“Questa non è la mia storia e non sono sicuro (o sicura) di volerla raccontare, né di avere voglia di parlare dei miei sentimenti con degli estranei su un sito web. Suonerebbe fasullo, in un certo senso, nient’altro che un espediente per attirare l’attenzione. Ma ho delle cose da dire e devo farlo.” (dall’incipit di “Non ti credo” di Sophie Hannah, un thriller pieno di colpi di scena in cui alla protagonista è successa una cosa terribile, umiliante e spaventosa, che ha giurato che non l’avrebbe mai rivelato a nessuno. Ma succede qualcosa di grave che si decide a non convivere più con i segreti.)
L'ITALIA MIA- L'ITALIA, L'TALLIA TUA, L'ITALIA - STRANIERA. PARTE 1-A.
Non pensavo, che avrei potuto visitare l'Italia, il paese, la cui lingua già sapevo da lungo tempo, però- solo la lingua.
Se lavori molto sull'idea- Dio ti aiuta ad realizzare i tuoi piani nobilissimi.
Così è successo anche con me.
In Ucraina, si svolgeva una rinascita cattolica, greco-cattolica e nazionale.
Si aprivano delle porte, si facevano delle cose molto romantiche per ogni cittadino dell'ex-Unione Sovietica, per i nuovi cittadini dei paesi indipendenti, per la nuova Ucraina.
Si pensava alle possibilità, come ai doni di Dio: si ha sofferto già abbastanza- non si poteva lasciare il paese per qualsiasi motivo, non avevi una scelta, non avevi il diritto di fare le tue scelte. Si pensava a te, là, su, sotto le stelle del Cremlino.
Dunque, stavamo in un albergo in una grandissima città. Domani dovevamo volare in Italia. A Milano.
Sono stato in qualche aeroporto prima, quello di Kyiv, di Mosca, di Sukhumi... Sempre sembravano degli aeroporti non-amichevoli- il controllo, il controllo, la rigidezza dei colori grigi e bianchi ufficiali.
Sull'aereo, c'erano anche italiani. L'aereo sembrava semi-vuoto. ma gli italiani festeggiavano: ritornavano dalle loro famiglie, dalle moglie e dagli amanti, sul suolo dei grandissimi imperatori, che mai sono riusciti a conquistare gli slavi... Si cantava, si festeggiava, si erano ubriacchi, si gridava, si faceva rumore della gioia. Ero molto stupito, che si potesse anche fumare.
Siamo arrivati nel pomeriggio, che secondo l'orario italiano, era già la sera. Ci aspettavano da circa due ore.
Che bel aeroporto! Che colori, che disegni! Che soluzione architettonica!
Ci si andava due orette, fino a quando siamo arrivati in una cittadinanza calda, calma e meditativa.
Là, si doveva cominciare un'altra pagina delle nostre vite, un altro periodo. Si sperava, che sarebbe un periodo felice.
Ivan Petryshyn
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