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Come in una spirale

Gli alberi bruciati dal tempo,
le foglie consumate dalla terra,
i campi arsi dal fuoco.
Coperto di stracci
che ti davano calore,
sedevi insensibile sotto uno
di quei fusti umidi e vecchi.
Coprivi la terra, sedevi sul fogliame ghiacciato,
sul terreno bianco del freddo inverno.
Raggiunta la tua solitudine
finalmente potevi pensare,
finalmente potevi dire prima
di essere messo a tacere,
finalmente potevi parlare
al vuoto amico.
Ora potevi amare,
amare quel niente che vedevi,
quel niente che avevi sempre desiderato.
Eri padrone di te stesso,
immerso nel silenzio che
non contraddice,
nel silenzio che crea le cose.
Solo un cane nero
passava muto di fianco
ai tuoi pensieri,
muto vicino alla tua solitudine,
becchino macabro del niente.
Si avvicino' e lecco' le tue vesti,
ma tu urlavi i tuoi versi,
cantavi le tue poesie,
ciecamente correvi lungo
quella strada di terra battuta
e inciampasti.
Freddo ti alzasti e
camminasti un po' umido,
vagabondo del niente,
inciampasti di nuovo nel silenzio, foglie morte
e non ti rialzasti.
Steso a terra,
avevi visto che ormai era la fine, le ultime parole,
le ultime assurdità,
gli ultimi pensieri
e accompagnasti il vuoto
silenzio del niente attraverso la vita.



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Poesia scritta il 02/06/2020 - 16:22
Da giuseppe trucchia
Letta n.976 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Triste però dà un senso alla vita...

romeo cantoni 03/06/2020 - 18:31

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Molto triste e piena di rammarico.

Maria Luisa Bandiera 03/06/2020 - 15:23

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La solitudine e la tristezza del vivere.
buona serata.

Eugenia Toschi 02/06/2020 - 20:59

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