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Solo la punta dell'iceberg

La graffiata e sporca punta metallica era così fredda ma nulla poteva scaldarla, così come il cuore di chi la reggeva. Un cuore straziato e corrotto, oramai di pietra, di chi un tempo riusciva ad amare come nessun altro, dotato di tanta empatia da essere amato da tutti ma ora altro non fa che attirare astio e solitudine.
A sentire i suoi familiari Vincent sembrava un «bravo ragazzo» (come tutti del resto, no?) ma nell'ultimo periodo qualcosa era scattato, un'ombra risvegliatasi nella sua mente lo allontanò dalla realtà e nei sui occhi si poteva intravedere una luce, come se le sue pupille stessero ardendo in una fiamma nera, dipingendo la sottostante zona perioculare di un nerofumo a dir poco inquietante.
I suoi amici, o meglio i ragazzi con i quali Vincent aveva dei rapporti, dicono che ruppe i contatti da un giorno all'altro e sparì, come un fantasma nella foschia.
Che dire della sua ragazza, la povera Maari, abbandonata dal suo promesso qualche mese prima delle nozze tanto attese senza nessuna spiegazione. Nemmeno lei ha avuto più sue notizie, ma non per sua scelta. La giovane aveva fatto di tutto per comprendere il motivo che avesse spinto il fidanzato ad annullare tutto, ma dopo la scomparsa di Vincent si è lasciata andare a fiumi di lacrime e alcol.
Sono già passate 36 ore dall'arrivo in obitorio del corpo di Vincent ma nessuno è ancora riuscito a dare una ragione alla sua morte: un ragazzo di buona famiglia che decide di togliersi la vita, lasciando ai suoi piedi una stupida registrazione nel suo cellulare con frasi insensate piene di mostri e demoni. Quale senso potrebbe avere tutto ciò? C'è chi sostiene sia stato un omicidio camuffato da suicidio, ma le impronte smentiscono completamente questa teoria ideata da persone che non accettano la morte di un povero pazzo.
Quanto segue è l'unica parte della registrazione che avesse frasi di senso compiuto anche se illogiche e confuse: «L'altro mi saluta con quel suo sghigno arrogante e compiaciuto, ho fatto quello che mi ha chiesto ma non mi lascia andare, MI BLOCCA! Sono vincolato a questo muro da delle catene! Tu che ne dici? Mi lascerà mai? No no no... o forse sì?! Se provassi ad assecondarlo ancora? NO! BASTA! Ho già fatto del male a tante persone, l'ho persino lasciata andare per te e ancora non ti basta! Non può fare del male a chi vuole, non può decidere chi deve vivere. Non ce la faccio più a tenere gli occhi aperti, devo dormire ma continui a gridare! SMETTILA! Perché i bambini strillano? Non ho fatto nulla di male! Ti prego basta! Smetti di sgridarmi, non me lo merito!»
A quel punto è possibile sentire un rumore forte e tartassante per qualche secondo, poi il silenzio, fino a quando il telefono smise di registrare.
Vincent è stato trovato a terra con un foro alla tempia e con in mano un trapano in una stanza lugubre e buia, piena di ragnatele, polvere e con il tendaggio distrutto, le finestre sigillate e le porte inchiodate, ma a detta della cameriera questa era una stanza ordinata e pulita almeno fino al giorno prima.



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Racconto scritto il 15/03/2018 - 11:38
Da Vincenzo Lagra
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