Lo guardava aveva perso gran parte del suo fascino, era scuro e torvo e quasi sempre silenzioso, molto lontano dall'uomo freddo, ma brillante che l'aveva corteggiata. Lo guardò ancora, sembrava che l'uomo, che un tempo era stato uno degli scapoli più ambiti di Londra fosse sparito per sempre. Lui le lanciò un'occhiata truce e spazientito se ne andò, tirandosi dietro la porta con un tonfo. Buon Dio! E cosa aveva mai fatto ora? Possibile che non ci fosse nulla di quel che faceva che riuscisse gradito al marito? E rabbrividì.
Più tardi quella stessa sera, non vide il marito a cena, fu un valletto ad informarla, che egli era uscito. Uscito! Scosse la testa, ma cosa aveva fatto, per meritarsi anche quell'affronto?
Scosse ancora la testa con mestizia, rimpiangendo il suo amaro destino.
Aveva vagato a lungo per quelle vie, che di giorno erano piene di carrozze e frequentate da tutto il bel mondo inglese, fino a raggiungere Hyde Parke ad un ora decisamente tarda. Ecco l'altra faccia della medaglia, pensò cinicamente. L'altra Londra, quella che si animava e viveva solo di notte,, quella Londra più spettrale, ma non meno frenetica di quella ben visibile di giorno. Alzò la testa a guardare il cielo, quante volte l'aveva fatto durante la guerra! Il vento gli sferzava il viso, ma non aveva voglia di rientrare. Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? A casa lo aspettava solo una moglie reticente che non faceva che causargli problemi. Se avesse potuto tornare indietro avrebbe affrontato con letizia l'idea di una prigione per debiti! Invece aveva scelto il matrimonio pensando che una moglie fosse il male minore, e si era ritrovato con affianco una scimmietta ammaestrata che non faceva altro che guardarlo e riempirgli la testa di discorsi futili, come se non avesse altro a cui pensare, per occuparsi anche di trine e merletti!
Quando rientrò era ormai l'alba.
In quei giorni cercava di tenersi il più distante possibile dal marito, il cui umore era peggiore del solito. Sembrava un leone in gabbia, lui! E che avrebbe dovuto dire lei? Era lei quella davvero intrappolata, era lei quella che aveva bisogno di conforto. Per l'ennesima volta si chiese cosa avesse mai fatto per meritarsi un uomo freddo e arrogante, che non capiva che lei aveva bisogno di mostrarsi in società, prima che la sua bellezza sfiorisse per sempre, prima di perdere ogni entusiasmo.. egli invece non faceva che darsi delle arie e chiudersi da qualche parte.
Stava per recarsi nelle sue stanze quando la luce proveniente dalla biblioteca attrasse la sua attenzione. Si avvicino piano, l'uscio era socchiuso ed egli sedeva di fronte al fuoco. Da dove si trovava poteva vederlo bene, sebbene di profilo. Era la prima volta che guardava con interesse il marito, e ne rimase agghiacciata. L'espressione di lui, vacua ed angosciata, persa nel vuoto, la portò a chiedersi cosa fosse successo a Waterloo, ma la cosa che più la colpì, fu la sua cecità nei riguardi del marito, fino a quel momento infatti, un simile pensiero l'era stato del tutto estraneo. Si concesse qualche secondo ancora e poi entrò, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Seguendo un impulso attraversò la stanza, col coraggio che minacciava di venirle meno, ad ogni passo.
Si inginocchiò davanti al marito, egli sembrò non vederla tanto era assorto. Chiuse un istante gli occhi. Cosa doveva fare? Si chiese, mentre d'istinto alzava una mano a sfiorargli il volto. Lui le bloccò il polso.
<<Perché siete qui?>> le chiese con una profonda stanchezza nella voce, che le toccò il cuore.
<<Per voi>> sorrise o almeno ci provò.
Lui l'attirò a sé, abbracciandola e lei stette tra le braccia del marito, stupita da quel gesto delicato ed intimo. Gli sfiorò la guancia con un bacio, e lui reagì impossessandosi delle sue labbra. Era il primo vero bacio che si scambiavano, da quando egli era tornato da Waterloo. Quando le loro bocche si divisero, lei gli sorrise e gli appoggiò la testa sulla spalla. Lui la strinse più forte e restarono così, in un dolce silenzio. Lei era contenta di come stavano andando le cose, quella sera, abbracciata al marito, lì vicino al fuoco, si sentiva al sicuro. Lui di tanto in tanto le cercava le labbra, appariva più sereno e meno distante rispetto a poco prima e ai giorni passati. Era bello restare vicini e vicini non erano solo i loro corpi ma anche le loro anime.
Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice. Ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.

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Mi è piaciuto molto il tono di scrittura che hai usato (che comunque hai giá adocchiato con successo anche in altri racconti) in quanto mi sembra quello del narratore in terza persona di certi racconti o romanzi della seconda metà del 1800: distaccato all'apparenza, leggero, ma in realtà ben connesso alla storia e a tutti i suoi turning point (punti di svolta). Sei sempre bravissima!











hai dipinto un vero capolavoro.Bella descrizione i particolari nei due personaggi e fantastica l'ambientazione con Waterloo che ne identifica il periodo, forse mi sarei soffermato per arricchire la scena sui costumi. Potrebbe essere uno spunto per un'opera teatrale. Sei molto brava e, mi ripeto, ho apprezzato tanto. Un caro saluto.

