Le valigie stavano sul letto, disfatte, lascive
e uno sprazzo di sole si proiettava dentro la stanza,
giocando alle ombre cinesi sul muro
Un pianoforte ristava muto con tutti i tasti nudi,
nell’angolo e la mia governante mi aveva appena abbandonato.
Quanto mi manchi, cara, non lo puoi sapere.
Nutro sentimenti di vendetta e acrimonia
Che raramente ho percepito come miei.
Cerco di stivare più roba che posso in questa valigia,
ma starò via poco, non preoccuparti,
l’edera è cresciuta e ora adorna il nostro balcone.
C’è solo un impianto di refrigerazione che funziona,
lo tengo al massimo per rinfrescare questa casa calda,
proietto pensieri vuoti e sterili
che non fanno caso al fatto che tu manchi.
Sulla strada aspettano l’ora del pranzo e del riposo pomeridiano,
accecati, fuorviati, posti in fondo alla fine di un tunnel,
a riordinare vecchi manoscritti ormai sgualciti.
Mi capita tra le mani una tua vecchia spazzola
prendo qualche capello e lo osservo in filigrana,
è biondo, come quelli che porti attualmente;
mi manca l’odore dei tuoi capelli bagnati
costretti da una cuffia per non bagnarli.
Scriverei lettere piene di ardore e poesia,
ma non riesco a concentrarmi, sento la mancanza 
di un senso in tutto questo.
E quella mancanza la puoi riempire soltanto tu.
            
 Poesia scritta il 22/05/2017 - 14:44
Poesia scritta il 22/05/2017 - 14:44| Voto: |  su 6 votanti | 
 
   
  
 Francesco Scolaro
Francesco Scolaro   24/05/2017 - 14:41
 24/05/2017 - 14:41  antonio girardi
antonio girardi   24/05/2017 - 13:37
 24/05/2017 - 13:37  
   
  
 genoveffa frau
genoveffa frau   23/05/2017 - 20:17
 23/05/2017 - 20:17  
   
   
   
   
   
   
   
   
  
 mirella narducci
mirella narducci   22/05/2017 - 19:03
 22/05/2017 - 19:03  
   
  
 Paolo Ciraolo
Paolo Ciraolo   22/05/2017 - 18:44
 22/05/2017 - 18:44  
  
 margherita pisano
margherita pisano   22/05/2017 - 18:06
 22/05/2017 - 18:06  
                        


