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L'uomo col cappotto

Non era prima volta che mi capitava di vedere quell'uomo.
Anche oggi, mentre stavo per entrare nell'ingresso del mio palazzo, l'ho visto.
È vestito con uno strano cappotto decisamente datato.
Non fa nulla, è lì, dall'altro lato della strada, mi guarda e poi continua a camminare.
Ne parlo con Chiara, mia moglie, di questo strano signore che, oramai da qualche mese, incrocio davanti casa.
La cosa non ci crea nessuna particolare apprensione, per noi è solo uno strambo signore della zona, nulla di più.
Mi sto incamminando verso l'ingresso del mio ufficio quando eccolo là.
Il signore con il cappotto è proprio davanti a me.
Sono passati alcuni giorni dall'ultima volta che l'ho visto davanti a casa.
Questa volta me lo trovo proprio davanti.
Sorpreso dal fatto, e, devo dire, anche un po' allarmato, lo guardo con aria assente.
. Ciao Carlo, vuoi sapere una cosa? - mi dice il signore.
. Come fa a sapere il mio nome? - domando sorpreso.
. So tanto su di te - dice lo sconosciuto.
. Cosa?! Senta, non so chi sia lei e perché mai si sia preso la briga di seguirmi... Si è fatto tardi, devo andare in ufficio.
Ritenendo il tipo uno dei tanti matti che si incontrano ovunque nel mondo, apro il portone della sede dell'ufficio e vado a lavoro.
Un po' dispiaciuto di aver scoperto che il misterioso signore col cappotto è in realtà uno squilibrato, che, chissà per quale motivo, si è “appassionato” alla mia persona, passo la giornata lavorativa con un po' di inquietudine.
A casa racconto tutto a Chiara, la cosa la diverte, le dico che a me, invece, ha creato un po' di inquietudine.
Lei mi racconta che, quando era ragazza, vicino a casa sua c'era un tipo che diceva di essere l'apostolo Pietro, girava con un gran saio marrone, e fermava la gente alla fermata dei mezzi stordendola con un mucchio di parole senza né capo né coda.
In sostanza, Chiara, mi dice di lasciar perdere e di non dare troppo peso alla cosa.
. E' solo una persona sfortunata – mi dice lei.
. Scusa, come faceva a sapere il mio nome?
. Dai... l'avrà sentito in giro. Non mi hai detto tu che l'hai visto più volte sotto casa? E allora! Ti meravigli che sappia il tuo nome?
. Come ha fatto a sapere dove lavoro? Sono 4 chilometri da casa.
. Magari gira in città e ti avrà trovato casualmente. Ti avrà visto e aspettato. 4 chilometri a piedi sono un po' ma con i mezzi è un attimo.
. Quindi, secondo te, non mi devo preoccupare?
. Ma no!
Passa un mese, dell'uomo in cappotto nessuna traccia.
Sono le 21, parcheggiamo l'auto e, assieme a Chiara, ci dirigiamo verso l'ingresso della pizzeria, all'improvviso sbuca, da dietro un grosso Suv, l'uomo col cappotto.
Mi si para davanti.
. L'altro giorno non mi hai fatto finire di parlare – mi dice il tipo.
. Cosa vuole da me? - Mi fermo e lo guardo sorpreso del trovarmelo davanti.
. Carlo, con chi stai parlando?
. Lei non mi può vedere – risponde lo sconosciuto.
. Cosa?! - gli rispondo.
. Carlo?! - fa Chiara.
. C'è il tipo del cappotto – rispondo a Chiara.
. Cosa?! Ma dove?! Carlo, se è uno scherzo... sappi che non fa ridere... anzi!
Resto in silenzio per qualche secondo, non so cosa dire né cosa fare, poi prendo sottobraccio Chiara e ci dirigiamo verso la pizzeria.
. Forse è meglio entrare, mi sa che siamo in ritardo... ci aspettano.
intanto lo sconosciuto col cappotto non mi molla e continua a parlare.
. Senti Carlo, sei stato scelto per una missione molto importante.
Resto zitto, varchiamo la soglia della pizzeria, nei primi tavoli vediamo Mario e Giulia già seduti che con fare scherzoso ci indicano l'orologio per farci capire che siamo in ritardo.
Ci sediamo.
Il tipo col cappotto si siede in una sedia vuota vicino al nostro tavolo e riprende a parlare.
. Carlo... guarda che se non mi ascolti, non ti mollo di certo. Sarò breve. Ti prometto che se ascolterai quello che sto per dirti, per oggi, ti lascerò in pace.
Faccio un cenno di si col capo.
Incomincio a preoccuparmi seriamente della mia tenuta mentale.
Lo sconosciuto è davanti a me ed è assolutamente reale invece pare che lo veda solo io e continua a parlarmi.
. Per farla breve, ci sono degli alieni dalle sembianze umane che stanno utilizzando la rete per comunicare e cercare di distruggere il sistema informatico mondiale. Vogliono tentare di conquistare il mondo ma non vogliono far sapere della loro esistenza. Sarà un attacco su più campi. Tu sei un nostro anello della difesa informatica... Vedo che non mi stai ascoltando. Sapevo che sarebbe stata una missione difficile...
Improvvisamente il tipo si alza e se ne va, faccio un sospiro di sollievo.
Gli altri si accorgono del mio disagio, soprattutto Chiara.
Dico loro che a lavoro è un brutto periodo, lo stress e la stanchezza chiedono il loro tributo, cerco di tranquillizzare i miei commensali, soprattutto Chiara.
Arriva la pizza, iniziamo a mangiare, pian piano il disagio causato dalla presenza dell'uomo col cappotto si attenua e verso fine della serata scompare.
Al rientro, in auto, Chiara mi esprime tutta la sua preoccupazione, cerco di rassicurarla ma con poco successo.
Lei mi dice che ne vuole parlare con il nostro medico di famiglia di questo episodio, cerco di farle capire che forse è solo stanchezza ma lei non sembra tanto convinta.
Passano i giorni, fortunatamente senza la minima ombra del tipo col cappotto.
Chiara, dopo la preoccupazione iniziale sembra più serena. Alla fine, vedendomi il Carlo di sempre, non è neanche andata dal nostro medico per dirgli dell'episodio.
Sono in auto, radio accesa, canticchiando una vecchia canzone quando, dal nulla, appare il tipo col cappotto nel sedile del passeggero, lancio un urlo.
. Che diamine gridi? - fa lo sconosciuto.
. Come cavolo hai fatto?
. Senti, non c'è tempo per le spiegazioni. Siamo in grave pericolo.
. Cosa?!
. Sai dov'è la vecchia sede centrale delle poste?
. Come?
. Carlo... la sede! Santa pazienza! Vuoi capire che siamo in grave pericolo?
. Non può essere vero! - provo ad allungare la mano per vedere se lo sconosciuto è veramente seduto nella mia auto ma questo si ritrae.
. Che cavolo fai? Stai fermo e ascolta. Davanti al parcheggio delle vecchie poste c'è una nostra agente. Dobbiamo passare a prenderla.
. Non andrò proprio da nessuna parte. Santo cielo!... mi è andato in pappa il cervello... perderò il lavoro! Lo sento... lo sento!
. Vuoi sapere perché ci vedi solo tu? Ebbene è un segreto militare.
. Si ciao!
. E va bene! Io sono una proiezione subliminale progettata per apparire solo a te. Tu sei un operatore informatico con molto talento, anche se ora operi nella progettazione di giochi di una azienda poco quotata, comunque noi ti abbiamo seguito nel tempo e abbiamo apprezzato le tue qualità. Quello che vedi è in realtà il padre di un nostro operatore, che si è prestato a “regalarci” la sua “figura” per poter interagire con te. Senti, non c'è tempo da perdere, dobbiamo prendere la nostra agente.
. Tutto questo non ha senso.
. Non possiamo mostrare i nostri veri volti. Tu non hai idea di cosa si agiti li fuori. Non hai proprio idea!
. Basta, ora giro la macchina e torno indietro.
. Vedi che ci credi?
. Cosa?
. Credi a quello vedi. Allora, quest'agente è un'operatrice di alto livello che ti aiuterà. Anche lei la potrai vedere solo tu.
. Non ha senso... no!
. Carlo, stiamo parlando di alieni. Se ci presentiamo in carne ed ossa a te quelli ci fanno secchi, lo capisci?
. Ok, ammettiamo che tu abbia ragione... perché questa agente non è apparsa in auto come hai fatto tu?
. E che cavoli... ma quante cavolo di domande mi devi fare? Senti, qui ci sono degli esseri brutti e cattivi e tu stai li a … fare cosa? A rompere le balle con cinquantamila domande.
. Ok, tanto non è lontano, il posto.
Arriviamo al parcheggio delle vecchie poste, come detto dal tipo col cappotto, c'è una ragazza bionda, questa fa un gesto con la mano.
Parcheggio l'auto, lei si avvicina, scendo dall'auto dopo i convenevoli lei mi consegna una pennina Usb con una serie di indicazioni su che tipi di software servono, su come operare nelle varie reti internet e via dicendo.
Mi dice che la mia missione fa parte di una serie di progetti segreti atti a sconfiggere questi alieni dall'aspetto umano.
La ragazza mi dice che, con la consegna della pennina, il suo lavoro è terminato, mi da la mano e si allontana.
Rientro in auto, il tipo col cappotto si è allontanato anche lui.
Torno a casa, non racconto nulla a Chiara.
A casa, verso le dieci di sera inserisco la pennina Usb nel mio computer dove ci sono fogli e fogli, in formato pdf, di spiegazioni e dei software.
Incomincio a buttare giù, a penna su di un foglio, un po' di righe sul lavoro da fare.
Lavoro per quasi un mese su questa storia, di tanto in tanto, l'uomo col cappotto, passa davanti casa mi guarda e fa un cenno di si col capo.
Chiara non sospetta nulla, lei non è molto pratica di computer e programmi, essendo io un programmatore pensa che questo non sia altro che lavoro che mi sono portato a casa.
Lunedì mattina, sto tornando a casa da lavoro ed ecco l'uomo col cappotto, si avvicina.
. Allora Carlo... ci siamo?
. Mi sembra proprio di si.
. Senti, mi spiace averti creato tutto questo disagio ma... era proprio necessario... credimi!
. Ci sono alcune parti che...
. Che non ti sono chiare... lo so. Senti, i nostri esperti hanno certamente fatto un lavoro ottimo... io più di tanto non so spiegarti. Mi spiace. Ti devi fidare.
. Mi pare che mi sono fidato anche troppo. Cosa succederà dopo?
. Come?
. Hai capito benissimo!
. Senti, se non ti dispiace...
. Vuoi venire anche tu in casa mia?
. Bhé si! È un momento storico... non trovi?
Entriamo in casa, Chiara non è ancora tornata, accendo il computer, Il tipo col cappotto, a cui non ho mai chiesto il nome, è seduto nella sedia che di solito usa Chiara.
Faccio partire tutta una serie di software, mi aggancio ad alcuni siti, che secondo i miei referenti nascondono in realtà delle identità che gli alieni usano per comunicare e per cercare, sempre secondo loro, al momento che riterranno opportuno, di distruggere l'intera rete mondiale.
Faccio, faccio e resto lì per diverse ore.
Al mio fianco l'uomo col cappotto che con faccia seria segue tutto quanto.
Fatto il tutto, l'uomo col cappotto svanisce nel nulla, non esce da nessuna porta, letteralmente svanisce.
Alla fine, convinto di aver fatto realmente una cosa per la sicurezza del mondo, anche se in gran segreto e con modalità assolutamente inconsuete e, direi, fuori da ogni comune logica, passo le giornate in attesa degli eventi causati dalla mia opera, invece nulla.
Anche il tipo col cappotto scompare.
Dopo due settimane, mi capita di leggere un trafiletto su un sito solitamente ben informato su alcune questioni: Dei misteriosi Hacker avrebbero creato un grosso danno ad alcune agenzie governative, riuscendo, pare, a distruggere dal 20 al 60 per cento dei dati. Per ora le informazioni sono frammentarie.
Non associo di certo la mia attività con questa notizia, invece avrei dovuto.
Ero io l'artefice del danno, infatti dopo un po' degli agenti si presentano a lavoro.
…. Da un quotidiano locale: Questa mattina è stato arrestato un informatico dell'azienda AI. L'informatico sarebbe stato fermato nell'ambito delle indagini sul grave attacco Hacker che avrebbe paralizzato alcune importanti agenzie governative. La notizia, come è logico attendersi, è circondata da grande riserbo ma fonti solitamente bene informate parlano di perdite di dati che superano il 20 per cento e di un blocco completo per un periodo non noto di tutte le agenzie governative che si occupano della sicurezza dello Stato.
L'attacco, se confermato nella sua gravità, avrebbe messo, e starebbe ancora mettendo, a grave rischio la sicurezza nazionale...



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Opera scritta il 05/10/2020 - 20:38
Da Massimiliano Casula
Letta n.598 volte.
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Commenti


Un racconto molto fantasioso che potrebbe benissimo rispecchiare aspetti reali ed inquietanti della nostra civiltà.
Comunque bravo!

Afrodite T 07/10/2020 - 10:29

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...niente è come sembra... quasi mai!
Bravo!

Grazia Giuliani 06/10/2020 - 19:01

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