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pensiero sul mare

Pensiero  sul mare


Mare blu, immenso e profondo,
e quel color in me si perde Infino
allo spirito inquieto  che sovente si rabbuia.
Un gabbiano  plana leggero a pel d 'acqua,
sfiora le  onde e va  migrando  come pensiero,
si perde   nel biancor del cielo.
Che pace che armonia io sentivo in core,
le parole son povere per dir come io ero libero.
Spaziavo  per tutto il profilo  che gli occhi
eran ghiotti di cotanta  grazia.
Lo spumar delle onde , il brontolar
morendo sul  lido,
un leggero vento  ed ero rapito.
Cola 'm' era dolce spender il giorno,
le ore cariche di luce  il tremolar
Incerto tra scogli e sabbia.
Mi si pararon di lungi le tre sorelle
ché circe soverchia
col monte.
Ponzia  già nel tuo nome il mar risuona.
Isola spazzata dal vento  baciata  da Elios
Come s'ascode in novembre,
tra pioggia  e tuono, il pelago s 'intravaglia,
molestato da correnti povere del sentore estivo.
Un graffio  in quel silente  vasto ponto,
tal m' era palese  la nera terra col chiaro
bordo  del fondo che la cingeva.
I colori si susseguivano a colori cangianti
giocosi , briosi.
Ma  affacciandomi
mirando  da quella grotta,
sotto
la scogliera  tagliente  e trita,
più nuovo velo  mi risveglio il sentimento.
L 'odor del mare si confondeva con quell' aroma
d'acqua al sol immobile  in pozze
e fosse.
Salivo l 'arduo declivio  pini resinosi.,
pioppi  stanchi,  vivida selva
Quinci l' infinito  riverbero
tra vista e costa
Come un abbraccio  stringeva
le sue  creature 
Incastonati  lidi 
nascosti, rifuggi ove ombra
lottava con luce.
Qual maraviglua dalla spelonca,
era ritrovar se stessi, tra perduta innocenza ed onda,
Che  mutava come fiamma incerta  alla mia vista..
Toccai quelle acque diffiili indomite.
Mi sentii piccolo come un sasso,
quivi dimora.
Un leggerissimo vento filtrava nel nero
anfratto  con un canto ignoto, strano.
Ah quanto era dolce  spender il giorno,
Inebriato  in un turbinio  d" incanto  m" ero
dal empo distolto.
T 'amo, t amo natura  amica, a chi sa esser 
umile, allor non rechi fatica
Era settembre  tutto era immerso nel sonno dell estate
morente.
I risvolti di ponente  rallegrava il. mio  sentire.
Per quanto ancor  la dolce stagione
Sara' sovrana?
Ottobre  di già rugge scalpita
chiama pioggia,
meriggi corti.
Si rabbrulla son muti i grilli,
le foglie saran presto gialle.
Ma nella memoria e' vivo
Il dilagar di quei marosi,
la voce del mare,
e quella rocca ove io a sospirar mi posi.



Corrado cioc




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Racconto scritto il 21/09/2019 - 23:12
Da corrado cioci
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