Vorrei raccontarti del giorno in cui Victor e Marvin partirono in treno per l’Australia.
Un paese lontano, l’Australia, e un treno – il loro treno – che conosceva i segreti del mare e degli oceani. I fiumi non lo impressionavano, se non i più grandiosi: si narra che fosse riuscito persino a risalire le cascate del Niagara, per via di una scommessa con una nuvola enorme.
Sapeva navigare, e questo lo aveva imparato dal suo grande amore, Aida. “Era così bella Aida… non si poteva lasciarla sola in mezzo al mare, sperando semplicemente di non perderla.”
Io seguivo il loro viaggio per radio, quasi ogni giorno. Nelle città si organizzavano scommesse sulle tappe, e c’era chi accumulava fortune. Abbiamo pianto quando, tra i ghiacciai dell’India, il motore del treno sembrò cedere al gelo. Poco dopo, un’intera nazione esultò alla notizia della sua guarigione, e si racconta che milioni di donne concepirono quel giorno, spinte dall’euforia collettiva.
Il treno riprese la sua corsa verso sud. Nei pressi di Colombo, i delfini li attendevano con piccole trasmittenti, capaci di comunicare sopra e sotto il mare. Noi, da lontano, trattenevamo il fiato. In città i ragazzi si erano divisi in due fazioni, con bandiere e slogan: si discuteva di ogni dettaglio, e a turno si dava ragione all’uno o all’altro.
Ai bambini, a Natale, venivano regalati trenini che sapevano navigare. Il mondo intero avrebbe voluto trovarsi là, su quel convoglio. Loro lo avevano fatto: il mondo li seguiva, protetto e al sicuro.
Eccoli arrivati al mare. Eccoli salire sul treno che, diceva lui stesso, conosceva l’arte di navigare. Un delfino salì a bordo per parlare con loro: raccontò dei misteri del profondo, delle correnti, della solitudine che regna nell’immensità. Li guardava fisso negli occhi. Loro sorrisero, il treno sorrise, ed egli li abbracciò pieno di ammirazione. Poi, con gioia, diede il segnale di via libera: una schiera di delfini apparve al loro fianco. Il viaggio per mare poteva cominciare.
Il treno era un mosaico di vagoni, ognuno diverso, ognuno sorprendente. Victor e Marvin, unici passeggeri, li attraversavano secondo l’umore del momento. C’era il vagone ristorante, naturalmente. Ma anche il vagone delle passeggiate: lunghi viali alberati, popolati da uccelli di ogni specie, che intonavano canti verso tramonti infuocati. C’era il vagone dei sogni, in cui tutto diventava possibile. Marvin ci si perdeva spesso, e per lui era difficile abbandonare quell’incanto irreale per tornare al reale: dal viaggio dell’immaginazione a quello di un treno che sapeva solcare i mari.
Victor, invece, non riusciva a staccarsi dal vagone del piacere: donne di ogni razza, bellissime, dagli occhi languidi e desiderosi, dalle labbra irresistibili, immerse in profumi e suoni che si trasformavano in visioni tangibili. Di tanto in tanto entrambi visitavano il vagone dei soldi: li contavano per qualche istante e poi si spostavano verso altri spazi – il vagone del futuro, ad esempio, dove io stesso ero presente a raccontare la loro storia, o il vagone del passato, o ancora quello del bene. Il vagone del male, un giorno, si era sganciato da solo, convinto di non essere apprezzato: nessuno, si dice, ne sentì la mancanza.
Il passatempo preferito di Marvin e Victor era immaginarsi l’arrivo a Bondi Beach, cavalcando la cresta di un’onda che, per compiacerli, si allungava e si allargava, offrendo loro un atterraggio sicuro. E così avvenne: il treno, vibrante in tutta la sua lunghezza, danzava su una gigantesca onda amica, che non voleva lasciarli andare e continuava a giocare con loro.
Sulle rive, milioni di spettatori, giunti da ogni angolo del pianeta, gridavano, fischiavano, ridevano e piangevano. Era un caos gioioso. E i delfini, conoscendo bene i giochi del mare, si divertivano a loro volta. Marvin e Victor, i sogni e il piacere: tutto si fuse in un’unica emozione, indescrivibile. Erano arrivati. L’onda, sorridendo felice, baciò il treno con le sue labbra umide e lo consegnò, con un’ultima spinta, al mondo della terraferma. Era il 6 dicembre 2011. Tanto tempo fa, un giorno che gli australiani non dimenticheranno.
Il treno, troppo grande per restare a Bondi, fu trasportato su un convoglio speciale fino a una baia a nord di Sydney. Lì rimase, in pace con se stesso e con il mondo, fino quasi ai nostri giorni. Una piccola parte del convoglio si ammira oggi al museo di Tokyo, venduta dal governo australiano ai giapponesi durante gli anni della grande crisi. Il resto fu distribuito agli abitanti del luogo, soprattutto ai giovani, desiderosi di rivivere almeno in parte le avventure di Marvin e Victor.
E i giovani, si sa, hanno fantasia e risorse: hanno limato, pulito, dipinto con colori vivaci e scritte luminose i frammenti ricevuti, e con essi sono corsi in mare. Le onde li hanno riconosciuti, hanno ritrovato il treno, e felici hanno ripreso a giocare con lui e con i ragazzi che lo avevano riportato in vita.

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