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Aritzo

E furono le tue
castagne e funghi e ricci
foglie bagnate di mille capricci.
Scivolate di bimbi
entusiasti di canti antichi.
E risate di gola, di petto, di cuore
con gran rispetto e amore.
Una radice scoperta,
la tua scivolata più forte
la mia risata più argentina.
Fra castani e attoniti,
biancospini
il tuo sorriso di labbra carnose
per il calore di spose e tenere rose.
E furono ancora, nel muschio,
risate incoscienti
nel vedere il fascino degli armenti.
Cadde la prima nebbia
e fu subito autunno
Aritzo oramai era il tuo turno.
Un trancio di castagnaccio mangiato al volo
profumo di cannella nell'aria
nella vicina chiesa millenaria.
E furono le tue braccia
possenti che non temono
burrasche e venti.
Un rientro dolce, Aritzese
tornando al mio paese,
e fu Viver bellezza mai tristezza,
e in campidano fu subito primavera.
Non più tintinnio …
Di campanacci
degli umili armenti,
di bicchieri di vino
tra racconti di vecchi …
Scese silenzio in me,
stupito, sorrido e non capisco
ma oramai partivo.
E inizio freddo buio,
e qui fu, subito inverno
pregando al padre eterno.



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Opera scritta il 19/01/2022 - 17:16
Da Francesco Cau
Letta n.494 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Unica e profonda ricchissima di significato Bravo Tonino

FADDA TONINO 21/01/2022 - 08:04

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Unica e profonda ricchissima di significato Bravo Tonino

FADDA TONINO 21/01/2022 - 08:04

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Immenso rispetto per il tuo buon cuore Tonino

FADDA TONINO 20/01/2022 - 08:44

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