Ho pianto
l'altra notte,
un ghigno
d'argento
accennato
appena
e un nugolo
di stelle
annidate
nel punto
In cui
il cielo
è rotto
dal nero;
ero tornato
da poco,
e così ora
tornava
il silenzio
che
il rombo
del motore
aveva spento.
Il mio
è un sentiero
in tempesta,
mi hai detto,
un'inquietudine
che mi fa
vivere male
e senza cui
non saprei vivere,
e tu,
hai aggiunto,
non sai guadarlo,
Il mio fiume,
che è sempre
In piena,
non lo sai controllare
il corso
riottoso,
le rapide
estreme
di quello che
penso,
sento,
provo;
e negli spazi
boschivi
che celo
temi
di smarrirti;
ardo
come la notte
a luglio,
senza fiamme,
perchè
la notte
non ne ha,
ma conservo
un bagliore,
rubato al sole,
che mi irradia
di tormenti.
Un giorno
cavalco
albe di gloria,
mi innalzo
al brio
della vita,
e subito
poi,
mi rannicchio
in un covo
di responsabilità
che la mia età
non può
conoscere.
E' la stessa
storia,
sempre così
ti ho detto io,
dalla mia bocca
si spremono
premure e
carezze,
al mio fianco
ci si stende
perchè
sono il
porto franco,
un'intemperia
che previene
l'uragano,
al mio fianco
puoi tenerli
chiusi, gli occhi,
e puoi rimanere
pure
ancorato
ad un sogno
dell'infanzia,
tanto resterò
qui io,
a far parlare
i miei demoni
con i tuoi,
che
comunque sia,
non capiranno.
E ogni notte
trascorre
imperfetta,
ogni giorno
mi divora
di fretta,
la mattina
mi colora
l'oro
sul vetro,
e poi di sera
torna
ogni pensiero;
vivi di veleno,
dici,
ma cosa ne
saprai mai tu
delle mie estati
che mi grattano
via la pelle
e mi leccano
le ossa,
non conosci
mica
questa periferia,
le sue folle
di grano
e una ferrovia;
l'altra notte,
un ghigno
d'argento
accennato
appena
e un nugolo
di stelle
annidate
nel punto
In cui
il cielo
è rotto
dal nero;
ero tornato
da poco,
e così ora
tornava
il silenzio
che
il rombo
del motore
aveva spento.
Il mio
è un sentiero
in tempesta,
mi hai detto,
un'inquietudine
che mi fa
vivere male
e senza cui
non saprei vivere,
e tu,
hai aggiunto,
non sai guadarlo,
Il mio fiume,
che è sempre
In piena,
non lo sai controllare
il corso
riottoso,
le rapide
estreme
di quello che
penso,
sento,
provo;
e negli spazi
boschivi
che celo
temi
di smarrirti;
ardo
come la notte
a luglio,
senza fiamme,
perchè
la notte
non ne ha,
ma conservo
un bagliore,
rubato al sole,
che mi irradia
di tormenti.
Un giorno
cavalco
albe di gloria,
mi innalzo
al brio
della vita,
e subito
poi,
mi rannicchio
in un covo
di responsabilità
che la mia età
non può
conoscere.
E' la stessa
storia,
sempre così
ti ho detto io,
dalla mia bocca
si spremono
premure e
carezze,
al mio fianco
ci si stende
perchè
sono il
porto franco,
un'intemperia
che previene
l'uragano,
al mio fianco
puoi tenerli
chiusi, gli occhi,
e puoi rimanere
pure
ancorato
ad un sogno
dell'infanzia,
tanto resterò
qui io,
a far parlare
i miei demoni
con i tuoi,
che
comunque sia,
non capiranno.
E ogni notte
trascorre
imperfetta,
ogni giorno
mi divora
di fretta,
la mattina
mi colora
l'oro
sul vetro,
e poi di sera
torna
ogni pensiero;
vivi di veleno,
dici,
ma cosa ne
saprai mai tu
delle mie estati
che mi grattano
via la pelle
e mi leccano
le ossa,
non conosci
mica
questa periferia,
le sue folle
di grano
e una ferrovia;

Da Matih Bobek
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
malinconica
difficile da leggere
ma estremamente significativa

difficile da leggere
ma estremamente significativa




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Originale con verseggio ritmato e carico di immagini poetiche. Giulio Soro 



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Molto bella e particolare, come tutte le tue. Aspetto la seconda parte
Nicol
*****
Nicol
*****



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