È quanto mai lunga la storia delle declinazioni della Maremma
Mi compiaccio, della sua livrea vivace e dei meravigliosi momenti di lettura e d’ozio.
Così scelgo di prolungare quei momenti nel caffè nero e nella polvere di lepidottero sulla pagina.
E le nostre divengono figure complanari.
Mentre penso a questo e le parole accartocciate nei miei fogli sembrano fuggire sulla losa, Vanessa esce di fretta come da una strettoia di implicazioni con la valigia nella mano.
E un ciao frettoloso le cade dalla tasca dietro dei calzoni.
Lui si stringe a nessuno. Lui è il mio dirimpettaio, lei solo la fine di un amore.
Sbadiglia dietro i mustacchi, coi piedi nudi sulla pioda. Gli sfugge un sorriso quando si accorge di quelle parole raminghe dalle braghe beccate da un batticoda.
Sul verone lascio cadere lo sguardo sui miei di piedi, pure lui sembra farlo, mentre appoggio il pollice alla fronte appena sopra gli occhi.
Apro gli occhi e sorrido anch’io di quella cutrettola che continua a beccare i miei scarabocchi.
Stefano ha voglia di parlare.
Mi dice che non appena lei quattro anni prima ha varcato l’uscio del suo mondo è stato come se gli indumenti suoi siano divenuti armatura, e le chiavi dell’utilitaria d’improvviso elsa. Di fronte ai suoi occhi guaritori, come dinanzi a un drago, il cuore gli si è gonfiato ma senza provare paura.
E al cospetto di quei capelli neri che lambiscono l’incarnato chiaro ha potuto sentito l’ardore che si prova contro un gigante.
Lo ascolto mentre ci rifocilliamo e i nappi paiono senza fondo da riempir costantemente i gotti, e penso sia la versione moderna di un eroe; insomma, una sorta di Tristano 2.0 forse.
Aggiunge che spesse volte gli è capitato di arrendersi ai suoi lobi, o alle vesti sue dal profumo salmastro.
Con tutte queste frasi poetiche, non vorrà mica portarmi via il mestiere!? E intanto insaporisco la mescolanza.
Una lacrima… la nasconde voltandosi un secondo. Riesco quasi a toccarla, ma faccio finta di nulla.
Maremma avvelenata, amici autori toscani… vorrei avere la vostra intonazione in queste occasioni. Non so che dire, eppure le parole non mi mancano quando scrivo.
Poi mi supplica di rimediare a una poesia per lei… e mi dà un foglietto
Giaccio sullo stenditoio in brigata / dove al sole mi asciugo per la mia amata.
Al calar del sole lei arriverà col catino / a riprendermi, così le starò vicino.
A ora tarda sceglierà chi indossare… Se sarò io, la rivestirò di effluvio di zagare.
Scritto su corteccia secolare d’un ebano / per la mia cagione di vita, tuo Stefano.
Maremma svirgola! Premure vane a Vanessa, mi viene da pensare.
Ma annuisco. Intanto i suoi venticinque anni, tutti assieme, continuano a cospargersi la testa di cenere
…ci vorrebbe del dolciume a questo punto del convito. Lo lascio alla falena sul tovagliolo, al batticoda e la cutrettola a cui sta dando la mollica. Sorride.
Così inizio a vergare, qualcosa tipo
Quando arriva il temporale mi piace pensare che sia tu
che hai trovato un modo per uscire dalla fotografia
che scattammo insieme quella notte sulla baia / e non ho cuore di ardire che i ticchi si compiano solo se ti obli di loro… mentre sul pasto della sera / la tua assenza sul desinare mi dà compagnia
-alinee del 2020 riviste e riproposte
(da Rendi magnifico tutto quel che sfiori, M.D.Mastro)

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L'idea di Settembre di qualcosa che parte, io ci leggo tristezza che porta il mese, le ombre si allungano, la luce si fa bassa. Arriva l'autunno, e nella scrittura i personaggi e il contesto si muovono in una certa nostalgica tristezza. Ovvio che questo è ciò che leggo io. A me, Settembre infatti mi rende sempre un pochino triste. Un saluto!


