I cavalli della Georgia
I cavalli della Georgia stanno in silenzio. Il silenzio è una virtù, gli hanno detto. Parlare crea problemi. Ragliare è da asini. E così tacciono. Ma applaudono. Applaudono forte. Applaudono ai discorsi solenni dei guerrafondai, quando parlano di “difesa”, “onore”, di “missione” e “giustizia”. Nessuno nomina la parola “morte”. È una parola vecchia, scomoda, pesante. Molto meglio “intervento mirato”, “azione preventiva”, “interesse strategico”.
I cavalli applaudono. Con gli zoccoli, con i colli che si piegano, con gli occhi nascosti dietro ai paraocchi. L’approvazione è cieca ma ordinata. Una coreografia perfetta. Nessuno esce dal cerchio. Nessuno guarda dove non si deve guardare.
Poi ci sono gli altri. Non sono cavalli. Alcuni sono donne con bambini. Altri sono uomini stanchi con bandiere fatte in casa. Alcuni hanno cartelli scritti a mano: “La guerra uccide”, “La pace è l’unica via”
MORALE:
Chi accetta di non vedere e di non parlare, finisce per obbedire senza capire.

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