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In una sera d'autunno

In una sera d'Autunno (dialogo tra donne)



...vi è mai capitato di starvene qualche ora sedute al buio, magari fantasticando o parlando con una amica di cose che mai avreste immaginato d’essere capace di confidare ad estranei?
A me accadde alcuni anni fa e sono certa che potrebbe essere capitato anche a qualcuna di voi...
Beh, naturalmente non tutte saranno d'accordo, ma c'è chi è pronta a giurare che nella nostra vita di donne vi siano delle rarissime occasioni, specialmente in autunno quando i nostri cieli serali si fanno tersi e le stelle non sembrano più così irraggiungibili, quando i colori della natura e i suoi profumi acquistano una fortissima rilevanza, ubriacandoci di sensazioni incredibili che aprono il nostro animo verso l'infinito.
Di sicuro nessuno saprà mai dirvi di cosa in realtà si tratti, ma chi come me ha avuto di queste esperienze, racconta di uno stato particolare in cui tutto diventa più leggero, tanto leggero che un solo raggio di luna può mutare perfino l'aspetto reale delle ombre.


Quella lontanissima sera, vuoi perché il brano che le mani fatate di mia madre lasciavano dilagasse nell'aria di quel piccolo giardino era stato il preferito di mio padre o per alcune cose che erano accadute a scuola, non ero del tutto serena, per la prima volta mi fu concesso godere di un prodigio che parve mutare ogni mio affanno in una perfetta quiete silenziosa e mentre nella mia mente si animarono visioni di lussureggianti montagne, quella solennità seppe colmare il pauroso abisso che sempre distacca la fantasia dalla coscienza della vita e della morte.
Poi, in quella tranquilla serenità nella quale la natura mi aveva adagiata, parve accendersi una nuova incredibile impressione e l'aria, appena mossa da una leggera brezza, fu invasa da un intenso profumo di mele verdi.


Aspirai profondamente l'aria profumata, ma proprio in quel momento l'oscurità fu violata da una folgore e da un tuono possente che, fugando la serena calma del cielo, risvegliò in me la fitta di uno smisurato dolore mentre uno spasmo lancinante mi serpeggiò nel petto e una calda ondata di sangue mi gonfiò le tempie.


- «Cosa ci faccio qui...voglio tornare a casa mia!» - Gridai al cielo chiudendo il notes sul quale avevo appena terminato di scrivere.
- Non ti piace stare qui, vero?
- Oh sei tu? Scusami, non ti avevo sentita arrivare. Non è vero! Qui sto bene, è che a volte la mia indole campagnola mi fa brutti scherzi lasciando credere che sia ancora una bambina capricciosa.
Celine sedette al mio fianco mettendomi un braccio sulle spalle - Non devi scusarti mai con me, ti voglio troppo bene!
- Perdonami, ma sono un po' giù di corda. Dove hai mollato mia madre?
- La senti! È al piano, come al solito. È troppo in gamba per me, non riesco a starle dietro
- Sei stanca?
- No e tu?
- No!
- Ti andrebbe di fare due chiacchiere?
- Con te sempre! Di cosa vogliamo parlare?
- Posso chiederti cosa scrivi su quel tuo notes? È un diario?
- Soltanto appunti!
- In parole povere su quei fogli non c'è nulla di personale, è così?
- C'è molto di personale, invece, ma nulla che possa interessare un adulto!
- Posso leggere?
- Sono soltanto sciocchezze
- Io amo le sciocchezze, rallegrano la vita
- Promettimi che non riderai di me!
- Prometto e se dovessi farlo sei autorizzata a non rivolgermi più la parola... Santo cielo, ma queste sono rime!
- E' così terribile scrivere versi?
- Oh no! È bellissimo, ma non è questo che volevo intendere.
- Allora cos'era?
- È che da quando sei entrata nella mia vita, ogni giorno mi riservi una sorpresa
- E questo ti disturba?
- No tesoro, anzi, mi entusiasma
- Allora perché tanta sorpresa?
- Perché accogli questa povera donna nel tuo mondo lasciandole scoprire ogni tuo intimo segreto
- Ti spaventa?
- Ma cosa dici? No! Ho soltanto paura di non avere il tempo di scoprire quello che veramente vive in te e Dio solo sa quanto lo vorrei
- Non scherzare, potresti rimanerne delusa.
- Non lo credo
- Cosa vuoi ci sia in una ragazzina di quattordici anni
- Vorrei tanto saperlo. Questa è l'ultima?
- Terminata pochi istanti fa
- Uhm...
- Cos'hai da borbottare, non è di tuo gusto?
- Al contrario!
- Allora cosa sono quei versacci?
- Posso esprimere un giudizio?
- Certo che puoi
- Non che me ne intenda un granché, ma ho la sensazione che in queste rime vi sia un po' di tristezza
- Si, è vero, c'è una vena di tristezza - Risposi stiracchiando in alto le braccia
- Direi che c'è molto più di una venatura. A mio avviso dovresti provare ad essere più allegra
- Dimmi la verità, hai mai scritto poesie?
- Si, come tutte noi in età giovanile, ma le mie poesie sono sempre state troppo ermetiche, mentre in questa c'è un mondo di colori tutto da scoprire
- Mio padre diceva che la poesia segue un sola regola, quella dettata dal cuore
- Interessante e cos'altro diceva?
- Che quando la senti scaturire non devi resistergli, devi soltanto assecondarla
- Per farla breve in questo momento saresti una ragazza triste?
- Più o meno
- Questo mi dispiace, ed è possibile conoscere la causa di tanta tristezza? Alla tua età la vita dovrebbe essere bella. - Riprese lei sollevando il capo per guardarmi - A meno che...Ehi bimba, va tutto bene?
- Ma si, va tutto bene - Risposi ridendo
- E secondo te è normale essere tristi e nello stesso momento affermare che va tutto bene?
- E che diavolo ne so!
- Ottima risposta
- Che barba! Non vi è nulla di drammatico in un po' di tristezza
- Certo che no, capita a tutti d'essere tristi, ma tu hai soltanto quattordici anni e non dovresti avere di questi problemi senza validi motivi
- Sei una strega ficcanaso
- Lo so, me l'hanno già detto, ma torniamo alla tua tristezza. Ti va di parlarne?
- Se vuoi ma non è nulla di preoccupante. Forse sto crescendo troppo in fretta
- Problemi a scuola?
- No, - Risposi scuotendo il capo - va tutto bene
- Hai bisticciato con tua madre?
Scossi di nuovo il capo.
- Allora sei innamorata
- Ma che ti vai ad inventare! - Reagii - Io innamorata? Per favore sii seria e in quanto a mia madre sai bene che è quasi impossibile bisticciarci
- D'accordo, non sei innamorata e non hai bisticciato, però sono abbastanza vecchia per insistere
- Chi ha osato dirlo? Non lo sei affatto
- E come no! Sono una giovane pollastra di settanta anni che non riuscirai a far fessa con le tue chiacchiere
- Dovresti vergognarti! Sono cose da dire ad una povera ragazza?
- Ragazza un corno! So bene quanto tu sia brava a rovesciare le frittate
- Davvero t'interessa conoscere i miei stati d'animo?
- Non voglio immischiarmi nelle tue cose, ma mi addolora saperti infelice
- Scusami, volevo soltanto fare dello spirito. Sai bene che puoi entrare nella mia vita come e quando vuoi, per te non avrò mai segreti
- Però non vuoi dirmi cos'hai?
- Non lo so neppure io. Di solito accade la sera, al tramonto. Quando osservo il sole scendere il mio cuore vola all'indietro nel tempo. Capisci cosa intendo?
- Che provi nostalgia per tua terra e qui non sei felice
- Incompletezza, imperfezione. A te è mai accaduto?
- Altrochè! E' dal giorno che mi sono guardata per la prima volta allo specchio che provo la sgradevole impressione che il padreterno deve essersi dimenticato di completarmi
- Ti stai burlando di me?
- No, era soltanto un modo per sdrammatizzare. Ti amo tesoro e mi fa star male saperti triste
- Non pensarci, tra poco sarà passata
- Cos'altro prova il tuo cuoricino?
- Non burlarti di lui, al mio cuore manca qualcosa
- E' inutile che ti affanni a nasconderlo, so bene cos'è che ti manca
Sorrisi - Ti sembro sciocca?
- Un po', ma questo mi tranquillizza. Ti preferisco sciocca che innamorata - Rispose lei tornando ad interessarsi dei miei appunti.
- Ce l'hai ancora con i ragazzi? - chiesi
- Non ho mai smesso
- Forse sarà quest'aria a rattristarmi
- Macchè diavolo dici! Quest'aria non ha mai fatto male a nessuno
- Allora vuol dire che sto diventando pazza
- Uhm - Mugugnò lei senza guardarmi
- Tu dici che potrebbe accadere? - Chiesi sollevando lo sguardo su di lei
- Uhm - Replicò scuotendo il capo
- Ehi! - Scattai fingendomi offesa per la poca considerazione - Io parlo e tu neppure mi ascolti?
- Non urlare! Ti ascolto eccome, ma questa poesia mi fa girare gli stivali
- Di quale poesia parli?
- Che nome le hai dato... non c'è un titolo?
- I colori dei miei autunni, cos'è che non va?
- Non lo so, sembra il tentativo di raccontare una fiaba
- Santo cielo! E sarei io quella strana? A me questa poesia pare buona! - Esclamai un attimo prima che lei sentenziasse - Troppo entusiasmo!
- Ma si può sapere cos'hai stasera?
- Nulla! E non guardarmi a quel modo, mi piace, però...
- Però cosa?
- Te lo ripeto, ho come l'impressione che ti sia divertita a descrivere un luogo incantato
- Ho soltanto trasferito sulla carta quanto dettava il mio cuore e non posso farci nulla se la mia casa era davvero un luogo incantato
- Davvero facevi tutte quelle cose? - Chiese Celine sorridendo e indicando il quaderno
- Più o meno
- Porco cane! Ma chi te lo faceva fare?
Mi strinsi nelle spalle - Nessuno, quella era la mia vita e a me andava bene
- Vorrei sapere come hai fatto a diventare quella che sei?
- In che senso?
- So bene cos'è capace di combinare al fisico di una bambina il lavoro della campagna
- E allora?
- Probabilmente ora ti arrabbierai, ma sembra che non ti renda conto che sei la più bella ragazza che si sia mai vista in giro. Tu potresti sembrare di tutto fuorché una contadina. Toglimi una curiosità, sono davvero così diversi i nostri autunni da quelli della tua terra?
- Non puoi neppure immaginare quanto. Sono infinitamente diversi, molto più freddi, ma immensamente caldi
- Freddi e caldi, oh si, capisco
- Davvero?
- Non sono del tutto rimbambita, ho compreso perfettamente il senso delle tue parole, quello che mi sorprende è che vi sia qualcuno capace di trovarli belli
- Nei miei autunni vi erano tante piccole cose che generalmente sfuggono alla maggior parte degli uomini
- Prova a farmene un esempio?
- Se vuoi, ma non so se saprò mostrarti lo spirito che viveva sulla mia terra
- Ti riferisci a quei freddi e caldi?
- Uh uh...è quello lo spirito della mia terra
- Perché non ci provi?
Aspirai profondamente l'aria sussurrando - Ti voglio bene
- Lo so, te ne voglio anch'io, ma non cambiare le carte in tavola, si stava parlando di una terra lontana e della tua tristezza
- Non ti arrendi mai, eh?
- Mai
- In questo somigli a mio padre. Va bene, forse ti sembrerà sciocco che possa rattristarmi il ricordo del buon umore che sa donare la vista di un camino ardente, ma per me sono emozioni così forti che il loro ricordo mi fa star male. Soffro moltissimo la mancanza di quella vita. Io ero una ragazza felice
- E qui non lo sei?
- Si, ma in maniera diversa
- Anche qui hai un camino da far ardere e più o meno i profumi dovrebbero essere gli stessi
- E' vero, ma non potrò mai più rivivere le stesse atmosfere
Celine sorrise chiedendo con voce bassissima
- Tuo padre?
Annuii tentando inutilmente di nascondere il lieve tremito delle labbra
- Perché non provi a descriverle
- Se tu avessi vissuto un solo anno nella nostra casa potresti comprendere perché mi manca il profumo della legna che arde, i nostri aceri rossi che s'incendiavano agli ultimi raggi di sole, i nostri tramonti, gli occhi di mio padre che mi carezzavano, le nostre albe così lunghe e chiare da sembrare eterne
- Immagino che almeno l'aria fosse la stessa che abbiamo qui
- Ti sbagli, l'aria della mia terra ha una sua vita. D'inverno è più tagliente di un'ascia e a volte si fa fatica a respirarla. Altre volte invece è colma di tutti i profumi del mondo, ma la cosa più sorprendente è il sapore che ha poco prima che piova, allora è quieta e senza alcun profumo, poi, quando iniziano a cadere le prime gocce s'inzuppa di vita, fermenta, sa di terra, è buona!
- Oh signore! Ma cos'hai stasera?
- Mi hai chiesto di descriverti certe atmosfere
- Stai facendomi venire la pelle d'oca
- Lo so, la mia terra è capace anche di questo
- Qual è la cosa più bella della tua terra?
- Lei è molto più che bella è...non saprei dirti qual è il suo aspetto migliore, però il silenzio è sicuramente la cosa più sorprendente
- Anche da noi c'è silenzio. Ascolta, cosa senti? Non è silenzio questo?
La guardai sorridendo
- Quello che senti è la pace che vive in te. I nostri silenzi mi parlavano
- Ti parlavano? Santo cielo questa si che è grossa!
- Non è una balla! E' una cosa incredibile, ma sulla mia terra il silenzio è così reale che si può perfino parlargli. Non mi credi?
- Se devo essere sincera ho qualche difficoltà.
- A me è accaduto molte volte
- Parlare al silenzio?
- Certo!
- Oh diavolo! E cosa vi siete detti?
- Dai! Non burlarti di me
- Non voglio burlarmi di te, ma devi tener presente che sono soltanto una povera donna che non ha mai avuto di queste fortune
- Questo è davvero un peccato. Non puoi neppure immaginare quanto può essere bello. Sai, parlare al silenzio non è come parlare ad un uomo, a volte gli uomini non sanno ascoltare, lui invece sa farlo
- Davvero interessante e cosa gli si può dire?
- Gli puoi confidare tutto ciò che hai nel cuore
- E ti dava risposte?
- Oh si! Lui mi rispondeva
- Uhm e tu cosa gli confidavi?
- Tutto! La mia felicità, i miei sentimenti, le mie sconfitte, le mie tristezze e sai una cosa? Egli ha pianto con me. Sapessi quante volte lo abbiamo fatto assieme. A volte per sentirmi più vicino a lui mi coprivo con il mando di foglie cadute dagli alberi per nascondermi nel suo abbraccio
- Sei una ragazza fortunata ad avere avuto un buon amico
- Era bellissimo e io sono davvero una ragazza fortunata. Lui sapeva che non avevo nessuno che mi abbracciasse quando piangevo
- Non c'era tuo padre?
- Oh si, a lui devo moltissimo, sapeva riempire le mie giornate, ma non sempre riuscivo a confidargli le mie tristezze, aveva già tanti problemi
- Capisco
- Oh ma non devi credere che mi trascurasse, era fin troppo premuroso. Però a volte sentivo la mancanza di un amico. Capisci cosa voglio dire?
- Non giocava con te?
- Se giocava? Dio...lui diventava bambino per me. Ora però non metterti a ridere, intesi?
- Perché dovrei? T'invidio invece e di amiche ne avevi?
- Avevo mia madre e qualche altra
- Anche lei diventava bambina?
- No, lei sapeva donarmi altre cose
- Quali erano le altre amiche?
- Le altre amiche non erano persone, erano piante, animali, nuvole, le mie scarpe. A volte parlavo anche con le padelle
- Beh, certo deve essere difficile ottenere risposte dalle padelle. Però avevi il silenzio con cui parlare
Scoppiai in una allegra risata per mascherare la commozione. - Forse ho esagerato un po', ma per me gli anni trascorsi sulla mia terra erano belli soprattutto perché quello era il mio mondo, tutto quello che amavo
- E qui non hai nessuno da amare?
- Scherzi? Qui vivo felice, sto bene, ho accanto una splendida madre, ci sei tu, gli amici...
- Ma ti manca tuo padre!
Annuii in silenzio non tentando nemmeno di frenare le lacrime che copiose mi scorrevano lungo il volto.
- Non puoi immaginare quanto soffra la mancanza della mia vita con mio padre. E' qualcosa che mi brucia in petto, qualcosa d'immenso che non riesco neppure a descrivere. Sono emozioni fortissime. Il mio cuore è rimasto la, sepolto sotto quel manto di foglie
- Hai sempre la tua anima - sussurrò lei asciugando le mie lacrime con la sua sciarpa
Scossi lievemente il capo
- Non è più mia, - sussurrai - l'ho regalata a lui, a mio padre e lui l'ha portata con se in cielo. Dio come mi manca quel testone!
- Com'era tuo padre?
- Com'era? Oddio non lo so, era mio padre!
- Ti va di parlarne?
Annuii
- Sì - Sussurrai con voce fine - Non era ciò che può essere definito un bell'uomo, un po' curvo e di statura media, ma per me era un gigante bellissimo. Aveva una barba da far spavento ed era un gran testone, brontolava continuamente, ma era mio padre e a me andava bene così
- Com'era la vostra vita?
- Dura come non è possibile immaginare, era scandita dai tempi della natura, dalle albe, dal sole, le piogge, i tramonti. A volte trascorrevamo giornate intere fianco a fianco nel lavoro dei campi senza neppure scambiarci una parola, ma la sera, davanti il camino...Dio! Non ci stancavamo mai di parlare. Lui era bravissimo ad inventare storie, con i suoi racconti ho visitato il mondo, ho imparato a conoscere la gente e ad amarla
- Cosa ti raccontava?
- Di tutto. A volte mi raccontava qualche brano della sua vita, di com'era da giovane, cosa faceva, cosa pensava, cosa sognava. Di se non mi ha nascosto nulla, ed io ho vissuto la mia e la sua vita. Mi ha permesso di vivere la sua infanzia e ogni attimo importante del suo passato ed io mi sono cibata della sua esperienza, ho sofferto i suoi dolori e goduto delle sue gioie. Eravamo così uniti che era sufficiente un solo sguardo per capirci
- Qual è il più bel ricordo che hai di lui
- Tutta la mia vita con lui è stata meravigliosa. Spero che tu possa comprendere, ma noi eravamo un unico essere, un solo pensiero. Non potevamo vivere senza quel legame. Io non so se le altre ragazze abbiano con il loro padri questo tipo di rapporto, ma se non ne hanno goduto credo abbiano rinunciato ad una buona parte di quella felicità che è stata assegnata ad ognuna di noi. Io vivevo perché esisteva lui e lui esisteva per me. Avevo ormai dodici anni eppure ogni sera mi prendeva tra le braccia per portarmi nel mio letto
- Perché lo faceva?
- Perché sapeva che a me faceva piacere
- Ed era vero?
- Immensamente, a volte però fingevo di addormentarmi con la testa sulla tavola perché sapevo di renderlo felice. Quelli erano i momenti in cui lui sapeva aprirsi, quando credendomi addormentata mi parlava
- Cosa ti diceva?
- Parole dolcissime, cose che non sarebbe mai riuscito a dirmi se fossi stata sveglia. Era un uomo dal carattere difficile ed io per sentirmi dire che mi amava dovevo ricorrere a quello stratagemma
- Non se ne è mai accorto?
Mi strinsi nelle spalle sorridendo.
- Si, credo che sapesse, ma non posso esserne certa
- Sapessi come t'invidio, a quell'età molte ragazze acquistano quel senso di pudore che tende a distaccarle dal padre
- Pudore? Ma per carità! È una parola di cui non conoscevo il senso. Sai che quando divenni donna fu lui a tirarmi fuori da quel pasticcio?
- Ma no!? E come se la cavò?
Scoppiai in una risata.
- Fu meraviglioso, mai visto un uomo più imbranato di mio padre di fronte al sesso, però se la cavò senza crearmi traumi... sai, abitavamo quasi isolati, la fattoria più vicina era a 20 miglia e avevo davvero poche occasioni per parlare con altra gente
- Come ti capisco, anch'io ho avuto la stessa sorte, con la differenza che mio padre era medico e mi preparò a quell'evento e tua madre?
- Quella sera era in città. Tornò a cose fatte
- E cos'altro faceva oltre che raccontare storie?
- Quello che faceva ogni uomo che viveva della propria terra; si alzava dal letto quando era ancora buio, mungeva ogni mattina parlando agli animali, sfacchinava sui campi, nella stalla o nel fienile pregando che non grandinasse e quando a sera si ritirava fingeva di non essere stanco, ma poi si addormentava con la pipa tra le labbra. In settembre raccoglieva le mele... sapessi che profumo avevano. Quando occorreva tagliava la legna, spalava la neve, aiutava in casa e se aveva una figlia... beh, allora imparava a fare il padre. Io e lui siamo cresciuti assieme. Lui mi ha donato tutto quello che aveva, mi ha insegnato ad amare la terra, a commuovermi, ad amare la natura, a stupirmi, a parlare al silenzio e ad essere donna, ed io gli ho donato ogni mio pensiero, ogni mio sogno, la mia allegria e la mia anima!
- Si, ora sono certa che tu sia davvero vissuta in un luogo incantato e comincio a provare il desiderio di vederla questa tua benedetta terra
- Sono sicura che te ne innamoreresti - Mormorai con la voce rotta dai singhiozzi
- Lo credo anch'io e spero di poterle dare un'occhiata prima di... sai, non credo di avere ancora molto tempo, sono vecchia ormai. Tieni, riprendi il tuo notes e fammi un favore, non smettere mai di scrivere. Scusami per averti spinto ad aprire il tuo cuore
- L'ho aperto all'amica migliore che abbia mai sognato di avere
- Ne riparliamo domani
Mi alzai facendo spallucce
- Eh,eh,eh! Si è fatto tardi, meglio andarcene a letto, tanto a queste latitudine non vedrò Capella...
- Chi ti ha parlato di quella stella?
- Mio padre...In certe serate d'autunno ci si arrampicava sul tetto della nostra casa per osservarla...
- Immagino ti avrà parlato della poesia che...
- Se è la stessa che lui mi ripeteva spesso la conosco fin troppo bene...


...Qualora poi ti piaccia
contemplare l'Auriga e le sue stelle
e ti sia giunta fama della Capra,
di lei e dei Capretti, i quali videro
parecchie volte uomini dispersi
sopra il mare agitato - tutto quanto
inclinato a sinistra dei Gemelli
lo troverai, grandioso. A lui davanti
si volge in giro la punta del muso
d'Elice; e sulla sua spalla sinistra
si spinge innanzi quella sacra Capra
che offrì, a quanto si dice, a Zeus la poppa.
E i ministri di Zeus le danno il nome
di Capra Oleina. Però lei è grande
e luminosa, mentre lì i Capretti
brillano debolmente contro il palmo
della mano dell'Auriga.


- Forse hai ragione tu, si è fatto tardi ed è meglio se andiamo a nanna, vero piccola? O tua madre mi strozzerà, domani hai la scuola!




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Racconto scritto il 01/08/2019 - 05:19
Da m c
Letta n.787 volte.
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