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Le istruzioni sono:

Scrivi una storia che inizi così: "Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, che a me non mi va proprio di parlarne" (tratto da J.D. Salinger - Il giovane Holden).


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TEMA DI SCRITTURA CREATIVA mese di novembre 2017. Una vita balorda

TEMA DI SCRITTURA CREATIVA mese di novembre 2017.



- "Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto, dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, che a me non mi va proprio di parlarne" (tratto da J.D. Salinger - Il giovane Holden), allora lo dico subito a tutti quanti qui presenti che avete sbagliato persona, perché non racconterò mai nulla di me a nessuno.
Ve lo potete togliere dalla testa!
E poi….
Il mio passato a chi può interessare?
Davvero a nessuno e per questo ho deciso di parlare adesso solo ed esclusivamente con quel manichino di questo bar del cazzo!
Sto parlando pure con voi signori tutti.
Dico proprio a voi che state sorseggiando il vostro buon caffè seduti da perfetti gentiluomini, accompagnati dalle vostre fidanzate e dame d’occasione.


- E smettila di sproloquiare in questo modo! Intervenne l’amico Samuele.
Non offendere le persone.
Lasciale in pace, perché con questo comportamento mi farai vergognare d’essere tuo amico.


- Avanti dillo e pure chiaramente che sei contro di me.
Sì, tutti ce l’hanno con me!
Mi sembra davvero questa una vita di merda ed io, a essere sincero, me ne fotto di una simile schifosa realtà, di questa società ipocrita e pidocchiosa che mi propina ciò che io non voglio e neanche penso minimamente di desiderare.
Eh ragazzi, dico a voi!
Non vi fanno schifo questo mondo e questa politica del cavolo?
Adesso lo so cosa mi risponderete!
Che sono ubriaco e che dico cazzate a tutta forza come se fossi un ebete, un perfetto idiota da commiserare assolutamente.
Sapete… adesso vi confido una cosa…
L’ho detto chiaramente a mio padre che stasera non tornerò a casa, e me andrò per i fatti miei.
Non voglio più vivere dietro le convenzioni di questa ipocrita società.
Rispondimi ora tu amico che ti consideri l’esperto di questa combriccola pidocchiosa!
Dammi però una buona ragione cui aggrapparmi.
Una vera, consistente, che non sia illusoria e piena di cazzate di vario genere e condita di schifosa, mielosa falsità.
Dici d’essere il mio migliore amico, eppure mi guardi con quell’aria stralunata come se fossi un extraterrestre.
E smettila cazzo!
Sii piuttosto clemente col tuo migliore amico.
Almeno tu non contrariarmi.


- Su... piantala di blaterare in questo modo, che facendo così, non ottieni nulla e non cavi un ragno dal buco.
Te lo chiedo per favore!
Adesso falla finita che la gente ci guarda di traverso, e si crede che siamo come quei tipi sballati e pieni d’idee confuse per la testa.


- Parli proprio come quegli strampalati e stramaledetti nostri coetanei che se la fanno addosso quando vedono un professore o il preside della scuola, come se quelli rappresentassero l’autorità, la maestà terrena onnipotente.
Invece io non riconosco nessun capo, e l’ho pure ripetuto mille volte a mia madre che non ne posso più della monotonia dei miei giorni.


- Vacci piano. Replicò Samuele.
Il fatto è che quando parli in questa maniera sballata mi fai venire la rabbia.
Proprio tu che da ragazzo educato che sei, ti trasformi adesso, all’improvviso, in un essere dal cervello completamente fuso.
Ma che è successo oggi che ti vedo così sconclusionato?
Non mi dire che usi la polverina?


- Sì che sono sempre il tuo amico.
E tu?
Che vai dicendo!
Polverina… polverina…
Adesso che ci penso…
Ma lo ammetto…
Neanche so com’è fatta!


- Calmati Andrea e appoggiati per bene su questo tavolino.
Barcollando in questo modo rischi di cadere.
Come t’è venuto in testa di bere tutta questa birra?
Non hai considerato che poteva ridurti in questo misero stato?
Neanche sei nelle condizioni di guidare la moto per tornare a casa.
Ora però smettila, e sforzati di ragionare col tuo cervello perché le tue scempiaggini della malora dette così, a casaccio, come un deprecabile ubriacone, non le voglio ascoltare.
Forse è meglio che ti porti io a casa con la mia macchina che, seppure sconquassata e da quattro soldi, nonostante le sue condizioni, riesce a fare brevi tragitti senza troppi intoppi.
Dai, adesso appoggiati a me.
Andiamocene perché hai dato troppo spettacolo e per oggi credo che basti.
Non ti pare?


- Che stavi dicendo tu ragazzo? (Intervenne uno di quei balordi seduti in quel bar in fondo la sala, in penombra, che aveva ascoltato quella discussione tra i due amici.
Aveva l’espressione sarcastica con quel suo mezzo sorriso in bocca da sfottò. Con quel suo intervento voleva mettere sicuramente in ridicolo quel ragazzo brillo, proprio perché appariva il classico figlio per bene e di buona famiglia)
Lo sai che i tipi come te, dall’aria da signorino, mi stanno sulla punta del naso.
Vi sputerei tutti in faccia perché dall’aspetto sembrate santerelli ma poi, basta che beviate un bicchiere di birra in più, che perdete la testa, andate in crisi e rinunciate, a parole, a tutto il benessere che vi sta alle spalle.
Fai lesto a lamentarti tu, altezzoso del cazzo.
Se invece faticassi come me, che faccio lo scaricatore del porto, allora sì che non avresti il tempo neanche per pulirti quel naso sporco ancora di latte da bamboccione.
Ma sì vattene via…
Mi hai scocciato con le tue stupide lamentele senza ragione e senza fondamento.


- Senti – rispose Samuele – non t’accorgi che il mio amico è brillo?
Lascialo in pace per favore, che non si rende conto di quel che dice!


- Invece sono cosciente delle mie parole, ribatté Andrea, rivolgendosi a Samuele.
E poi quel tizio che vuole da me?
Chi lo conosce, chi gli dà tutta questa confidenza, ma chi ti ha visto mai?
Perché mi ha rivolto la parola, se a me quel tizio non mi va di guardarlo nemmeno in faccia!


- Certo quelli sporchi come me, dalle fatiche e dai duri lavori, ti fanno schifo! Rispose quell’intruso.
Perché non vieni a lavorare in cantiere come faccio io, e poi vedrai come ti calmano i bollori e le varie balordaggini del cavolo che ti passano per la testa.
Il fatto è che vivi agiatamente e quindi ti viene facile fare la predica dal pulpito contro questo, quello e quell’altro ancora.
Vai a farti fottere, giovanotto dei miei stivali, e pulisciti piuttosto la bocca quando parli di problemi che neanche minimamente conosci.


- Che mi vuoi dire con questo, replicò Andrea.
Che c’entro io con i tuoi discorsi?
Noi viviamo in mondi diversi.
Io appartengo alla gente per bene e tu… a quella…
Ma sì…
È meglio che non aggiunga altro altrimenti sì che potrei offenderti…
Eccome!


- Si si…
La conosco io la cosiddetta gente per bene, quella bavosa, schifiltosa come te.
Certo, sono quelli mi danno da lavorare…
Sì proprio da lavorare, anzi è meglio dire mi sfruttano.
Dopo una giornata di dura fatica, senza limite di orario, tu lo sai quanto mi pagano quegli sfruttatori, come la gente che sicuramente frequenti, e per giunta in nero?
Cinquanta euro, che tu di sicuro spendi per una semplice consumazione del cazzo con i tuoi amici discutibili e vestiti all’ultima moda.
Piuttosto sono io che non dovrei darti confidenza…
Parla ragazzo, parla.
Parla… bla… bla…bla!
Chi ti ascolta?
Lo vedi che nessuno presta attenzione alle scempiaggini che escono dalla bocca di un signorino di buona famiglia?
Forse è meglio per me che non ti dia retta altrimenti, mi farai incazzare così forte che questa giornata di merda, già iniziata storta per i cavoli miei, si completerebbe con questa scena patetica, davvero deplorevole, e per giunta… adesso mi tocca ascoltare frasi scriteriate, usciti dalla bocca di un minchione.


- A chi dici minchione? Replicò Andrea.
Avanti fatti sotto, che se ti prendo bene di mira, quattro pugni su quel tuo muso da imbecille non te le leva nessuno.


- E smettila! Intervenne Samuele che tentava di bloccare l’amico che, brillo com’era davvero sproloquiava e barcollava.
Che vai inquietando le persone.
Fai finta di non aver sentito nulla e andiamocene da qui che già abbiamo fatto una bella sceneggiata.
Se ti vedesse tuo padre, conciato come sei, chissà cosa farebbe.
Su, fai il bravo adesso gira le spalle e andiamo via!


- Invece - riprese il discorso Andrea - giacché è quel tizio ha iniziato quel discorso, ora mi va di vedere dove vuole parare.
Forse è astioso della mia condizione, e per questo s’inalbera quando vede tipi come noi che possiamo permetterci il lusso di spendere e spandere.


- Certo!
I soldi ve li da papà e pure con l’aggiunta della benedizione della vostra adorata mamma che fa di tutto a evitarvi di conoscere come vanno le cose in questa vita schifosa, come si vive per le strade e come si riesce a campare con pochi spiccioli guadagnati in un giorno.
Ma vai cagare ragazzo per bene!
Tornatene dalla mamma che a quest’ora senza il suo piccino tra le braccia si starà preoccupando.


E mentre quello sconosciuto inalberato si alzava dalla sua sedia e aveva lasciato cadere sul tavolo cinque euro per pagare quel caffè, si avvicinò ad Andrea.


Sembrava davvero incazzato forte.
La sua mano destra aperta, gliela mise in faccia, non tanto per disprezzo ma per fargli capire che con la sua forza avrebbe potuto strattonarlo per terra come niente.


Poi stringendola leggermente E coprendogli parte del viso, aggiunse.


- Ma sì ritorna a casa.
La vita qui fuori, tra la gente che fatica, non è certo fatta per te.
Ritorna nella tua casetta lussuosa e riprendi a frequentare i tuoi amici per bene.
Ti auguro di non provare la miseria che c’è tra le strade, i borghi, i cortili e nella periferia.
Continua a vivere la tua vita nell’agiatezza e volta le spalle quando vedi tipi come me, che per le mani spaccate dagli sforzi, la notte fanno pure fatica a prendere sonno, mentre tu, di sicuro dormirai beatamente tra due guanciali profumati di pulito e di un buon lino.
Ti saluto giovane illuso.
Non sai nemmeno cos’è la vita.




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Scrittura creativa scritta il 18/11/2017 - 22:08
Da Vincenzo Scuderi
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