RACCONTO

Era per terra sanguinante. La gente che passava lo scavalcava e ignorava il suo dolore. Non aveva la forza di rialzarsi o anche solo di gridare aiuto. Nessuna idea di come fosse successo. Ma si ritrovava steso sull'asfalto. Svuotato. Un pallido riflesso di quello che era una volta. Si sforzava di ricordare ... una volta... quello che era. E come sia potuto ritrovarsi così...ora. Nemmeno una mano protesa a chiedere di tirarsi su. Ma forse è meglio così. Da qui, a contatto con la terra, a guardare tutto dal basso in alto o anche solo sentire confusamente la vita che scorre, non si sta così male. Può riposarsi un pò. E forse, se ancora si sente in grado, riflettere su quanto e come ha vissuto e, soprattutto, su quanto gli rimane da vivere. Non anni o mesi o giorni fluttuando nella materia come un entità inconsapevole e distratta. Proteso furiosamente al raggiungimento di qualcosa che non basta mai. Mischiato alla viltà, alla falsità. A finte e controfinte immorali ben assestate sia da lui che da quelli come lui.
Ebbene ... se dovesse essere ancora così... meglio farla finita ora. Non avrebbe senso ricominciare allo stesso modo. Con lo stesso cinismo e pari violenza.
Sotto questo cielo... è forse ora che si muova ben altro. Di dolce, raffinato, cordiale, accogliente, onesto.
Si, da terra, da questa apparente scomoda posizione, la prospettiva cambia. E il cuore si apre. Le forze sono tornate e anche... la ragione.
Si rialza da solo. Si ripulisce con l'aiuto di una fontanella nei pressi e torna a casa. E' notte e le stelle sono più brillanti del solito.
La luna sorride.

Racconto scritto il 10/04/2016 - 09:48

Da gabriele marcon

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UN LECITO QUANTO DOVEROSO OSSERVARE... MINUZIOSAMENTE.
LIETA DOMENICA.
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Rocco Michele LETTINI 10/04/2016 - 12:06

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