che porta delle acacie e tigli
il profumo inebriante e forte
e mi pare di sentir ancor, le grida
da bambino quando in queste
pure acque ci tuffavamo
e, talvolta privi di costume, il bagno
mentre si adocchiava già,  a riva,
avvolto in quella  carta color  marrone
il mezzo sfilatino con frittata.
Quant’era bella e buona
l’aria che respiravo
frammista agli  sfottò e risa
e c’era una Italia povera ma in ripresa.
In questa terra ormai sospesa
fra verdi colline ed Appennini
è cresciuto anche  il mio cuore
e oggi, seduto in riva a quel che rimane
di un fiume antico,
rivivo gli attimi più belli del mio corso
e ascolto, questa volta, l’odore di acacie e tigli
ammiro l’aria che circonda i miei ricordi
e le mie corse al parco, a scuola o al palazzetto Coni
per ritrovar gli amici, amori e timori,
Com’è cambiato tutto, il cuore della gente
pure gli amori e sempre più timori,
ma c’è speranza ancor al mondo
finché  forte sarà il magico
odor di acacie e tigli.
Luciano Capaldo
            
 Poesia scritta il 30/06/2021 - 16:50
Poesia scritta il 30/06/2021 - 16:50| Voto: |  su 4 votanti | 

 Maria Luisa Bandiera
Maria Luisa Bandiera   01/07/2021 - 16:42
 01/07/2021 - 16:42 
 Teresa Peluso
Teresa Peluso   30/06/2021 - 20:34
 30/06/2021 - 20:34  luciano rosario capaldo
luciano rosario capaldo   30/06/2021 - 18:10
 30/06/2021 - 18:10  Ralph Barbati
Ralph Barbati   30/06/2021 - 18:08
 30/06/2021 - 18:08  
                        


