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LA MAGIA DI UNA NOTTE DI MUSICA

Sara era nella sua camera. Era stanca. Tutta quella settimana, era stata pesante, e avrebbe voluto staccare. Aveva il cellulare in mano, scorreva velocemente le notizie dei social. Non aveva molto interesse di approfondire quello che leggeva, la sua mente aveva bisogno di distrarsi, ma nello stesso tempo, si sarebbe sentita in colpa, se si fosse estraniata del tutto dalla realtà. Così aveva l'illusione di fare entrambe le cose: restava connessa al mondo, ma nello stesso tempo faceva altro. Certo di tanto in tanto qualcosa accendeva il suo interesse, ma non al punto di farla soffermare a lungo, magari guardava un video, o si fermava a sfogliare le foto di un conoscente, poi andava oltre. E mentre le notizie scorrevano, lei pensava ad altro. Ripensava alla settima passata, a cosa avrebbe dovuto affrontare nella prossima, a quanto ancora mancasse alle prossime ferie, e a cosa avrebbe potuto fare per togliersi di dosso quella sensazione di inadeguatezza, che immancabilmente le cadeva addosso ogni sera. Forse era il troppo lavoro, forse la vita frenetica di ogni giorno, che non le lasciava mai abbastanza tempo per se stessa. Forse stava invecchiando, i 30 erano ormai vicini. Oppure erano tutte quelle cose insieme. Fatto stava che comunque scrollare il telefono non aiutava. Avrebbe voluto alzarsi dal letto, scrollarsi quella ruggine che sentiva addosso, fare qualcosa, ma non si risolveva a fare niente, e il dito continuava a scorrere veloce sullo schermo. Poi una notizia, o meglio un post catturò la sua attenzione. E rimase lì, a guardare quelle poche righe. Le leggeva e rileggeva, tanto che le sarebbe bastato poco per ripeterle a memoria. Era un post del front-man del suo gruppo preferito. Non c'era scritto niente di eclatante, o che già non sapesse, eppure non scrollava lo schermo, non andava oltre. Quelle parole le si erano marcate a fuoco negli occhi.
" Oggi suoniamo a Firenze, tutto sold-out. Anche domani suoniamo qui. Ci sono ancora posti disponibili. Venite a sentirci! Potete acquistare i biglietti al link..."
Firenze. Domani. Troppo lontano, troppo vicino come data. Erano mesi che stavano pubblicizzando quei concerti, ma aveva deciso di lasciar perdere, visto i suoi numerosi impegni, e allora perché non si decideva a passare oltre? Sapeva che sarebbe stato molto più ragionevole, che continuare a guardare lo schermo , e quel post, come se avesse celato chissà quale astrusa verità. Ma non si risolveva. La sua mente si era congelata e la sua mano era incapace di muoversi. Il tempo passava e lei restava lì immobile. Poi, quasi suo malgrado, come se andasse contro la sua stessa volontà, la sua mano finalmente si mosse. Ma non passò oltre. Entrò nel link. Cercò il concerto che le interessava, e quali erano i posti ancora liberi. "Do solo un'occhiata, per curiosità", si diceva mentalmente "non ho davvero intenzione di acquistare un biglietto" ma prima che se ne rendesse davvero conto, stava già confermando il pagamento. Cosa aveva fatto? Si era forse ammattita? Aveva comprato un biglietto, per un concerto, che si teneva in un'altra città e per di più in un'altra regione, il giorno dopo! Allontanò il cellulare. Cosa doveva fare? La soluzione più logica sarebbe stata annullare tutto, si era sbagliata, era stato solo un momento di confusione. Il telefono vibrò. Era la mail di conferma, con tutti i dati. Doveva solo disdire, era facile. Ma non voleva. Aprì il motore di ricerca, e si mise a cercare un autobus che l'avrebbe portata a Firenze. " Figuriamoci se lo trovo" pensò. Ma in fondo ci avrebbe provato, così almeno avrebbe potuto disdire a cuor leggero, si disse. Ma invece eccola lì la tratta che faceva al caso suo. Partenza alle 9:40 arrivo alle 18:30. 9 ore, nessun cambio, un solo posto rimanente. Cliccò velocemente, per acquistare il biglietto. E poi restò in febbrile attesa della conferma. Il cuore le batteva a mille. Fino all'ultimo secondo temette che l'operazione non sarebbe andata a buon fine. Poi la mail di conferma. Trasse un respiro di sollievo.
Ma aveva fatto la scelta giusta? Forse no. Sì mise a cercare un albergo vicino al luogo del concerto.
Memorizzò i codici sul telefono, e poi per sicurezza stampò i biglietti, non sia mai che il cellulare le si fosse scaricato al momento meno opportuno. Si sarebbe fermata a Firenze, per poi ripartire il giorno dopo. Per fortuna, l'indomani era domenica, e il giorno dopo non lavorava.
Prese il suo Borso e da viaggio, quello piccolo, ci infilò dentro un paio di cambi, non si poteva mai sapere ed i documenti. Mise il telefono in carica, e andò a fare una doccia, dopo sarebbe andata subito a dormire, il giorno dopo l'aspettava una specie di tour de force. Era stato un colpo di testa. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.


Appena arrivata a Firenze aveva preso un taxi e si era recata subito in albergo. 9 ore di viaggio l'avevano messa KO. Era stanchissima...ma cosa si era messa in testa? Non aveva più 15 anni!
Adesso era nella sua stanza, con l'accappatoio addosso e poco meno di due ore che la separavano dal concerto. Decise di cominciare a prepararsi e di uscire per guardarsi un po' in giro e familiarizzare con il luogo, se non altro per non restare in albergo a fare la muffa, in preda all' agitazione fino al concerto!


Aveva deciso di prendere un taxi, e di farsi portare sul luogo del concerto, il tempo che mancava lo avrebbe impiegato passeggiando o comprando qualcosa. Alla fine, si mise a sedere in un bar, con le cuffie nelle orecchie a sorseggiare un caffè, anche se non era proprio l'ora ideale, e lo sguardo che le aveva rivolto il cameriere, quando aveva preso la comanda, era stato più che eloquente. "Avrà pensato che sono strana" si disse, ma forse strana dove esserlo per davvero per aver fatto tutto quello. Si guardò intorno. Le piaceva osservare le persone, le era sempre piaciuto. Sì soffermava a guardare come erano vestite, come camminavano e poi immaginava cosa avrebbero fatto, dove sarebbero andate e cose così. Nella testa imbastiva milioni di scenari e di trame possibili. Poi si bloccò. I suoi occhi avevano incrociato lo sguardo di un uomo. Uno sguardo intenso, un po' assorto, chissà a cosa pensava o a chi. Era un bell'uomo. Sedeva da solo. Forse aspettava qualcuno. Ormai il tempo era passato ed era tempo per lei di avviarsi oppure avrebbe perso l'inizio del concerto. Prese la borsa ed entrò dentro per pagare il conto, pochi minuti ed era fuori dal bar. Non si accorse che lo sconosciuto aveva fatto lo stesso.


Il concerto era stato meraviglioso! Quasi tre ore di adrenalina pura, come solo le grandi band sapevano fare. Era felice. Era come se la musica le avesse restituito quello che sentiva di aver perso negli ultimi mesi: sé stessa. Ora sentiva di essersi finalmente scrollata di dosso quella sensazione che la bloccava e l'opprimeva. Adesso si sentiva libera, piena di energie e pronta per ricominciare a vivere ed affrontare la quotidianità con uno slancio tutto nuovo. Aveva fatto bene ad assecondare quella sua follia, si sentiva rigenerata. Stava aspettando il taxi che l'avrebbe riaccompagnata in albergo, e intanto si guardava intorno, ripensando al concerto. Per un attimo si paralizzò. I suoi occhi avevano incontrato di nuovo lo sguardo dell'uomo del bar. Che strano. Un colpo di clacson la riscosse. Raggiunse il taxi e vi salí. Aveva già dimenticato quel breve contatto visivo e la sua mente era tornata al concerto che era appena terminato e del quale ogni singola nota, di ogni singola canzone le risuonava nella mente.
Scese dal taxi, pagò il tassista ed entrò in albergo. Non aveva voglia di risalire subito in camera, era ormai mezzanotte, ma seppe dal receptionist che il bar dell'albergo era ancora aperto.
Per un momento fu tentata di tornare indietro. Quell'uomo era lì. Che alloggiasse anche lui nell'albergo? Lui la vide.
«Anche tu eri al concerto, vero?» Le chiese. Anche la voce era bella. Non sapeva cosa rispondere.
«Eh già... è stato un bel concerto...» si sentiva un po' in imbarazzo o forse era la stanchezza. Lui annuì. Poi presero qualcosa da bere.
Superato l'imbarazzo iniziale cominciarono a parlare di come avevano conosciuto, il gruppo, da quando tempo lo seguivano, per poi toccare via via svariati argomenti. E per Sara era una situazione nuova e forse pure un po' strana, non si ricordava di essersi mai sentita tanto a suo agio con uno sconosciuto, prima di allora e sembrava che la cosa fosse reciproca. Parlarono per quasi un'ora, come fossero amici di lunga data, ridendo e scherzando di gusto, in un'atmosfera leggera e spensierata, ma poi dovettero salutarsi loro malgrado, perché Sara doveva prendere l'autobus alle 7:15, quella mattina per tornare a casa, e anche quello di Alessandro sarebbe partito poco dopo. Prima di salutarsi si scambiarono i contatti. Nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo dopo quel primo casuale incontro, ma entrambi sapevano con certezza che qualsiasi cosa sarebbe accaduta non l'avrebbero ostacolata, magari sarebbe nata una bella amicizia, magari qualcosa di più, solo il tempo lo avrebbe potuto dire, di certo era stata una serata particolare, un po' magica e nessuno dei due avrebbe voluto sprecarla.


Sara era nella sua stanza. Era tornata a casa, da quasi un'ora. Era stanca, ma felice per il concerto della sera prima e anche per un altro motivo, che non voleva ammettere neanche a se stessa. " Chissà cosa starà facendo Alessandro", si chiese. Il telefono vibrò. Lo prese. Era un suo messaggio, le chiedeva di parlare. Sorrise. Era come se i suoi stessi pensieri lo avessero evocato. Gli rispose che le avrebbe fatto piacere. Dopo pochi minuti il telefono squillò.
Il resto della serata lo passarono a parlare.




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Racconto scritto il 13/12/2023 - 20:17
Da Marirosa Tomaselli
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