Cafè Central Herrengasse 14
Al Cafè Central c’è una signora elegante,
di fianchi tondi e maliziosa d’occhi,
che alza la tazzina dorata di bordo
con gesto profumato d’aristocrazia,
nascondendo al mondo le sue tasche stracciate.
E’ sempre affollato il Cafè Central,
Vienna è una farfalla barocca colorata dal tempo.
La gente si attarda, assediata dall’aroma del caffè,
luccicano gli occhi neri delle tazzine
e spandono scie profumate di turchi in fuga.
C’è una scacchiera di marmo vicino alle colonne centrali,
Trotsky si difende arroccando
e per l’attacco studia un’Armata Rossa futura
che abbia la rivoluzione a portata di mano,
mentre in tasca ha già timbrato il passaporto per Cuba.
Si arrabbia quando lo chiamano Koba.
Stalin beve caffè, corretto vodka,
sempre in piedi e sempre di fretta,
ha un piano quinquennale da terminare
per poter conseguire il diploma di Grande Padre.
Con voce servile passa tra i tavolini Hitler
offrendo i suoi acquarelli a poco prezzo,
li dipinge di notte a colori incandescenti,
mentre di giorno impara a memoria il discorso
che il tempo è di Dio, la fretta degli uomini.
A un tavolino d’angolo, mangiando sacher wurstel,
Freud prende appunti,
Lo specchio alla parete è vecchio di data
e riflette il fantasma dell’inconscio inconfessabile
che aleggia nell’aria soffiando odio caldo
negli occhi dell’Io condannato a vestirsi da collettivo.
Tutti hanno notato la signora elegante
che li guarda uno per uno con occhi maliziosi
alzando la tazzina dorata con gesto da brindisi.
Tutti sperano in un suo sguardo allusivo,
in un bacio soffiato sulla punta delle dita,
ma lei se ne va senza saluto e in punta di piedi
lasciando un sorriso ambiguo e il conto da pagare.
Tutti ritorneranno domani per rivederla,
ma nessuno sa delle sue tasche crudeli e stracciate,
nessuno sa che il suo nome è Geschichte,
che tradotto in lingua umana si legge: Storia.

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