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Il senator Terenzio

IL PROFESSORE TERENZIO



Accadde che durante la seconda Repubblica nella primavera dell’anno 1996,
il professore Mario Terenzio, venne eletto senatore della Repubblica italiana con il PDS..
Giansenico, da tutti conosciuto come Jani era suo caro amico e con l’ausilio del preside Ettore Ercolani, venne invitato per un banchetto.
Fu così che tra i discorsi sulla scuola che il Mario si stava lasciando alle spalle..
e autori latini e greci, imbastiti di oculati retori di sofismi e battaglie dai tempi degli achei, fino alle recenti due guerre Mondiali il Buon Jani lo invitò a passare le serate a casa sua.



Se una notte d’inverno un senatore bussasse alla tua porta??



“”Mi sono preparato tutto: domani ho Italiano in I B , storia all’ Itis e devo interrogare per le pagelle del I quadrimestre. “”.
Giansenico si stava quasi per coricare a letto e spegnere la lampada quando squillò il telefono di casa. ( N. B. )
Nel ‘96 i cellulari erano ancora uno status symbol per pochi.


“PRONTOO SONO IL MARIO, POSSO VENIRE?” ore 23:05
“ Va bene Mario” con un sonno che non voleva arrivare!
La moka del caffè era già fumante, mai avrebbe immaginato la tortura che lo avrebbe accompagnato per diversi lustri il povero professore!
Era il Mario un nottambulo incallito con gli occhi di nibbio e la stazza di Sansone,
che si accese senza nemmeno chiedere “posso” una Diana.
E così iniziò per il professore la costrizione del preside cui era assoggettato della scuola, purga!
Ogni sera o una notte si e una no c’era la presenza del senatore amante dei vini e le cenette di mezzanotte.
Mario molto fiero di se e del suo nuovo incarico amava l’arte e così si accorse che il
Giansenico, possedeva su dono di suo trisavolo una rara Icona del XIV secolo.
“ ORCAAAAA” ma guarda hai una “Dormitio virginis!” “Si Mario è mia “….
Il Mario: “ me la venderesti.. ti do 50.000 llire!” “ Ma è mia “ rispose Giansenico e già l’icona stava con l’ispettore Gadget nel soprabito del senatore!
l’orologio segnava le due e venti antilucane..
E così andò perduta la rara icona di Giansenico.
Le visite di Mario sempre a ore da streghe si facevano sempre più frequenti…
ma mentre Mario poteva dormire al mattino, Giansenico aveva la scuola e la svegli era sempre verso le 7! “ Ma ho sonno” disse alle 2 Giansenico.
Sbam fece un dizionario sulla tavola oppure “uhhh uhhh” “uhh uhh” “sveglia!” “e sveglia fammi il caffè”! “ cosa sei un vecchio ottantenne?! “ mettici quella Grappa dai!”
“era davvero una tortura atroce patire il sonno per causa sua” e così alle volte Giansenico staccava prima di coricarsi a letto, il telefono.
Il Mario allora con un colpo di clacson e i pipistrelli che stavano nel castello di Dracula via alle 23.30 pur di svegliare il caro amico professore che lo invitò a un pigiama party, a base di vino delle langhe piemontesi e dopo averlo stremato, una notte d’estate fino alle 5 del mattino, si narra
una riproduzione di Modigliani se ne andò via dalla parete di Giansenico per 80.000 lire. Stremato dal sonno e dalla pressante presenza del senatore! e così si portò a casa questo piccolo tesoro che con tutta probabilità finì per diversi milioni di lire nelle mani di un rigattiere.



Il Terenzio, acquistò un mini loft nella Capitale a poche fermate della metro dal senato…ove all’interno del palazzo conobbe: Giulio Tremonti, Rocco Buttiglione e altri ex democristiani o dell’Msi tra cui il buon Maceratini dei quali cantava col bicchiere in mano a Giansenico le lodi..
La moglie acquisì la laurea dalla Cepu in italiano e bon ton,
col fare di saggia docente di Italiano, storia e geografia, istruitasi nell'arte persuasiva dalle televendite, si narra tra i binari e i bar delle stazioni limitrofe all’ abitazione dei Terenzio, che spillasse 20 milioni di lire, per una tesi di laurea e cucinava con colla Vinavil un piatto di pasta preparando pozioni come la maga Magò e vino al metanolo.
Sembrava essa la medusa di Perseo agli occhi di Giansenico che fu invitato a cena nella casa di Terenzio.
Fu così che lo invitò a Roma a vedere l’urbe e il senato. Alla stazione l’incontro era previsto ore 8 in biglietteria.
Mario arrivò in Taxi esibendo al biglierttaio il documento che gli permetteva di viaggiare in prima classe a gratis! mentre il povero poeta fu costretto a comperare un biglietto di seconda classe nel pendolino. L’unica cosa che Mario offrì a Giansenico fu un caffè giunti a Roma Termini!.
Si recarono con la metro al famigerato loft….
Una topaia con le ragnatele di polvere...con suppellettili di antiquariato
( quadri di fiamminghi e prerafaeliti, busti di era romana, Minoica, egiziana e uno scaffale di mignon di Chianti e vecchia Romagna).
era al quarto piano di un vecchio condominio senza nessuna via di fuga antincendio o norma antisismica.
Una puzza di sigaro pregna nelle pareti, dove entrando si poteva fare un’aerosol di polvere e ogni battere. Addirittura si accese la sigaretta in ascensore con davanti un esplicito divieto di fumo.
3 stanze con un letto a due piazze, cui le lenzuola venivano forse una o due volte l’anno cambiate! E
servizio igienico, che forse quello della stazione Tiburtina era più lindo.
“PRRRR PRRRR e ancora PRR…PRR PRR PRR “
il rumore di sfiati intestinali ( sonore scoregge).
che accompagnò l’insonne notte del poeta condita con la sveglia delle 3 per fumare….
(Ipse dixit: “E ricordati bene che il vero fumatore si alza anche alle 3 di notte per fumare”)


Inciso: quando io ginnasiale mi recavo con papà a ripetizione di greco
e latino lui disse:
“ QUARE IAM NUNC ROMA CAPUT MUNDI APPELATUR!” Par questo motivo Roma è ancora chiamata capitale del mondo!” quasi a percuotere il mio capo di discolo.
Poco incline alla lingua di Tito Livio o Socrate.
“ Se vieni fuori con 36 dal liceo non prenderai mai 30 all'università!”
Si narra che addirittura delle opere d’arte nei musei vaticani con qualche intrallazzo il senatore fu abile a carpire tra cui un Torah ebraica comperata nell’ex ghetto.
Tra i golosi o gli avari costui in un cosmo dantesco potrebbe giacere..
Divenuto esperto di transazioni in borsa, riuscì a comperare terreno in Romania dove ( non fosse stato per la pragmatica prontezza di mio padre “ sono 20.000 lire paghiamo e basta!”, stava per una contravvenzione, che lui voleva contestare sfoderando il documento di senatore, per essere arrestato…
Ma riuscì a comperare una taverna e del terreno nella zona del delta del Danubio. si narra che avesse delle badanti 30enni.
Gli anni passarono e lui come re Mida si trovò solo e senza più un amico a cui raccontare Iliade e Odissea nella notte.



Fu l’11 settembre del 2004 che mia sorella convoglia a nozze e c’erano tutti e dico tutti gli amici di famiglia ...anche svedesi e americani.
Era passato poco dalla tragedia del 11/9/ 2001 ma quell’anno -2004 per la mia famiglia e gli invitati fu un giorno indimenticabile di gioia e letizia.
Mancava solo il suddetto Terenzio cui Giansenico era stato sussurrato, che era in ritardo ma sarebbe arrivato poi ( era uno scherzo ) .
Mia zia verso le 11 di sera al ristorante sul colle prese la parola:
“ Scusate signori ma abbiamo qui Carlo (Io ) che ha scritto una poesia, come sapete lui scrive poesie !”… presi il microfono...








Canto Imeneo


O splendente sole al tuo tramontar spero queste note poter incantare i due novelli sposi, fulgidi di anelli appena benedetti
e di futuri auspici esser ricolmi.
A te mia cara sorella che sempre accanto mi fosti in ogni momento della vita, anche nei suoi si tanti dolori, non posso che augurar di trascorrere assieme al tuo novello sposo giorni di felicità e di feconda prosperità.
Il cielo sopra di voi stanotte pieno di stelle spero essere augurio di infinito amore e di allontanare da voi ogni maleficio e questo canto di felice prosperità auspicio.
Anche se il vento o il fato fosse avverso spero voi possiate rinfrancarvi in questo verso.



Dopo un sonoro scroscio di applausi mi reco fuori e vedo Giovanni nostro caro amico di famiglia che esercitava la professione di medico e mi siedo accanto a lui...
“EH BRAVO Carletto davvero bravo, hai scritto una bellissima poesia”.
allungandomi una Philip Morris slim.
Mi accendo la sigaretta; “ E il Mario Gianni che scrivesse poesie?”
Giovanni: “ che el Mario?!? “
“ Mah guarda il Mario ti dirò una poesia che ha scritto un poeta siciliano che parla dello scifo….”
“ Cos’è lo Scifo Giovanni?! lo schifo?” “No”.

“Lo scifo è lo scivolo dei maiali, il letamaio dove si rotolano i porcelli:
cioè un professore che andava in giro spacciandosi per senatore e fumava e scoreggiava dappertutto..
e portava via le icone o i quadri agli amici;
ma metti anche la scoreggia che non consiste niente altro che nella dilatazione dell’ano e la fuoriuscita di qusto gas che ha un’ odore nauseabondo e un rumore vergognoso, che in certi contesti – la pernacchia- può anche essere ilare, ma per lui era un diritto..e si approfittava della bontà degli amici.
Io non lo potrei niente altroché paragonare allo scifo..al letamaio dei maiali”
“ Una volta Giovanni lo ho chiamato e mi fa: PROOOONTO!”
“ Eh tu potevi dirgli è lei il senatore che scoreggiava a Palazzo Madama????”


CONCLUDEREI CON...
“ nulla di ciò che abbiamo accumulato in terra porteremmo nell’altra vita. Oppure citando Ovidio “MORS EQUO PEDE PULSAT!”


Ai posteri l’ardua sentenza Manzoni.




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Racconto scritto il 12/12/2023 - 10:58
Da Carlo Tracco
Letta n.172 volte.
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