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Il signor nessuno

Faccio pace con me stesso, esprimendo la realtà. Sono il signor nessuno, un poco di aria impastata con i soliti elementi: idrogeno, ossigeno, azoto, carbonio e ancora ferro, fluoro, fosforo, potassio, sodio. Elementi che possiamo trovare ovunque, persino nello spazio. I miei pensieri nascono da un punto lontano, dentro la mia testa o fuori da un luogo inaccessibile. Ho bisogno di sentirmi il signor nessuno per poter ricominciare un cammino meno saturo, più evanescente.



Una volta al liceo, osservando da un microscopio dell'acqua sporca, rimasi meravigliato nello scoprire un mondo, una città fatta di cose piccolissime che si muovevano, interagivano, socializzavano. Erano tanti, tantissimi signor nessuno. Microrganismi che alla lente sembravano uomini, chissà qual era la forza che li faceva muovere, interagire, socializzare. E poi il tempo, che ci trasforma, ci plasma, ci sfalda, ci fa invecchiare, ci regala momenti dorati che solo la maturità può regalare. A vent'anni ero smanioso di crescere, di diventare il signor tal dei tali, oggi comprendo una grande verità: il tempo mi parla, sta dicendomi che devo cogliere la meraviglia che si nasconde nei suoi momenti, una meraviglia che a volte è solo un colore intenso, oppure un incontro inaspettato.



Cos'è questa smania di esprimere se stessi con una frase scritta o un componimento "poetico"? Semplicemente la necessità di mettere a nudo qualcosa di importante, più dei soliti elementi chimici, più importante delle rughe che si affacciano sul volto o dell'alternarsi delle stagioni... e per farlo ci serviamo del linguaggio conosciuto, della goffaggine di cui siamo capaci, della nostra piccolezza. Usiamo la nostra piccolezza per mettere a nudo qualcosa d'importante. Sembra un paradosso e lo è. In questo paradosso ciascuno trova il suo senso, la sua unicità, il suo essere il signor nessuno sovvertendo le regole del vivere comune. In fondo il poeta è un mago e la poesia come la magia possiedono qualcosa di "misterioso".



Andando avanti scoprirò ulteriori celle di un alveare infinito, perchè il tempo sa essere generoso, rispettando i suoi silenzi e le sue alternanze mi concederà momenti di luce e io, da bravo signor nessuno, avrò cura di me stesso, delle mie rughe, dei miei momenti di smarrimento. Nell'alternarsi delle stagioni saprò trasformarmi in un modo che osservandomi allo specchio troverò ad attendere un amico sincero, scevro da maldicenze e ipocrisie.




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Racconto scritto il 19/11/2016 - 09:44
Da Vincent Corbo
Letta n.1351 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


Wow, originale è dir poco vicino a questo capolavoro

Micro Mik 23/11/2016 - 22:49

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spettacolare riflessione
unica, originale, profonda

laisa azzurra 20/11/2016 - 13:24

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Sempre esaustivo nei tuoi diligenti costrutti letterari.
Lieto sabato sera, Vincenzo.
*****

Rocco Michele LETTINI 19/11/2016 - 18:46

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