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Subpalchetto

E stringilo forte il mondo tra le tue mani perché poi quel che resta è:
Fusione, da solido a liquido, le nostre carni diventano flusso di coscienza.
Ma anche,
Liquefazione, da aeriforme a liquido, quando la nostra essenza torna a desiderare un corpo.
Quella clessidra non è mai la stessa eppure fa un movimento ciclico, tic toc, toc tic ta ta bum, ed esplode il tempo ma,
L’ultimo momento,
sono io che torno a casa, quando il sole tramonta e tutto diventa uno stagno, che quasi la scrittura assorbe questo finto moto fluido e sparisce la punteggiatura prima dolcementesifanno sempre menofrequenti i distacchitraleparole perché tuttodiventaunlungofiumechescorredafermo.
I punti, le virgole, sono solo limiti che il mondo si è imposto.
La pittura si crede invece libera ma incespica nello spazio di feti di muri partoriti da cervelli umani distratti
dispersi
astratti
persi.
chiedono aiuto nel deserto, ma sono solo sotto ad un palco pieno di luci che regalano ombre,
E poi il cantante si avvicina al microfono e sussurra:
"
Un due e tre, succhia tutto il latte da me. Cosa cerchi nella borsa? Il tuo dito medio e la tua media invidia. Soffrono le mie mammelle, latte più non c'è, l'ossessione di un altro bacio per una forma malsana di calore umano.
Succhia forte.
La batteria genera crepe nei piatti d'avorio, il rullante maldestro accompagna il mio stato d'animo mentre steso nel letto, le mie gambe aperte danno respiro alla mia virilità depressa.
Un aereo solca il cielo, lo cavalca forte lasciando una scia bianca tra l'azzurro del cielo.
Il paradiso è lì dove si abbattono i muri .
Donna, esci da questa perversione, ti prego.
Ho bisogno di lavorare, ti prego.
Eppur sei tu che preghi al mio cospetto.
Donna, sono stanco di allattare il tuo ego.
Perchè non ti stanchi di accudire le mie bugie?
Non ti amo, siamo solo scale senza un tetto.
Partiamo dall'origine per arrivare da nessuna parte
Ma tuttavia continuiamo a dipingere tele stupende,
senza una storia,
la pittura è calda,
senza una trama,
il tessuto si sfila,
senza fuoco,
il camino è paranoico.
Un due e tre, salviamo i nostri cuori,
che lo specchio sia un mare che sa di un unico sale."
Stacca le labbra dal microfono il cantante,
l'applauso è forte
l'applauso è porno
fievole è il calore che si genera ma pieno di menzogne,
e poi resta il vociare di nuvole di fumo di sigarette,
contenitori di parole sempre uguali,
un dizionario stracciato che serve solo per arrivare al dunque
perchè il dunque è sempre quello,
un finto tango di labbra rosse,
e del concerto restano
le costanti strategie per spiccare tra la folla e non essere più se stessi.



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Racconto scritto il 26/06/2018 - 10:32
Da Bruno Gais
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