Ho stelle nel mio manto da custodire,
frammenti di meteore e perle di pioggia,
raggi di luna per illuminare strade di sale.
Ho sempre visto il tuo viaggiare instancabile,
al capezzale della donna morente,
dell'uomo in agonia, con la tua voce atona
che sussurrava preghiere e litanie.
Mi accorgo che stranamente hai dimenticato
la falce che recide, stringendo tra le mani,
rosari Birmani, nel petto note di Misericordia.
Essenza diafana, maledettamente bella,
nell'incedere silenzioso del passo,
di bianco vestita, con spine di rovi sul seno,
disincanto sul volto e rugiada sulle labbra.
Ti vidi piangere lacrime di cristallo,
umano sentire nel cuore che soffre,
messaggera del sogno dell'uomo che muore.
La notte stendeva le sue ali sconfinate,
nei movimenti di stelle tremule,
oltre quel tempo che non ritorna,
fluisce, dimentica, tra i silenzi, la vita.
Ho ripreso la mia falce, mieterò il grano della vita,
perché la vita possa rinnovarsi,
sarò conforto, perdono, consolazione,
atomo di trasmigrazione e di rinascita!
Poesia scritta il 12/12/2020 - 10:27Voto: | su 3 votanti |

Teresa Peluso
13/12/2020 - 05:06
Alpan .
12/12/2020 - 22:09 
Angela Randisi
12/12/2020 - 18:26 
Angela Randisi
12/12/2020 - 18:26
barbara tascone
12/12/2020 - 18:10
Grazia Giuliani
12/12/2020 - 17:39
Antonio Girardi
12/12/2020 - 16:06 
Maria Luisa Bandiera
12/12/2020 - 13:18
MARIA ANGELA CAROSIA
12/12/2020 - 13:17 
Anna Maria Foglia
12/12/2020 - 13:08



