Me la ricordo Milano attaccata ai navigli,
attaccata ai miei occhi.
Gaber cantava la sua libertà
e io ero solo un punto al centro del corteo.
attaccata ai miei occhi.
Gaber cantava la sua libertà
e io ero solo un punto al centro del corteo.
Ora cortei di macchine e slogans di clacson.
Non c’è musica negli occhi della gente.
Vetro fino alle nuvole, cartone fino al cuore
e prigioni digitali
dalle quali solo la nebbia è riuscita a fuggire.
Non c’è più la Milano calda di cioccolata
come la sciarpa che mi avevi regalato.
In cambio di un bacio dicevi,
ma poi mi sfuggivi ridendo,
ma poi te ne andavi cantando.
Non c’è più la nostra Milano
anche Gaber se ne è andato insieme alla sua libertà
e io ho paura a specchiarmi in questa vetrina all’ultima moda,
ho paura di quell’ombra
che continua ad assomigliare a un ragazzo che conosco.

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Commenti
Malinconica atmosfera dall'aria rarefatta che ricorda con rimpianto una Milano che non c'è più. La confusione e la frenesia della modernità ci rende schiavi,separa e fa paura.
Molto bella!



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