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Cap 4. I Delitti Della Donna In Nero ( Tratto da Anastasia, La Donna In Nero)

Questo intricato caso di grandissima importanza, divenuto celebre in tutta la Comunità Europea ma anche in gran parte in quella internazionale, si venne a creare con un macabro delitto molto simile avvenuto a Basilea, che si trova nel cantone tedesco omonimo in Svizzera e subito dopo un altro identico avvenuto una settimana prima a Ginevra, stavolta nel cantone omonimo francese all'interno della Confederazione. Tuttavia quell'orrore non era iniziato da lì; in Svizzera si era soltanto definito e creato.


La sua lunga scia di sangue, secondo quanto avevo letto e studiato, era cominciata sei anni prima nella città di Sacramento, ovvero la capitale dello stato Federale della California, con il brutale assassinio del banchiere di origini israeliane Simon Kopper, nella notte del ventiquattro luglio con decesso identificato attorno all'una. Era stato ucciso con lo stesso metodo delle cinque vittime in Italia, e quale fu la coincidenza? Mio nonno, appena seppe questa notizia ebbe un malore poiché conosceva  molto bene quel banchiere... era stato un suo socio e aveva contribuito ad espandere la White Corporation sia in California e, in parte, anche nello Stato d'Israele dove vi è la multinazionale a Tel Aviv.


Da quell'omicidio ve ne susseguì una lunghissima lista che comprendeva diversi casi di delitti simili combacianti che interessò moltissimi paesi della Comunità Europea ed extra (la Svizzera e la Norvegia), la Comunità degli Stati Indipendenti, inclusa la Russia, e un Paese delle ex Repubbliche sovietiche ( il Kazakistan), ventitré degli Stati Federali degli Stati Uniti d'America e due paesi dell'America Centrale (Costarica e Portorico). Ovunque la Donna in Nero fosse andata, lasciava dietro di sé una scia di sangue, un'efferata e orribile mattanza al limite dell'umano e coloro che erano interessati o meglio che erano nel suo mirino erano collegati ad aziende di gran fama, multinazionali e società all'avanguardia che avevano, in qualche modo o in parte a che fare con la White Corporation. Questo era il risultato dei miei studi e della mia indipendente indagine. Malgrado la scia fosse lunga, nessuna organizzazione, ne l'Fbi o la CIA erano riusciti a trovare qualcosa che anticipasse la nascita del suo “mito”.


Di cosa sto parlando? Che cosa voglia dire con nascita del suo mito? Ve lo spiego con chiarezza.


Prima che si creasse la figura della Donna in Nero, nessuno era mai riuscito a trovare la pista giusta e non vi erano sospettati collegati alla lunga lista, addirittura un prete gesuita statunitense del Tennessee ipotizzò che la catena lunga di omicidi non fosse opera di un singolo individuo o di un'organizzazione criminale terrorista, ma fosse addirittura il prologo di un castigo divino verso i peccatori e i blasfemi. Se ancora ci penso mi vien solo da ridere, ma non per una teoria così superficiale dettata un ciarlatano ma per la gente che ci ha davvero creduto. Se esistesse un dio se ne fregherebbe del destino dell'umanità, guarderebbe noi come se fossimo il Truman Show e non interverrebbe mai nel destino degli uomini e nelle azioni che facciamo e poi sono sicuro che egli sarebbe invidioso di noi, dal momento che noi siamo liberi e possiamo godere delle sofferenze e dei piaceri mentre lui, sapendo già tutto di noi e del mondo e non potendo accedere a questi piaceri, si annoierebbe a morte e ne sarebbe infelice, un esempio pratico sono gli Dei venerati nell'antica Grecia e nell'antica Roma, falsi, bugiardi, invidiosi e ostili all'umanità. Se Zeus avesse amato davvero il genere umano per quale motivo avrebbe fatto incatenare Prometeo, il vero amico degli uomini? È così sbagliato dare agli uomini la conoscenza racchiusa nelle fiamme sacre agli dei, per avviare così il progresso scientifico iniziato da esso? È davvero sbagliato rinchiudere l'uomo nell'ignoranza evitando che mangi il pomo della conoscenza nel Paradiso terrestre? È davvero sbagliato punire Odisseo per aver viaggiato fra le colonne d'Ercole per scoprire un nuovo mondo, rinchiudendolo nell'Inferno affinché non potesse smentire ancora prima di Galileo il mito della Terra piatta e le sciocchezze di Sant'Agostino? Ditemelo voi tutti, sopratutto voi che ancora credete in un dio misericordioso e non comprendete il progresso realizzato dall'ingegno umano e che avete bisogno di credere in qualcosa più potente di voi. Ovviamente questa è solo una mia opinione, voi credete in quello che volete anche se questa cosa non riesco a capirla.


La svolta, o meglio, la creazione della figura della Donna in Nero si ebbe nell'anno precedente all'inizio di questa storia e, come ho detto prima a Basilea nell'omonimo cantone in Svizzera. Era la notte del trenta dicembre e ormai le strade si stavano completamente svuotando e, a parte poche macchine, non vi era più nessuno nelle periferie.


A quell'ora rientrava da un servizio fotografico sull'ambiente, incaricato da una nota rete televisiva elvetica, un principiante fotografo chiamato Hans Schmidt a bordo della sua Peugeot, insieme alla sua collega e fidanzata Adele. Le uniche fonti di illuminazione presenti erano i lampioni posti ai bordi delle carreggiate, e in quel momento i due si trovavano nei pressi di un hotel di strada a tre stelle il cui ingresso era ancora illuminato dalle luci di entrata e vi era il portinaio a guardia della porta scorrevole in vetro. Il destino volle che la gomma anteriore destra della vettura si forò per colpa di una piccola pietra trasportata dal vento, costringendo Hans a scendere per tirar fuori la ruota di scorta. Ma a un tratto, lo stesso Hans vide qualcosa o meglio qualcuno.


Una figura, avvolta nelle tenebre e poco visibile per via della lontananza dell'hotel dalla strada illuminata uscì da una finestra, la seconda per la precisione, del terzo piano del medesimo albergo. Hans, scioccato e capendo che quella strana figura era intenta a scavalcare il balcone e a lanciarsi giù, prese la sua macchina fotografica che di solito utilizzava per il suo lavoro e, subito dopo essersi assicurato che la memoria non fosse piena, puntò l'obiettivo su di lei e scattò nell'istante in cui si gettò da quell'altezza. Riuscì a fotografarla, facendo lo zoom dell'immagine; il suo obiettivo era lontano.


Dopo aver scattato, il fotografo si precipitò di fretta al pavimento in pietra marmorea attorno all'albergo, per fotografare l'eventuale cadavere della strana figura cadente...ma non trovò alcun cadavere, e nessuna traccia di un corpo, né un capello, né un impronta digitale degli alluci dei piedi o delle dita delle mani, non trovò niente e in lui balenò l'idea, che però pensò fosse folle, che la strana figura potesse essere sopravvissuta alla caduta e che fosse riuscita a sparire nell'ombra. Non poteva essere un'allucinazione, l'aveva vista davvero ed era completamente lucido.


Il giorno dopo, all'interno dell'hotel, nella camera al terzo piano numero diciassette e alle ore otto, una cameriera addetta alle pulizie, mentre gli ospiti gustavano e si dilungavano nella colazione internazionale che l'albergo offriva, aprì con la chiave la porta e trovò uno spettacolo agghiacciante che la fece gridare per lo spavento. Nella stanza era stato trovato, senza vita e in fase  di pre decomposizione, il corpo del famoso imprenditore italo svizzero Joseph Marino orribilmente mutilato, legato al tavolo rotondo da ricordare la terribile tortura medievale della ruota e con un tremendo squarcio alla gola, all'altezza del pomo d'Adamo con una copiosa quantità di sangue sul pavimento, fuoriuscita dalle ferite e gli occhi bendati e umidi, probabilmente dal pianto provocato dall'inumana tortura.


Il poveruomo aveva di certo sofferto durante quell'agonia, ma il portinaio dichiarò chiaramente di non aver sentito né urla e nemmeno rumori sospetti e anche i vicini di camera confermarono la sua versione, era imbavagliato. Hans, interrogato dalla polizia come testimone, mostrò la foto che aveva scattato quella notte e venne mostrata agli ospiti dell'albergo i quali rimasero impietriti, dal momento che non avevano visto nulla per il semplice fatto che già dormivano profondamente. Da lì, da quella foto venuta leggermente mossa e poco chiara nacque il mito.


Io avevo salvato sul mio telefono la sua immagine, ma sopratutto l'avevo salvata con la prima pagina di un quotidiano tedesco locale di cui adesso tacerò il nome per non usare il suo marchio, su cui era riportato il titolo in caratteri cubitali DIE FRAU IN SCHWARTZ, ovvero la traslitterazione in tedesco di La Donna in Nero. Era stata fotografata mentre cadeva, avevo osservato codesta foto una marea di volte e segnandomi i particolari presenti:


 
- Era vestita completamente di nero, e il vestito pareva essere simile a una vestaglia con maniche larghe da far vedere mani e braccia. I bordi lunghi della vestaglia, per via della gravità si sollevavano fino a far sembrare che avesse delle ali.


- Pareva una donna abbastanza alta, e con pelle molto chiara, con capelli lunghi, lisci e neri.


- Anche se Hans non era riuscito a fotografare bene il suo volto, io avevo intuito che il suo viso era nascosto da una maschera inquietante bianca aperta su occhi e naso con labbra femminili scolpite al centro, una maschera gotica insomma.


 
Ecco come nacque il suo mito, una lunga lista di morti che portò molti uomini a sputare le più sciocche e insulse ipotesi su chi potesse essere quella figura; alcuni dissero fosse la Morte stessa venuta sulla Terra per volontà di Dio. Altri pensarono a una terrorista assoldata da qualche organizzazione clandestina, altri ancora negavano la stessa esistenza della Donna in Nero pensando che tutto fosse opera di coincidenze e di criminali comuni. Fatto sta che, da quell'immagine, cominciò un vero e proprio Regno del Terrore per eventuali vittime e una Caccia all'Uomo senza fine per la polizia internazionale. A quanto dissero gli agenti, la donna aveva colpito, secondo la lista, un totale di centotredici vittime e ci era riuscita da sola per sei anni e ancora nessuno aveva idea di chi potesse essere.


Io, come avevo detto, mi ero appassionato a questo caso da almeno un anno e, conducendo un'indagine per conto mio, non per vantarmi ma avevo scoperto o meglio sviluppato importanti intuizioni che avrebbero potuto costruire il piano psicologico-intenzionale di questa intrigante ma spaventosa figura e, sopratutto il suo modo di agire:


 
- La Donna in Nero, come ho detto precedentemente, non aveva complici e agiva da sola e di sicuro aveva una gran sicurezza di sé stessa, un buon intuito e un buon senso dell'orientamento.


- Studiando a pieno gli orari dei decessi e i ritrovamenti dei cadaveri, avevo intuito che lei uccidesse in archi di tempo che andavano dalle ventitré di notte alle tre di mattina e che sopratutto uccidesse o in zone periferiche o isolate come le ville di campagna, hotel di strada, casali fuori città o simili.


- Di sicuro, faceva passare un po di tempo prima di uccidere le sue vittime ma solo per guadagnarsi la loro fiducia sotto mentite spoglie per poi adescarle nella trappola e questo confermava che lei fosse una donna abbastanza paziente e facesse un buon uso della propria logica.


- Non ne ero abbastanza sicuro, ma per riuscire a sfuggire al fotografo prima che potesse giungere sul punto in cui fosse caduta e sopratutto resistere a una caduta del genere la Donna in Nero doveva essere una figura abbastanza atletica. Ma ancora non mi spiegavo come potesse essere sopravvissuta a una caduta del genere.


- Le sue vittime erano per la maggior parte persone di influenza altissima sul panorama politico, economico come finanzieri, ricchi imprenditori e capi azienda internazionali. Insieme a loro vi erano indicati medici di grande fama, personalità influenti nel mondo dello spettacolo, della musica ma anche persone legate al mondo della criminalità organizzata fra cui esponenti di Cosa Nostra Americana, dei cartelli messicani, della mafia israeliana e la mafia albanese. Quasi tutta era gente di alto rango, ma non capivo se le persone legate al crimine avessero a che fare con la White Corporation. Speravo in cuor mio che loro fossero un caso a parte.


- Quelle stesse vittime avevano seguito lo stesso procedimento di morte: tortura avvenuta con corde molto sottili in modo da creare ferite profonde ma non letali, e il colpo di grazia alla gola era il colpo che uccideva per davvero, così che la vittima morisse soffocata invece che dissanguata. Mai aveva osato cambiare metodo, questo mi aveva fatto dunque capire che la Donna in Nero era un'abitudinaria.


- Tutti i suoi omicidi avevano tre elementi strani che potevano confermare un delitto perfetto: l'assenza totale di sospettati, di impronte digitali sul corpo delle vittime e la mancanza di un'arma del delitto (a parte l'identificazione di essa). Questo faceva sì che la Donna in Nero oltre che essere abitudinaria, intelligente, furba e sicura di sé stessa avesse anche il senso della precisione e dell'accuratezza a non lasciare nulla fuori posto e avesse anche un'ottima organizzazione. Probabilmente, per essere riuscita a ingannare la polizia per così tanto tempo, doveva avere un'intelligenza superiore alla media.


- Dell'efferatezza degli omicidi ebbi modo di capire che la polizia era sulle tracce di una donna con un'efferata tendenza sadica. Come ho detto prima, le ferite delle corde e dei lacci erano profonde ma non letali e probabilmente il loro unico scopo era quello di provocare dolore e lancinanti sofferenze alla vittima, però tenendo sempre un bavaglio alla bocca per far sì che le urla strazianti non venissero udite. Probabilmente, oltre al suo vero scopo che fosse quello di torturare al fin di estorcere informazioni, la donna traeva un vero e proprio senso di estasi o divertimento nel vedere la sua vittima soffrire in quel modo.


- Non vi erano fini di denaro nei suoi omicidi. Alcuni pensavano che fosse anche una ladra, ma dalle indagini si era compreso chiaramente che i contenuti di eventuali casseforti o ripostigli non erano stati trafugati e figuriamoci se una come lei usasse i loro conti bancari una volta deceduti. Non era così stupida.


 
Per ora era poco, ma dovrei dire un buon inizio dal momento che la polizia agiva nelle tenebre più oscure ed erano nel più completo smarrimento. La polizia italiana invece non aveva proprio fatto cenno, la Donna in Nero non era nemmeno apparsa sui giornali o cronache italiane ed escludetti subito che poteva essere un argomento top secret dal momento che, non parlandone, vi era il rischio di mettere a repentaglio la sicurezza della popolazione. I casi erano due, o la polizia non era riuscita a creare un collegamento fra i cinque omicidi e la lunga scia di delitti con la Donna in Nero oppure gli agenti non ne erano del tutto sicuri, ed ebbi l'impressione che fosse la mia seconda ipotesi. Neanche io potetti credere alla teoria del fatto che non se ne fossero neanche accorti.


Tutto questo mi balenò, anzi mi tornò in mente, nei lenti archi di tempo in cui io ero uscito dall'aula ero andato in bagno anche se la natura non mi stesse chiamando per pensarci e tornare in aula, nel tempo preciso di dieci minuti e ne mancavano altri dieci alla fine della prima lezione di pittura all'accademia. Non ero preoccupato per aver saltato dieci minuti di lezione, avevo nascosto il mio cellulare accesso sull'applicazione della registrazione vocale, tutto ciò che non avevo sentito l'avrei ascoltato una volta tornato all'appartamento e sperando che il professore non stesse ancora parlando delle sue opinioni personali.


Quando la lezione finì e io uscii dall'aula per andare un attimo in cortile per fumare il mio Montecristo, ripensai alla Donna in Nero e sulla domanda suprema che era rimasta incompiuta nella mia analisi completa di questo caso: a quale scopo lei torturava le sue vittime? Che informazioni cercava, e perché tutte quelle vittime avevano in qualche modo a che fare con la White Corporation? In un primo momento pensai che il suo sadismo e la sua ossessione per l'azienda di mio nonno potessero avere a che fare con una vendetta, come credevo da tempo, ma poi ci ripensai dal momento che tutte le sue vittime erano di nazionalità differenti e non poteva avere rancori con tutte quelle persone. Ma non scartai completamente l'ipotesi della vendetta, perché poi pensai – Forse tutta questa mattanza servirebbe ad attirare l'attenzione di una specifica persona o di uno specifico gruppo di persone, fra cui potrebbe essere anche Lucius, mio nonno e con il quale lei potesse serbare un profondo rancore. Ma in merito a cosa? -


Se avessi potuto scoprirne il motivo, le probabilità di terminare in fretta questo caso prima della polizia sarebbero salite dal 50 all'87%. Fin quando il suo mito rimaneva in piedi e i media mi avrebbero dato altro materiale su cui riflettere, io potevo avere la piena consapevolezza che potevo essere sempre più vicino alla soluzione del caso e solo un imprevisto avrebbe fuorviato la mia indagine indipendente. Il più grave sarebbe stato un annuncio d'improvvisa scomparsa della Donna in Nero dai media internazionali.


Lei non era una donna egocentrica, così avevo capito, e se lei esisteva era soltanto perché i media le avevano dato quel nome e il periodo in cui di essa non si sapeva niente era stato quello più florido e più redditizio per i suoi crimini perché agiva nell'ombra e ora che la sua figura era divenuta famosa si sentiva minacciata e se per un periodo di tempo i media non avessero più trasmesso notizie sul suo conto o peggio ancora avessero archiviato il caso, lei sarebbe tornata libera e si sarebbe sbarazzata del suo stesso mito. Ma anche se fosse successo, non mi sarei arreso e avrei continuato fino alla fine pur di arrivare a lei.


Vidi l'entrata del cortile e prima di entrare dissi – Spero di trovare un po di silenzio. -


 




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Racconto scritto il 17/05/2019 - 01:38
Da Claudio Renna
Letta n.859 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Spero vada bene col prossimo. Ma comunque sia, non è vero che è uguale al precedente, in questo racconto come si è creato il moto della Donna in Nero dalle sue origini

Monsieur Noir 17/05/2019 - 17:50

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Non c'è problema, figurati. L'autore sei tu, per assurdo potresti fare anche tutto un pippone mentale dall'inizio alla fine e nessuno ti potrebbe dire niente. Io scrivo principalmente per divertimento personale, poi se arriva anche l'apprezzamento del pubblico è un piacere in più. Quando leggo, quello che posso fare è esprimere solamente il mio punto di vista. I primi due capitoli erano molto introspettivi, il protagonista parlava di se stesso. Con il terzo capitolo c'è stata la svolta con la descrizione degli omicidi e della Donna in nero. Mi aspettavo qualcosa di diverso nel quarto, invece ci siamo impantanati di nuovo su discorsi puramente teorici. L'ennesima descrizione di un omicidio uguale agli altri non ha aggiunto niente di più. Il protagonista ripete gli stessi identici dubbi che aveva già espresso nel capitolo precedente. L'unica novità che viene introdotta è la descrizione fisica della Donna in nero grazie ad una foto, cosa che si poteva riassumere in pochi paragrafi.

Seby Flavio Gulisano 17/05/2019 - 17:45

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Mi dispiace ma stavolta non sono d'accordo. Primo siamo solo all'inizio e c'era bisogno di inserire i pensieri del protagonista sulla killer.
Secondo, un giallo così come un thriller si basa anche sulle domande e sulle deduzioni che il detective si pone in modo da stuzzicare il lettore a farsi un'idea. Questo è quello che voglio, indurre il lettore a farsi anche un po di seghe mentali, l'azione verrà in seguito.
Terzo, essendo solo all'inizio non posso mettere ancora tanta azione sennò poi ci perdo gusto, voglio prima divertirmi con la mente.
Non ti offendere, ma credo che stavolta non abbia ragione

Monsieur Noir 17/05/2019 - 17:12

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Troppe elucubrazioni da parte del protagonista-narratore. Assenza totale di azione. Dopo il secondo capitolo che narrava qualcosa di già vissuto mi aspettavo per contrapposizione un capitolo più movimentato. Certo, la pubblicazione ogni 5 giorni non aiuta, questo per un thriller non è il massimo.

Seby Flavio Gulisano 17/05/2019 - 16:40

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Aggiusterò quelle cose che hai accennato per la trama, ma non capisco cosa ti ha dato noia. Cosa?

Monsieur Noir 17/05/2019 - 16:25

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Un po' noiosetto questo quarto capitolo. Nessun errore ortografico stavolta, hai riletto bene il testo. Ho apprezzato molto le digressioni filosofico-religiose. Ci sono alcune cose nella trama che non mi convincono: Una ruota che si buca per una pietra trasportata dal vento?! Il fotografo che cerca un'impronta digitale per terra?! Non esiste la fase di pre-decomposizione (subito dopo la morte, qualsiasi essere vivente si decompone). Aspetto il prossimo capitolo che spero sia più movimentato. Ciao!

Seby Flavio Gulisano 17/05/2019 - 16:21

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