non sarà mai un viaggio di sola andata
verso destinazioni ultime.
Acqua, quanta acqua... Da soffitti di tempeste
da sentieri di onde, lo sciabordio monotono
la schiuma nella candida scia
la voga battente, le stive vuote.
Percorrere tutte le strade del Mondo
e poi di nuovo a casa;
il respiro nelle vele, il serpeggiare della corrente,
i sogni impigliati tra le bandiere a brandelli.
Non ci sono storie da raccontare,
se il fine ultimo non è la morale.
Sentinella, sentinella... Terra all'orizzonte?
Fiori di corde dall'albero maestro,
foglie di cedro salmastro, nodi di alghe
e remi come radici, senza la certezza di appassire.
Ma naufragare? E' un attimo.
Nel ribollire della corrente, giù è l'abisso
e noi sulla cresta del Tartaro, oltre il limite e il baratro.
Approderai ancora: la sabbia frusciante
la spiaggia deserta, il falò. E poi dormire.
Non ci sono orizzonti da raggiungere,
se non si hanno mete da lasciare indietro.
L'ancora incagliata, gli ormeggi divelti
vanità e pentimento, ma non stiamo fuggendo.
Quanto dovrò navigare, prima di accorgermi
di aver smarrito la rotta e il ritorno?
Non ci sarà stella polare o costellazione
ad indicare la via e poi la terra inerte:
non alle montagne, i fiumi e le radure
ma rocce aguzze sui frangenti e gli scogli taglienti.
Non so dove scappare, ma so dove lasciarmi soffiare.

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