e m’accorsi che il mio amore non c’era più.
Non rimaneva nulla memore delle sue spoglie,
nei i suoi miagolii manigoldi.
Non ero abituato a stare senza di lei,
così come non ero abituato a guardare la volta celeste
come un subitaneo lampo di luce,
e a seguire greggi di pecore come ne fossi il pastore.
L’unica cosa certa era che lei non c’era più.
Trattenni a stento le lacrime,
e i sussulti che il mio corpo faceva,
e cercai di ragionare razionalmente
su dove poteva essere andata.
Ma non riuscivo a concentrarmi.
Non riuscivo a essere presente a me stesso.
Offuscato dal dolore uscii di casa
e vagai tutto il tempo,
a cercare il mio amore che non c’era più,
che non c’era più.
Accesi delle candele nel buio della stanza,
e cominciai a nominarla come se questo bastasse
a farla tornare indietro.
Il vento che entrava dalle finestre faceva ondeggiare
le fiammelle come minuscoli punti di luce,
e il mio mantra non sembrava sortisse effetti.
Finì che mi addormentai tra la cera fusa.
L’indomani mi svegliai ma, niente,
il mio amore non c’era più.
Poesia scritta il 15/10/2017 - 12:41Voto: | su 9 votanti |
MARIA MADDALENA MERISI
18/10/2017 - 14:04 Capisco il trauma e lo sgomento di non averla più accanto. Versi apprezzati per contenuto e forma. Un saluto!

Grazia Denaro
16/10/2017 - 19:32 
Teresa Peluso
16/10/2017 - 19:17 
enio2 orsuni
16/10/2017 - 14:43
mirella narducci
16/10/2017 - 11:44 Ciao

mirella narducci
16/10/2017 - 11:41 forse, stai ancora dormendo
e la ritroverai al tuo fianco

laisa azzurra
15/10/2017 - 20:03 Apprezzato anche il ritmo che incalza sino alla chiusa...
Bella

PAOLA SALZANO
15/10/2017 - 19:15 
Grazia Giuliani
15/10/2017 - 16:47
Ken Hutchinson
15/10/2017 - 14:59

Francesco Scolaro
15/10/2017 - 14:46



