
fino a che l’alba
armonizzi il mio canto.
tra le note che suono -
stono lieve
con le mie malinconie
fino a che l’alba
armonizzi il mio canto.
Strisciando rincorro
i tasti fuggenti
di un sereno porto
che ha accolto il silenzio
e ha dimenticato il mio cuore -
gettato tra le onde
in una bottiglia di vetro.
La riva dove poso
ad occhi chiusi
con semicrome
tra i rossi capelli
e una coda imperturbabile -
io, sirena, ondeggio
al punto di partenza
di questo cuore
disperso tra le acque,
affidato al vento
e alle maree.
Combatti senza gloria
e affoga il tempo -
un giorno lontano
tornerai a me,
ad accordare
la mia arpa,
oh vento di tramontana
in te ho riposto fiducia.
Mi lascio cadere
nell’abisso
della musica dell’universo
e con quiete di pietra
attendo
il mio ritorno.
Opera scritta il 02/06/2014 - 16:46
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Voto: | su 8 votanti |
Commenti
Introspezione intrisa di attesa a tratti trepidante, versi puliti nella loro essenzialità espressiva. Perdersi nel segreto palpito dell'universo per riscoprirsi vivi. Riecheggia l'infinito leopardiano senza averne lo stucchevole pessimismo di maniera. Brava davvero.
Ivano Ciminari 12/06/2014 - 13:56
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Grazie Stefano.. :)
Ayesha Catalano 04/06/2014 - 14:47
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ottima lirica sentimentale sensibile estruggente che evoca la riva del mare,la sua immensità,le bottiglie affidate alle onde,in una ricerca interiore di calma e tranquillità
stefano medel 04/06/2014 - 07:15
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