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QUELLA PORTA CHIUSA

QUELLA PORTA CHIUSA


Elisa una dolcissima bambina di 10 anni, con bei capelli di un biondo oro che le contornavano armoniosamente il viso, capelli che dapprima lisci si sbizzarrivano poi in boccoli inanellati che le scendevano giù lungo la schiena fino alla vita. Non le erano mai stati tagliati ma solamente spuntati una volta l’anno per rinforzarli ed oggi si raccoglievano meravigliosamente in bei boccoli lungo il suo corpicino. Lei li raccoglieva solamente quando si faceva il bagno per non bagnarli, in quel frangente il suo corpicino mostrava una lunga e profonda cicatrice sulla parte destra/centrale del corpo all'altezza del fegato.
Ogni tanto Elisa toccava quella cicatrice, non sapeva e anzi non ricordava proprio come se l’era procurata, qualche volta aveva cercato di chiedere qualcosa alla sua mamma che però con molta delicata dolcezza trovava sapientemente il modo di portare il discorso altrove, quel tanto che bastava per non risponderle ed allora Elisa per qualche tempo lasciava perdere quelle domande alle quali lei invece, avrebbe voluto avere una risposta. Sembrava quasi che i genitori avessero dei sensi di colpa nei confronti di quella sua brutta cicatrice, Elisa però, era ancora troppo piccola per trarre delle conclusioni su quelle sensazioni che sentiva dentro di sé al riguardo.
Di fatto Elisa era molto amata dai suoi genitori, papà Mario e mamma Camilla che l’adoravano immensamente e addirittura qualche volta li trovava anche eccessivamente apprensivi nei suoi confronti.
Spesso si trovava a sognare ad occhi aperti, soprattutto quando sfiorava quella strana cicatrice, le arrivavano alla mente delle immagini alle quali si sentiva unita da un senso di appartenenza e destavano in lei una sensazione di totale amore per qualcosa (… o forse qualcuno) che le pareva di dover conoscere profondamente ma che in realtà non conosceva. A volte la notte in sogno si trovava a parlare con qualcuno che a lei pareva un angelo e mentre il sogno si snodava tra passeggiate lungo filari di roseti fioriti, l’angelo, come lo definiva Elisa, giocava con i petali di rose gettandoli per aria per poi vederli svolazzare al vento qua e là fino a posarsi per terra e a creare un bel tappeto soffice di svariati colori ed entrambe ridevano insieme di quel bel gioco colorato. Era un sogno ricorrente che per molti anni le tenne compagnia.
Man mano che cresceva, si trovava a fare conti con la curiosità di scoprire delle cose riguardo ad una stanza di casa che era sempre chiusa a chiave e dove a lei non era permesso entrare, lo aveva chiesto più d’una volta ai genitori i quali però rispondevano sempre molto evasivamente. Capitava che ogni tanto vi entrava la sua mamma, forse per fare le pulizie o per qualche altro motivo che lei non conosceva e quando usciva vedeva che mamma Camilla aveva gli occhi arrossati. Non piaceva ad Elisa vedere la mamma sofferente per cui rinunciò a sapere, pensando che se volevano glielo avrebbero detto anche se a lei dava tanto fastidio quella porta di casa chiusa che la escludeva totalmente.
Passarono così altri otto anni, Elisa cresceva e andando alle superiori incominciava a mostrare grande interesse per i ragazzi della sua età e anche per quelli un po’ più grandicelli, tra loro si creò una bella compagnia con i quali divertirsi insieme, insomma una bella combriccola! Andavano a ballare, a far passeggiate e al lago a fare nuotate. Elisa si metteva sempre un costume intero per via di quella brutta cicatrice ma qualche volta, mentre si cambiava con le amiche, le chiedevano che cosa le fosse successo o che cosa si fosse fatta e lei non sapeva mai cosa rispondere perché di fatto non lo sapeva per niente.
Fu la sua più cara amica Felicita che le disse:
“ma scusa Elisa se tu non lo sai si vede che eri molto piccola per non ricordare, ma sicuramente i tuoi genitori devono saperlo!”
“penso proprio di si” convenne Elisa
“ e tu non sei curiosa di sapere che ti è successo, in fin dei conti non è un graffietto da niente quello!” replicò Felicita.
“sai che hai ragione Felicita?” rispose Elisa “in fin dei conti adesso ho diciotto anni e se dovessi innamorarmi di qualche ragazzo, primo o poi mi vedrebbe la cicatrice e come hai fatto tu ed altre amiche mi chiederebbe come io me la sia fatta ed è giusto che io sia in grado di rispondergli”
Il giorno successivo Elisa si armò di coraggio chiamò i suoi genitori e chiese loro spiegazioni su quella cicatrice che da sempre l’aveva tormentata.
“Mamma e papà, vi ho riunito qui perché desidero avere da voi delle spiegazioni su questa mia cicatrice, ormai ho diciotto anni a penso di avere diritto di sapere come mi sono fatta questa cicatrice, vorreste per favore dirmi qualcosa al riguardo?”
“credo che tu abbia ragione” rispose la mamma.
E fu proprio mamma Camilla che schiarendosi la voce iniziò a raccontarle che il problema risaliva già alla sua nascita e dicendo questo la prese per mano portandola davanti alla famosa porta chiusa che, per lei Elisa, era stato negato l’accesso da sempre.
“Vedi, aprendo questa porta potrai comprendere molte cose” le disse prendendo una chiave dalla catenina che portava al collo.
Entrarono ed Elisa visibilmente emozionata varcò quella soglia con trepidazione, si sarebbe finalmente svelato il mistero di quella stanza sempre chiusa che adesso stava cominciando a comprendere che era collegata alla sua cicatrice.
Si trovò in una stanza che aveva l’aria di ricordi lontani, come se lì il tempo si fosse fermato, i muri erano dipinti di rosa con disegnati in più punti le immagini di Biancaneve e i sette nani; in un angolo della stanza si trovava una culla ma stranamente più ampia delle culle normali, vicino alla finestra, dalla quale filtrava a fasce la luce del sole su un comò si trovavano tante fotografie di due bellissime bambine unite come se fossero abbracciate …. ma in realtà la foto rivelava un problema molto, molto più profondo!
Mamma Camilla iniziò a spiegarle che una di quelle due bimbe era proprio lei Elisa mentre l’altra era la sua gemella Erika; erano gemelle siamesi ma i loro corpi non si erano separati completamente ed entrambe condividevano insieme il fegato e parte dello stomaco. Le spiegò che non avrebbero potuto sopravvivere normalmente in quelle condizioni per cui i medici proposero ai genitori un’operazione molto difficile che le avrebbe separate e nutrivano la grande speranza di farle sopravvivere entrambe.
L’operazione durò tantissime ore e pareva essere andata a buon fine ma mentre lei Elisa rispondeva molto bene alle cure post/operatorie, Erika che era la più gracile delle due ebbe dei seri problemi …. Passavano i giorni ma Erika non rispondeva alle cure. I medici cercarono in tutti i modi di salvarla, le disse la mamma, ma Erika restò tra la vita e la morte per qualche giorno ma poi non ce la fece e morì.
“vedi cara” le disse la mamma
“abbiamo tenuto intatta questa stanza proprio per te, per poterti spiegare, solo che a noi non sembrava mai il momento giusto per parlarti dell’argomento”
“ora che tu hai chiesto, mi sento veramente sollevata, ero stanca, anzi eravamo stanchi sia io che tuo padre di tenere questo peso dentro il cuore”
Ora si sentiva sollevata anche Elisa e comprendeva ora i suoi strani sogni …. una lacrimuccia si presentò tra le sue lunghe ciglia mentre si toccava quella cicatrice che adesso si sentiva di amare profondamente .....



© Maria Luisa Bandiera




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Racconto scritto il 22/07/2020 - 08:40
Da Maria Luisa Bandiera
Letta n.708 volte.
Voto:
su 4 votanti


Commenti


Mi è piaciuto e coinvolto (papà di due gemelli).
Grazie Maria Luisa.

Moreno Maurutto 24/07/2020 - 21:45

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Ciao Maria Luisa, mi ha fatto molto piacere sentirti interessata alla lettura della mia poesia. Appena la pubblicherò, ti avvertirò sicuramente

Afrodite T 24/07/2020 - 12:54

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È un racconto molto attuale...e' scritto molto bene e si legge con un crescendo di attenzione! Brava Maria Luisa

barbara tascone 23/07/2020 - 21:51

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Ringraziando Mirko, GiulaRebecca e Afrodite per i commenti. Vorrei anche precisare qui che il racconto non è di vita vissuta ma di pura fantasia.
Invece mi piacerebbe leggere la poesia di "Afrodite T" della quale parla con lo stesso titolo di questo racconto, trovo molto interessante scoprire come le idee si incrociano nell'etere dando adito a riscontri uguali o diversi.

Maria Luisa Bandiera 23/07/2020 - 13:26

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Nella trasposizione cinematografica si nascondono sempre grandi misteri dietro le porte chiuse, come succede in questo bel racconto da me molto apprezzato, nel quale per la protagonista la vita ha avuto un inizio abbastanza complicato e quasi misterioso.
(Per la cronaca, qualche tempo fa, ho scritto anch'io una poesia, non ancora pubblicata, con un titolo molto simile)
Complimenti e...alla prossima!

Afrodite T 23/07/2020 - 11:16

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Le tragedie possono essere il prolungamento di antichi sacrifici che mirano a conservare la vita.
Ciao Maria Luisa


GiuliaRebecca Parma 22/07/2020 - 17:16

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"Noi due insieme
come doppie ciliegie siam cresciute,
divise in apparenza, però unite
nella separazione: belle bacche
nate entrambe su un ramo, in apparenza
corpi distinti, però un solo cuore,
come i colori su uno stesso stemma"
(William Shakespeare)
Complimenti

Mirko D. Mastro(Poeta) 22/07/2020 - 11:23

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