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Cos' è che rimane

Mi chiedo se sia normale passeggiare in una serata alle idi di agosto mentre il rumore delle ruote di una bicicletta scandisce il tempo e smuove l’aria, per rendersi conto che in realtà quel suono sgradevole è l’unica cosa che separa te da una profonda quiete, uno di quei silenzi soffocanti, cattivi. È strano, ma credo dopo tutto che sia in questi momenti che si assapori la solitudine, non quella dell’anima certo, piuttosto quel senso di vuoto che ti spinge a fermarti in un’aiuola, togliere le scarpe e poggiare i piedi nudi sull’erba fresca e la terra calda e granulosa così; solo per risvegliare i sensi intorpiditi e sentirsi vivi. Non credo che un agglomerato di palazzi fatti di pietra abbia un’anima, ma se mi sbagliassi questo posto sta morendo, le persone muoiono, anche in senso fisico certo, ma non è quello che intendo. L’asfalto è sbiadito dalla pioggia, ma è ancora privo di crepe, non v’è motivo di stenderne un altro strato, ma non ho memoria di operai all’opera su queste strade da troppo tempo, le macchine di qui non passano in effetti. La luce dei lampioni illumina altre ombre, non molte a dire il vero: un gruppetto di ragazzi, un paio di vecchi, amici di vecchia data impegnati a ricordare i tempi andati, personalmente il passato lo seppellirei in una buca riempita da metri e metri di terra, il tutto decorato da una grande lapide. Dico questo perché sono arrabbiato, lo so, le cose passate sono le migliori, però ho voglia di poterla pensare anch’ io così un giorno, avendo qualche storia da raccontare; questa sera non sono sicuro di poterla pensare in questo modo. Non capisco perché non vedo porte, finestre, stanze piene, invece di una natura che stringe focosa con la sua edera le fondamenta di case, che non sono mai divenute tali, ma sono rimaste aborti e scheletri; io non lo trovo normale, lo trovo patetico, non riesco a provare pena, solo disgusto poiché ho l’impressione che qualcosa di importante mi stia scivolando dalle mani e non posso farci niente, mi sento completamente impotente. Del resto, però, “La Storia è uno scandalo che dura da diecimila anni”, e non sono io a dirlo. La Storia è fatta da uomini e donne e questo è solo un piccolo scandalo nello scandalo generale. Non voglio ritrovarmi tra quarant’anni ad andare dal parrucchiere e chiedere “Il solito Jim”, assistendo impassibile alla stessa conversazione che si ripete all’infinito, e ancora e ancora:
-Quello sì che è stato un bel goal, fuori area, tiro a giro, proprio sotto la traversa.
-Giusto Jim, sono passati dieci anni, ma rimane un goal memorabile.
-Dimmi di tua figlia, si è sposata da poco, un bel lavoro, devi esserne orgoglioso, ma i nipotini arrivano?
-Si Jim, mio nipote si chiama Luke, ha da poco compiuto dieci anni.
-Ah, ma va! E io che pensavo…Che gioia essere nonni.
Questo è il mio inferno personale. Né il mio corpo né la mia anima sono usurati e segnati del tempo, la vita, per il momento, non mi chiede di attraversare uno strettissimo valico in un arido deserto dell’Arizona e la mia schiena non sopporta macigni di frustrazione, annientamento e rimpianti, al più qualcosa paragonabile a dei sassolini nelle tasche dei pantaloni. Però non riesco a rivedermi in quei pensionati inchiodati a delle panchine, perché invecchiare non significa limitarsi, forse osare di più, ma “osare” non vuol dire correre la maratona di New York, piuttosto cambiare priorità all’improvviso: il lavoro e la carriera non esistono più, i figli sono lontani e la sfida è trovare nuovi stimoli. Cos’ è che rimane? Una donna che balla un valzer con il buio carezzandosi la guancia.



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Racconto scritto il 03/09/2018 - 22:44
Da Sildom Minunni
Letta n.1190 volte.
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Commenti


...qualcosa di veramente bello
fogrammi inquietanti, splendidamente raccontati
la storia insegna, eppure nn insgna

Complimenti


laisa azzurra 04/09/2018 - 23:05

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Concordo con Mimmi, molto bello.
Molto poetica la frase finale.
Un saluto

Loris Marcato 04/09/2018 - 13:01

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Belle riflessioni in un brano breve, ma ricco di spunti. Molto poetico.

Mimmi Due 04/09/2018 - 12:55

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