Suffumigi
Sceglievo la meta per le vacanze, il gusto della pizza e sceglievo –certo non sol per mio conto ma sceglievo- come educare i figli.
Sceglievo la strada, miglia con la moto e ho scelto spesso e scelto alle volte non propriamente bene.
Ora posso solo scegliere di tirare avanti, perché...
la corda è venuta giù insieme al riloga, l'aceto (l’intento era ingoiarlo) dei cetrioli s’è fatto salamoia; dalla finestra di casa mia al piano rialzato, sono caduto quasi in piedi lasciandoci un’unghia.
La macchina in garage ha la testa bruciata e fa fumo bianco, che esce dalla serranda che mal si chiude.
Trovai per strada (una che non avevo scelto) una pistoletta, la puntai alla testa e ci rimediai uno spruzzo d’acqua.
Così pensai all'annegamento, ma la piletta della vasca non funziona.
A questo punto mi restavano i singulti per il capestro delle nappe e i sottaceti, per non dir del dito. Oddio, che dolore al pondulo!
E avevo presa l’influenza mettendomi ignudo in tinozza a mollo, più che una jacuzzi un trogolo.
Senza scordar la rivoltella, non Rivoltella del Garda che non l’ho mai vista… vicino a dov’ebbe dimora quel D’Annunzio del “Il privilegio dei morti: non moriranno più.”
Sceglierò, così mi dissi, salvietta sulla testa e catino con l’aquafaba della cena e anisetta per i suffumigi.
(da Caldolana)
in calce: “Le difficoltà vanno trattate con dolcezza”. “Le ferite danno forma”
(Gabriele D’Annunzio)
L’ironia nel voler trattar tale argomento è come un fiore, saperlo/a cogliere è leggerezza, di quella bella che fa venir voglia di andare avanti a coglierne.
“Credo nell’esperienza di un fato che ci genera e ci costringe a sporcare la faccia del mondo per vedere come ce la caveremo. Per difendermi ho imparato a maneggiare il fango. In fondo solo con il fango una mano sapiente può costruire qualche cosa che resista al fuoco. Anche se i più lo maneggiano non per costruire, ma per insozzare e per distruggere”
-Lettera ad Alessandra Carlotti di Rudinì (Il Vate)
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