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DAL DENTISTA

Dopo aver fatto due piani di scale perché l’ascensore gli causa attacchi di panico, Sandro ha il fiatone e quando suona il campanello dello studio soffia come un mantice.
Gli apre l’assistente del dottore, una donna, se così si può dire, magra come un’aringa. È piatta da tutte le parti, sembra un prodotto Ikea. Sebbene arrampicata su dei tacchi a spillo resta comunque bassa. Ha un volto pallido, dello stesso candore della divisa bianca che indossa e se non fosse per un pesante trucco nero attorno agli occhi, si confonderebbe con la tappezzeria della stanza.
“Sandro Marini?” gli chiede con una vocina quasi inesistente, da fantasma assopito.
“Certo” ansima lui dall’alto.
“Il dottore lo riceve subito, si accomodi” sussurra la donna prima di sparire.
Sandro si asciuga il sudore e sprofonda nel divano. Accanto a lui, su un tavolinetto, ci sono delle riviste, e sono riviste porno.
Non ha nemmeno il tempo di ambientarsi che la porta in cui si è immersa l’infermiera, si apre ed appare il medico.
Sandro rimane a bocca aperta. Ma certo che è lui, dice fra se e se.
Grane e grosso l’uomo ha la pancia gonfia come quella di una vacca affogata, un cranio a pera, capelli corti che servono solo a farsi capire dove finisce la fronte. Ha due occhi rotondi, piccoli come due biglie di vetro che roteano mentre l’osserva. Sono incassati al lato di un naso che ricordano un wurstel. Il colorito è di albicocca chiara, andata a male. Panciotto amaranto seminascosto da una giacca di velluto, tenuta aperta perché evidentemente no si chiude più. Calzoni scuri comprati certamente in un negozio di taglie inconsuete.
È alto, piantato come un. Palo dell’Enel su due piattaforme color noce che dovrebbero essere i mocassini. L’ho conosciuto di sicuro, si dice ancora Sandro, ma non ricordo quando e dove.
L’uomo però, pare non averlo riconosciuto e ora gli parla come se si trovasse affacciato a un balcone, gesticolando. Si esprime a voce alta, con un tono da disco rotto, in modo affrettato come un fedele in Chiesa che recita una litania.
Gli spiega che sarà un piccolo intervento di routine e che non sentirà niente.
Non riesce nemmeno a replicare che si trova placcato sulla poltrona dentistica.
Tutto per ascoltare mia moglie, pensa Sandro, per nulla convinto di trovarsi nelle mani di quell’energumeno.
“Ora faremo una piccola anestesia” annuncia il dottore e Sandro si rassegna e fa cenno che va bene, mentre non va bene per niente.
Con preoccupazione Sandro vede allora arrivare la pseudo donna infermiera con una grossa siringa che non ha senso per l’estrazione, seppur complicata, di un dente del giudizio.
Non senza terrore nota poi, sul tavolo degli strumenti del medico, una sega, dei cacciaviti, un trapano da muro ed altri oggetti da muratore.
Sta per chiedere spiegazioni, pur. non sapendo da che parte cominciare, quando l’omone, preso un martello, gli si avvicina.
Per un uomo particolare, un’anestesia particolare lasciamo perdere le tradizionali siringhe, Mortiria…così soffrirà meno, dice rivolto al fantasma bianco con funzioni di infermiera.
“Ma io, veramente, avrei cambiato idea, interviene Sandro.
“Mortiria, lega il signore”.
“Ma state scherzando?”
“No, affatto, non avrà mica paura?”
“Certo che ho paura. Siete dei pazzi…dove sono capitato?”
“A noi lo chiede? Dovrebbe saperlo! Mortiria, sterilizza la sega.”
Sandro tenta di alzarsi ma l’omone gli è sopra. Si sente soffocare, gli manca il respiro.
Un pensiero, nella disperazione, gli emerge improvviso e si traduce in un urlo. Un’imprecazione alla moglie che lo ha indirizzato in quello studio degli orrori. “Stronzaaa….”
Chiude gli occhi, sta soffocando. Ormai è tutto buio e cerca di riaffiorare in superfice, ci riesce, infine, a fatica.
“Basta dottore…”
“Ma che dottore e dottore….svegliati. Vedi cosa succede a mangiare pesante la sera….te l’avevo detto”.
Sandro guarda la moglie esterrefatto, accanto a lui, nel lettone. È un donnone alto, grosso e grasso, con gli occhi rotondi, piccoli come due biglie di vetro, che roteano mentre lo osserva. Sono incassati ai lati di un naso che ricordano un wurstel. Ecco dove aveva visto il dottore! E ricomincia, nella realtà, l’incubo quotidiano.



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Opera scritta il 14/09/2023 - 15:54
Da Adriano Martini
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