Di una madre
E dalle prime raschiature
Di una terra rigida e lievemente nevata
Ricordo,di occhi
Che avevano sacrificato il pianto
Dietro a giochi troppo adulti
E a mani troppo accondiscendenti
E di una pioggia,
Probabilmente quella di maggio,
Dove nel suo incedere,costruiva specchi
Per lo mio sporgermi solitario.
M'affiorano alla mente..
I racemi dei vigneti
Sparsi sul suolo bruciato
Nell'ultimo respiro d'estate...
Di graffi e zuffe e eccessi di pudore
Che ne negavano l'amore virgineo
E di quaderni lordati d'inchiostro
Gettati nei cortili dietro la scuola...
Ma anche di una corsa leggera
Destreggiandomi tra il vento contrario
Nei campi d'olivo al proprio fiorire
Fino a toccare l'arco di luna...
Esausto
Mi congedo da quei mesti giorni
Ora,che le mie parole sono deterrenti
Per gli imberbi dall'animo sconsolato
E le braccia assennate
Stringono ilari,un gravido ventre
(Lirica dedicata ad un amico,cui la giovane esistenza è stata storpiata da una famiglia cinica e degradante)
Poesia scritta il 02/06/2016 - 15:18Voto: | su 6 votanti |

Francesco Gentile
08/06/2016 - 12:08
Mirko Faes
03/06/2016 - 11:09 Complimenti.
Salvo
salvo bonafè
03/06/2016 - 08:39
Mirko Faes
03/06/2016 - 00:20
ANNA BAGLIONI
02/06/2016 - 21:55
Mirko Faes
02/06/2016 - 20:23
POETA DELL'AMORE LUPO DELL'AMI
02/06/2016 - 17:56 
Angela Randisi
02/06/2016 - 15:41



