Penso costantemente al domani:
chi sarò,
quando morirò.
Sento che l'aria che mi circonda è avvilita,
forse dall'olezzo di quella scura veste,
vecchia come il mondo,
che spesso mi ronza intorno.
Ma poi salgo in macchina e parto.
Accendo lo stereo, metto una delle mie solite canzoni
e canto,
si, canto, eppure resto in silenzio.
Guardo la strada,
un verde prato mi si para davanti.
Io sono in piedi su un porticato in legno,
immobile a rimirare una figura femminile che si erge candida al centro.
Non riesco a vederla bene in viso,
ma posso distinguerne perfettamente
la lattea pelle,
il rassicurante sorriso,
i ricci capelli,
rossi come foglie caduche d'autunno
e imperativi come lingue di fuoco tra l'erba secca.
E' Lei.
Eolo la accarezza piano,
si diverte a giocare con il suo vestito color panna,
le scopre le ginocchia,
mi scopro a odiarlo.
Urlo,
urlo con tutto quello che ho dentro:
"ritorna ai tuoi flutti, alle tue vele, alle dolci acque della naiade",
invano.
Mi rendo conto di non desiderare nient'altro che l'amore di quella donna,
nient'altro che il suo corpo:
lei è al centro del mio essere.
Ad un tratto mi guarda,
ed è come se un oceano di passione e di appagamento
mi penetrasse nel petto con forza,
come se mille spade, intrise del profumo dei suoi baci,
stracciassero la mia anima di carta e la ricucissero in un unico momento.
Poi mi sorride…le sorrido,
il mio corpo si fa pesante,
freddo
e
al domani più non penso.
chi sarò,
quando morirò.
Sento che l'aria che mi circonda è avvilita,
forse dall'olezzo di quella scura veste,
vecchia come il mondo,
che spesso mi ronza intorno.
Ma poi salgo in macchina e parto.
Accendo lo stereo, metto una delle mie solite canzoni
e canto,
si, canto, eppure resto in silenzio.
Guardo la strada,
un verde prato mi si para davanti.
Io sono in piedi su un porticato in legno,
immobile a rimirare una figura femminile che si erge candida al centro.
Non riesco a vederla bene in viso,
ma posso distinguerne perfettamente
la lattea pelle,
il rassicurante sorriso,
i ricci capelli,
rossi come foglie caduche d'autunno
e imperativi come lingue di fuoco tra l'erba secca.
E' Lei.
Eolo la accarezza piano,
si diverte a giocare con il suo vestito color panna,
le scopre le ginocchia,
mi scopro a odiarlo.
Urlo,
urlo con tutto quello che ho dentro:
"ritorna ai tuoi flutti, alle tue vele, alle dolci acque della naiade",
invano.
Mi rendo conto di non desiderare nient'altro che l'amore di quella donna,
nient'altro che il suo corpo:
lei è al centro del mio essere.
Ad un tratto mi guarda,
ed è come se un oceano di passione e di appagamento
mi penetrasse nel petto con forza,
come se mille spade, intrise del profumo dei suoi baci,
stracciassero la mia anima di carta e la ricucissero in un unico momento.
Poi mi sorride…le sorrido,
il mio corpo si fa pesante,
freddo
e
al domani più non penso.

Da Mellon B
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Commenti
Grazie di cuore a tutti voi... 



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Molto bella...ci sarebbe venuto bene anche un bel racconto breve, ricco di quel pathos di cui parla margherita...comunque un bell'esordio. 



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Poesia ricca di pathos...più che pensare alla fine, direi che stai pensando a vivere pienamente la tua vita...Ti auguro di cuore di avere ciò che desideri e l'amore di quella donna. Bravo 5* 



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Pensi al tuo domani, te lo auguro meraviglioso con la tua capelli rossi.Meriti meravigliose 5 stelle per il tuo componimento. 



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