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Quell'estate del...


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Quell'estate del 1967

La Fiat 128 bianca un po’ vecchiotta,lungo una strada silenziosa ed alberata, andava a velocità lenta a mo’ di passeggiata.
Ad ogni curva il paesaggio cambiava prospettiva, mentre il sole di prima mattina creava effetti di luci ed ombre sui prati verdeggianti che coprivano le meravigliose colline toscane.
A bordo, due ragazze ed un ragazzo, Luca, che fungeva anche da guidatore, il mangiacassette era a basso volume, per non coprire i loro discorsi nonché le inevitabili risate. Le cassette, circa ogni mezz’ora venivano girate o sostituite, in quanto non c’era l’aiuto del rewind. La scelta dei cantanti verteva tra la musica italiana tipo Gianni Morandi o Patty Pravo, oppure quella americana come Gene Pitney o Paul Anka o ancora qualche complesso in voga in quegli anni.
Una delle due ragazze ero io, arrivata dalla Campania per le vacanze estive, su invito di alcuni parenti di mio padre, Luca era il figlio di uno di questi, mentre l’altra ragazza era la sua fidanzatina, non ancora ufficializzata, entrambi avevano circa quattro anni più di me.
Nel viaggio di andata, da casa mia a Livorno, mia madre aveva ritenuto opportuno farmi accompagnare da un suo fratello ferroviere, per lei una ragazza di diciassette anni era inappropriato nonché pericoloso che viaggiasse da sola.
A Napoli salimmo sul treno con un po’ di anticipo rispetto all’orario di partenza, e quindi lo zio dopo avermi sistemata, scese dal treno per prendere giornale e sigarette, salirono in carrozza tre bellissimi ragazzi con la divisa della marina, probabilmente diretti all’accademia di Livorno.
Dopo aver sistemate le loro valigie, guardandosi intorno visto che in quel momento ero l’unica passeggera, uno di loro mi chiese gentilmente, se fossi disponibile a dare uno sguardo ai loro bagagli, dando loro così l’opportunità di andare a prendere un caffè, ed io, un po’ per simpatia, un po’ per non essere scortese accettai.
Dopo qualche minuto tornò lo zio, ed a seguire anche i tre ragazzi.
Uno di loro, sfoderando un bel sorriso, mi si avvicinò porgendomi un enorme cono di gelato, quale ringraziamento alla mia cortesia.
Tutto, sotto gli occhi sorpresi ed interrogativi di mio zio, che mi guardava mangiare il gelato senza dire nulla, accennando solo ad un sorriso che passava dal divertito al complice.
Sembrerà una sciocchezza, ma io ancora oggi,di quel gelato ne conservo tutto il sapore, era il primo gesto di galanteria che ricevevo da un ragazzo, anche se per un’occasione banale come quella appena citata.
Le ragazzine della mia generazione, non avevano, ahimè, la disinvoltura di quelle di oggi,meno male che poi sono cresciute in fretta, godendo in pieno di tutte le opportunità della vita sia privata che sociale, recuperando ad uno ad uno tutti i pezzi che si erano perse per strada.
Quella fu anche la prima occasione in cui mi sentii non più una ragazzina, ma una fanciulla adulta, non tanto per il gelato, quello lo si regala anche ai bambini, ma quanto per essermi presa la responsabilità di quei bagagli non miei, insomma… per pochi minuti mi ero sentita importante.
La meta dei tre ragazzi, di cui parlavo all’inizio del racconto, era un meraviglioso borgo in provincia di Pisa, uno dei tanti di cui si vanta la nostra bella penisola, più precisamente eravamo diretti ad una casa di proprietà dei genitori di Giulia, questo era il nome dell’altra ragazza.
Questa casa era situata all’angolo di due stradine convergenti, articolata su due piani, ma solo quello superiore era abitato, con piccole, ma profonde finestre che davano su entrambe le stradine.
Dopo aver parcheggiato, entrammo in casa e dalla cucina passai in una piccola stanza arredata rusticamente, il mio primo istinto fu quello di avvicinarmi alla finestra, davanti alla quale rimasi incantata ad ammirare lo splendido panorama che si palesava ai mie occhi, abituati alle fredde e rumorose strade della città.
Fui rapita dall’immenso verde della sottostante vallata, dai campi pieni di alberi da frutta e dai lunghi filari dei vigneti, praticamente respiravo con gli occhi.
Concentrata su quelle bellissime sensazioni, non mi accorsi del sopraggiungere di Luca, arrivato silenziosamente alle mie spalle con tutta la naturalezza che lo distingueva mi cinse le spalle con le sue braccia e con una lieve pressione avvicinò il suo viso al mio.
‘ E’ bello qui , vero?’, mi chiese.
‘ Si, è bellissimo.’ risposi, girandomi verso di lui.
Per pochi istanti ci siamo guardati negli occhi, all’improvviso ho sentito le sue labbra sulle mie, un contatto lieve e delicato, imbarazzata e turbata mi sciolsi velocemente da quell’abbraccio.
Nei giorni che seguirono, quell’episodio condizionò molto il mio comportamento. Cercai in tutti i modi di evitare qualunque occasione di eccessiva confidenza, mi resi conto che il turbamento aveva toccato entrambi, e questo è quello che ho accantonato, ma non dimenticato per moltissimi anni.
La vacanza finì, ed io tornai a casa , prelevata dallo stesso zio che mi aveva accompagnata all’andata, non ero mai stata lontana da casa per un periodo così lungo, più di un mese.
Per moltissimi anni non seppi più nulla di Luca e Giulia, ma si sa, la vita ha i suoi imprevisti e le sue sorprese.



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Scrittura creativa scritta il 14/06/2023 - 20:48
Da santa scardino
Letta n.266 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Bellissima descrizione, complimenti!

mare blu 17/06/2023 - 16:16

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La conclusione del brano, lascia qualche interrogativo sul destino... relazionale tra Luca e Giulia, (ma posso comunque immaginarlo) in ogni caso la lettura arriva piacevolmente a "destinazione", ove i personaggi assieme ad una vivida rievocazione restano nella memoria. Codesto ritmo fluviale che anche una sentita ricostruzione di un'esperienza può annoiare solo i poveri di spirito.
Bellissimo racconto, cinque stelline.



Giuseppe Scilipoti 16/06/2023 - 11:06

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Lo snodo procede spedita come una Fiat 128, per poi inoltrarsi sui "binari" della consapevolezza e della maturità. Sì, direi che il susseguirsi è di sicura compostezza e di composita armonia, associati a una sensibile presenza strutturale.
(segue)

Giuseppe Scilipoti 16/06/2023 - 11:06

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Suggestive le descrizioni, come se l'autrice dispone di una mente fotografica, un lettore che ha ben sviluppati cinque sensi + 1 (quello del cuore) può in qualche modo respirare le righe che l'autrice ha deliziosamente trascritto e concretizzate in tutta la sua bravura peraltro con intensità sempre crescente.
(segue)

Giuseppe Scilipoti 16/06/2023 - 11:05

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Si respira aria d'altri tempi. Beati verdi anni, verdi come le vallate livornesi.
Visto che stiamo entrando in un periodo vacanziero, questo racconto on the road dal sapore magicamente amarcord fa al caso mio.
Un componimento riuscissimo, l’ho trovato molto personale ma spontaneo, caratteristiche apprezzate, come sempre del resto.
(segue)

Giuseppe Scilipoti 16/06/2023 - 11:04

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Questo pezzetto di vita che ci hai narrato mi è molto piaciuto

Mirko D. Mastro 16/06/2023 - 03:05

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Uno scorcio di vita adolescenziale piena di gioie e turbamenti raccontata con stile e bravura, ciao

Francesco Scolaro 15/06/2023 - 18:04

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Che bello il mondo di allora visto con gli occhi delle ragazze! Verissimo quel che dici sui tempi molto diversi, e affascinante l'atmosfera del viaggio delle vacanze che hai saputo ricreare e magistralmente descrivere. Con le tue prime esperienze da ragazza seria responsabile e serena per la forza dell'educazione familiare. Bellissimo nostalgico sentito profondamente racconto , di un bellissimo a sua volta tempo che non è più. Complimenti!!

bruno palumbo 15/06/2023 - 14:45

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Tu scrivi sempre come avessi una stella sulla fronte!! Veramente un bel racconto.

Anna Cenni 15/06/2023 - 13:54

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Letto con piacere, avvolta in questa atmosfera retrò

Atrebor Atrebor 15/06/2023 - 08:30

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Un racconto piacevole da leggere, scorrevole e ben scritto dove tutto si svolge in un'armonia squisita.
Molto apprezzato.

Maria Luisa Bandiera 15/06/2023 - 07:26

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