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L'abito più elegante.

Un giorno un uomo passeggiava per le vie della città, indossava un bell'abito elegante, sembrava uscito da poco dalla sartoria. Tutto ad un tratto si ferma davanti la vetrina di una splendida gioielleria, d'improvviso, mentre ammirava uno splendido gioiello da regalare a sua moglie, lo colpì il riflesso sul vetro, un uomo con canotta e pantaloncini bianchi e sporchi stava uscendo da una rosticceria. Non capì subito perché continuava a guardare la sagoma di quell'uomo che ora si allontanava trasportando sulle spalle un pesante sacco nero pieno d'immondizia. Ad un tratto si ricordò di quella persona e gli andò incontro con passo veloce, fermò la sua camminata mettendo una mano sulla spalla del lavoratore:


"ciao Sergio, come stai?"


Il rosticcere si girò di scatto, non riconobbe subito quel signore elegante e distinti che gli stava accanto.


"Sono Giulio, ti ricordi di me? Eravamo compagni di banco alle scuole medie."


"Ciao Giulio, scusami non ti avevo riconosciuto, quanto tempo! Io sto bene, tu?"


"Anche io sto bene."


"Ma che bel vestito elegante! A differenza di me che sono vestito come uno straccione."


"Invece ti sbagli caro Sergio, ti sei più elegante di me."


"Cosa vuoi dire? Non ti capisco."


"Il lavoro, qualsiasi esso sia, è il più elegante vestito che un uomo possa mai indossare specie se è fatto con dignità ed onestà."


Sergio rimase esterefatto, colpito dalla bellezze di quelle parole.


"Caro Giulio le tue parole mi lusingano e mi commuovono, tu invece di cosa ti occupi? Dato il vestito sarai un imprenditore ricco."


"Macché?! Io sto uscendo ora dal carcere, l'abito me lo ha regalato mia moglie ed è l'unica cosa di lusso che ho mai indossato. Stavo guardando la vetrina di quel negozio, volevo regalargli un anello per ringraziarla di essermi stata vicina in tutti questi anni."


"Ma scusami, perché ti hanno arrestato?"


"Ti ricordi quando andavamo a scuola e ti rubavo ogni giorno le merendine?"


"Certo che me lo ricordo, quante botte ci siamo dati!"


"Esatti, solo che io non mi sono fermato alle merendine, ho fatto carriera, se così si può dire."


"Io pensavo che vestito in quel modo..."


"Lo sai, l'abito non fa il monaco, puoi cambiare l'apparenza ma non la sostanza di chi sei realmente."


Quelle parole lasciarono basito Sergio che non sapeva cosa rispondere.


"Senti Giulio, dato che ho finito di lavorare posso offrirti qualcosa al bar?"


"A patto che offra io, sono in debito con te di molte merendine."


I due scoppiarono a ridere e dopo aver buttato il pesante sacchetto dell'immondizia in un cassonetto lì vicino si diressero in un bar alla fine della strada abbracciati come due vecchi amici.




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Racconto scritto il 27/07/2018 - 09:55
Da Emanuele Cilenti
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