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Il Bigotto

Cammina rasente al muro, fatti il segno della croce e spera in un momento di sonno; soprattutto
che sappiano calibrare il veleno. Ecco, si è già svegliato ed è tra di noi magari sei tu che leggi, ma (lo so per esperienza), loro raramente leggono poesie, nemmeno quelle underground, nemmeno i poeti maledetti. Non c’è scampo dai serpenti a sonaglino,non puoi proprio farcela con tutta la saggezza del mondo. No,non c’è scampo con tutta la saggezza che hai! Puoi solo scappare, puoi fermarti ad inveire e fargli gesti osceni. Il serpente a sonagli ha avuto una botta di sfiga oppure non gli andava di sprecare veleno, di combattere ancora insomma. Altrimenti non sarebbe il maledettissimo figlio di puttana che è. Il bigotto prese per la manica l’amico; potevano entrambi avere poco meno di una cinquantina d’anni. Dico,l’hai vista quella?
L’amico fece un’alzata di spalle, e rispose che ora doveva correre, per non far tardi al lavoro. Ma in cuor suo pensava:l’amico bigotto vuol essere santo, maidentifica la propria ansia con la santità stessa. Guarda il mondo con i suoi uomini cattivi e perversi e si ritrae nel suo guscio egoistico. Vince la più stolta viltà con l’orpello della prudenza;in momenti di slancio invoca dal cielo il fuoco che distrugga la malizia degli uomini, ma non fa nulla per cambiare lo stato di cose. Il suo candore in tempo di pace potrà persino esser citato come esempio dalle madri ai propri bambini, ma riceverà il disprezzo di tutti in tempo di lotta. Non conosce l’ambizione e la visione d’insieme. È miope nelle cose dello spirito. Gli interessano enormemente le forme che, per abbaglio, egli crede santificanti. Poco originale: un plagio di un pittore novellino, che non conosce la tecnica e la creatività. Cercherà di dare qualche isolata pennellata della vita del Santo al quale è devoto, ma non indagherà la causa della sua forza vivificatrice. È pertanto bigotto, di quelli che si contentano di vivere le forme di una vita interiore che non conoscono. Abbandonerebbe per consunzione la falsa imitazione della santità, se si sopprimesse la sua sciocca vanità. Non sanno neppure amare le cose umane. Quindi non vale la pena dargli ascolto!Il bigotto si mise a riflettere cheGiorgio perdeva colpi.
Ma non gli dava fastidio, che quella ragazza, si,era una poverina, che vestiva con dei jeans corti, microscopici; un body attillato di cotone e i tacchie in pieno mattino?
Il bigotto la guardava con imbarazzo: lui le donne le voleva ancora come negli anni trenta,o come in tanti paesi islamici. Si,non c’erano dubbi, quella ragazza; quanti anni poteva avere? diciotto? Lo stava provocando, era evidente.
Il bigotto prese dalla valigia un vecchio quaderno sgualcito: non riusciva a trovarlo,sommerso da una serie di libri erotici. No, nessuno avrebbe mai messo in discussione che, per combattere quella robaccia, il bigotto era molto molto attento a documentarsi. C’erano pure alcuni video porno.
Ecco il Salò di Pasolini tratto dal marchese de Sade; il bigotto represse un conato di vomito. Era sempre abituato a reprimersi. Infine trovò il quadernetto. E scrisse: ore 12,38 alla fermata dell’autobus, ragazza in abiti praticamente discinti, è già la dodicesima oggi.
Rientrando verso casa il bigotto notò altre ragazze che certo lo provocavano, e riprese il quadernetto. Ma era un’operazione che ultimamente lo annoiava.
Quel giorno,poi,aveva appuntamento con il direttore della sua filiale ed era molto agitato.Nell’ufficio dove lavorava il bigotto non aveva amici e tantomeno amiche. Le sue battaglie affinché le donne non avessero le minigonne ed usassero un linguaggio consono era stata soppressa sul nascere.
Il direttore lo accolse a pacche sulle spalle:la promozione era finalmente avvenuta e sarebbe stato trasferito entro un mese in Arabia Saudita.
Il bigotto sbiancò. E perché lì? Domandò.
Ma come perché, disse il direttore; si ricorda quella volta che parlavamo al bar e lei disse che le donne dovevano stare a casa così risolvevamo in un colpo solo due problemi, il traffico e la disoccupazione? No,dico,si ricorda?
Ora il direttore rideva proprio come un ragazzino, non gli sembrava vero di vedere il bigotto sbigottito e che abbia comunicato all’amichetto che lo scherzo alla supplente è già stato pianificato nei minimi particolari.
Il bigotto chiese di sedersi, e scosse la testa:
Ma,non so, se io, non so.
Ma si, diamine, con la sua conoscenza delle lingue.
L’uomo, impaurito, si maledisse per aver parlato,quel giorno, al bar.
Si vedeva già in Arabia, condannato a un futuro di donne coperte e libri censurati. Disse che la sua povera madre (si chiamava Vera ed era stata una famosa spogliarellista di burlesque negli anni sessanta) stava male.
Non era vero ma qualcosa si deve pure inventare quando la disinibita società occidentale complotta contro di te, pensò il bigotto.
Il direttore, un po’ a malincuore, disse che capiva. Anzi, lo vedeva strano, stanco:forse era bene che se ne tornasse a casa, a riposare.
Il bigotto uscì in strada, rinfrancato. La ragazza poteva avere diciannove anni, era forse una studentessa. Gongolante, il bigotto, storse la bocca e prese il suo quadernino, per annotarne l’abbigliamento disinvolto. Ed ecco che il piccolo blocco di fogli emerse di nuovo, ineffabile, in mezzo ai racconti erotici e ai video porno, stava per appuntare l’ennesimo incontro, ma memore di quanto accaduto, lo ripose nella valigia.



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Racconto scritto il 27/03/2018 - 16:55
Da Savino Spina
Letta n.1379 volte.
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Adriano Martini 07/04/2018 - 09:48

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