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Ricordi agresti

Nella lunga striscia di terreno chiamata “marseta” (nome che evocava il passato di terra palustre addibita a risaia), era stato seminato il mais ed ora era venuto il momento della raccolta, solo che prima che ci passasse il grande macchinario, si dovevano fare “le strade” e questo comportava infilarsi addentro il campo tra polvere ed insetti. Teresa era stata chiamata pure lei a dare una mano, non che le dispiacesse, ma a lei metteva una sorta di agitazione il non vedere la fine, tanto il campo era lungo.
Il papà era davvero veloce e usava un piccolo attrezzo dalla punta sottile che squarciava l’involucro della pannocchia e gli permetteva una più facile raccolta della stessa; lei invece ci provava a tenere il dito infilato nell’occhiello e velocizzare il lavoro, ma non le riusciva tanto bene ed allora lo faceva a mano libera. Riempiva la cesta, la si vuotava nel carro che avanzava a poco a poco. Man mano che dalle file periferiche ci si addentrava nel campo, aumentava la polvere e in Teresa l’ansia di non vedere la fine; per distrarre il pensiero ascoltava i discorsi degli uomini, gli piaceva conoscere fatti, soprattutto dei tempi andati.
Nella nuova casa finita da poco, aveva trovato posto il piccolo macchinario con cui si sgranavano le pannocchie e lo si faceva quasi giornalmente per dare da mangiare alle galline. I torsoli (“scattaroni”) li si metteva da parte per l’inverno; servivano per fare le “bronse”, che messe nella “fogara” e posta questa nella “monega”, servivano a scaldare il letto nelle fredde camere. I letti dalle ruvide lenzuola di canapa, acquistavano un meraviglioso tepore e la mamma non sprecava nulla, tanto che tolta dal letto dei figli, rimetteva la “monega” nel suo, onde che il rimanente calore riscaldasse il suo di letto.
Si fermava la mamma a dare la buonanotte rimboccando le coperte ed intanto raccontava delle vecchie memorie degli avi, sia della sua famiglia di origine, sia di quelle apprese dalla suocera durante il “filò” nella stalla. Teresa conservò con cura questi dolci ricordi, l’accompagnarono durante la sua vita e li condivise con i suoi figli;costituirono poi la base per una accurata ricerca genealogica che si sfociò in un piccolo libro. Ora Teresa ha nel suo garage, appesa al muro , una bionda pannocchia dai turgidi chicchi; sopra vi ha posto un rametto di ulivo benedetto in una ormai passata domenica delle Palme: prosperità e pace per la casa!



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Racconto scritto il 13/11/2021 - 16:07
Da Ivana Piazza
Letta n.613 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Emozionalmente, ringrazio!!!

Ivana Piazza 14/11/2021 - 21:45

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Molto apprezzato

Angela Randisi 14/11/2021 - 06:56

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Bei ricordi da conservare con cura...letto con piacere

Anna Rossi 14/11/2021 - 06:25

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