Il tristo salice,sta lì alla sponda  del fiume ,
ricurva le sue fronde  nelle livide acque .
Ed il vento  che spira oltre il monte ,
passa tra i suoi  rami ,suonando una malinconia  che si disperde  all 'orizzonte ,
come una nebbia  d 'autunno. 
Eppur  sembri una fanciulla  mio dolce albero ,
che  all'aura  di maggio spettina la sua  chioma. 
L 'acqua  ti lega per antico patto,
nel mistero  che si perde,si confonde. 
Ma verdeggia  Il bel fogliame , quando  la tenue luce del giorno  che sale s 'effonde in ogni loco  ,mette  in risalto  il tuo color.
Nulla s 'ode  sulla riva  solo il lento scorrere. 
del rivo , il gracidar di ranocchie  e di beccacce  che dal tuo tronco  fan salto.
Si specchia  il tuo volto  nubiloso ,
che tanto fa cantar  poeti   e pintori .
Vengon giu quei rami docili , umili, pietosi,
come le lacrime antiche  , al tempo  dei beffardi  romani  che posero  legno e ferro al polso  di  figliol  di Dio,
e tu di quella povera carne  fosti sostegno. 
Muto , non danzano  alle correnti  ventose 
le fragili  ramaglie ,non ti ricopri di fiori ,
non impregni  l 'aere  di dolce aroma ,
come il tiglio in  primavera. 
Umilissimo,non vedi d' intorno,  sempre il brullo suolo  arso in estate,  sopito  in autunno
Candido  nel freddo  verno.
Cala la notte  silente , tutto  copre  d' ombre , tra l incerto  crepuscolo  lunare.
Si spengon le fiamme diurne  ,
fuggono i fasci di luce ,
tu sei lì al limitar del fiume ,
sottto un cielo trapunto dii stelle .
Corrado cioci
            
 Poesia scritta il 05/07/2022 - 19:10
Poesia scritta il 05/07/2022 - 19:10| Voto: |  su 1 votanti | 
 Caterina Alagna
Caterina Alagna   06/07/2022 - 18:05
 06/07/2022 - 18:05  
                        


