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RITORNO DALL'INFERNO

Il duca di Wellington stava parlando con un mugolo di uomini, in fondo alla sala, certamente impegnato in qualche profonda analisi politica, pensò con un moto d'amarezza. Erano ormai lontani i tempi in cui egli faceva parte del suo seguito, ed erano cambiate molte cose, eppure ancora gli faceva effetto, incontrarlo in una cornice mondana.
Cercò di non incrociare il suo sguardo, ma evitarlo gli fu impossibile. Gli vennero i brividi.
«Albright!»Lo salutò il duca, nel suo solito contegno che gli era valso l'appellativo di duca di ferro.
«Lord Wellington.» Rispose il visconte. E i ricordi, tornarono alla mente, tutti insieme, in un dannato disordine, che per alcuni attimi gli annebbiò la vista.
Scambiarono poche frasi di cortesia, prima che gli riuscisse di congedarsi, sottraendosi ai soliti discorsi, sentiti troppe volte.


Jane, stava sulla veranda, lo sguardo perso, oltre l'orizzonte scuro della notte, apparentemente immersa in qualche riflessione. L'aveva cercata con lo sguardo, ed ora non gli riusciva di avvicinarla. Da quando non la vedeva ormai? Due anni, tre? Forse, anche di più, eppure era stato l'unico pensiero che gli aveva impedito di non impazzire, nel tempo trascorso sul continente, o mentre si spostava da un campo di battaglia all'altro. No. Non avrebbe attratto la sua attenzione. Non poteva pretendere altro da ella, ma in verità aveva paura, paura di scoprire che in quel tempo l'avesse dimenticato. Fece per tornare sui suoi passi, ma ella si voltò.
«Lord Albright! Sapevo del vostro ritorno, ma mai avrei pensato di vedervi qui!» Gli disse, scrutandolo con i suoi grandi occhi dolci. Era stupenda, proprio come ricordava, e poi l'abito, color corallo pallido, donava risalto alla sua carnagione rosea e delicata.
«Delusa di veder disattese le vostre previsioni?» Chiese con freddezza.
«Tutt'altro.» Si lasciò sfuggire arrossendo, ma poi riprese «Ora forse dovrei rientrare.»
Egli s'inchinò brevemente al suo passaggio, il loro incontro si era concluso. Dannazione! Cosa mai gli era preso?


l'odore acre, che saliva dal terreno ancora bagnato a causa della pioggia, del giorno prima, l'interminabile attesa, prima che si scatenasse l'inferno. Era tutto così nitido, così presente, la figura del generale Wellington, il rumore degli zoccoli dei cavalli, la carica, la polvere e lo scoppio dei cannoni.
I caduti.
Quando si riscosse era nel suo letto, la fronte madida di sudore. Trasse un sospiro, cercando di mettere a fuoco la stanza, con le sue suppellettili. Faceva fatica a riconoscere nel bagliore rossastro, in fondo alla stanza, quello del caminetto, la sua mente era ancora là, e forse ci sarebbe rimasta per sempre.
Cercò di ricomporsi e si alzò dal letto, non voleva tornare a dormire, non voleva rivedere quelle immagini, non voleva sognarle di nuovo.
Ma chi voleva ingannare? Quelle immagini erano parte di lui, sveglio o addormentato che fosse.
Si portò le mani alle tempie, sarebbe mai riuscito a dimenticare?


Jane, passeggiava, pensierosa nel suo giardino, circondata dai suoi amati fiori, rose soprattutto. I suoi ragionamenti erano tutti rivolti alla sera prima, e all'incontro col visconte. Possibile che egli fosse così tanto mutato? Ancora le pareva impossibile. Scosse con grazia la testa, e spostò il suo ombrellino da una mano all'altra, nel tentativo di ricomporsi e mostrare un'aria maggiormente serena, ma non vi era nulla di sereno nel suo animo. Cosa mai era accaduto all'uomo che avrebbe dovuto sposare?
Scosse ancora la testa, mentre sedeva accanto ad un'aiuola. Era così confusa, che faticava a mettere ordine sia nei pensieri, che nei ricordi. All'inizio, appena partito, egli le aveva scritto, conservava ancora quelle lettere, appassionate e piene di sentimento, ma la corrispondenza si era fatta sempre più esigua e misera, fino a spezzarsi. A quel punto aveva temuto il peggio. Ma egli era tornato sano e salvo. Eppure non l'aveva cercata, e non l'avrebbe fatto neanche in futuro. Di ciò era più che sicura, visto il contegno della sera precedente. Pur se controvoglia, si chiese se non fosse il caso di volgere la sua attenzione, ad un altro dei suoi corteggiatori, dopo tutto il loro legame non era mai stato ufficializzato, prima che egli partisse, e ora... dalle labbra le uscì un sospiro di scoramento.



Quella sera al ricevimento, si respirava la solita aria allegra.
Il visconte guardava verso Jane, senza veramente vederla. La sua mente era annebbiata dai liquori e la sua vista offuscata dai ricordi. Eppure ciò non gli impediva di essere geloso, dei numerosi corteggiatori che si affollavano intorno a Jane. La sua Jane.
Doveva allontanarsi da lì e subito o avrebbe fatto uno sproposito.
«Albrigth! Che piacere vedervi! L'altra sera parlavamo proprio di voi, con Lord Uxbridge.» Il visconte si rabbuiò. La sua mente tornò indietro, rivivendo le immagini che tanto faticosamente cercava di cancellare
«Ne sono lieto, Irbish.» Bofonchiò allontanandosi, lasciando il suo interlocutore esterrefatto.


Jane, aveva osservato in silenzio tutta la scena. Cosa doveva fare? Fingere che non fosse accaduto nulla? Cercare di raggiungerlo senza dare nell'occhio? Non lo sapeva. Forse la scelta più logica e sensata era quella di lasciar perdere e permettere al visconte di uscire dalla sua vita, così come si era allontanato da Lord Irbish, ma un moto di ribellione le si agitò in petto. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare, ma più ricordava l'uomo che egli era, meno capiva l'uomo che dopo tre anni, aveva di fronte.


Egli era appoggiato ad una colonna nel patio, le spalle curve e lo sguardo perso. Sembrava a miglia e miglia di distanza. Gli si avvicinò. Era un gesto avventato, imprudente, ma che le venne spontaneo, suggerito dal cuore.
Egli si voltò a guardarla, era reale? Era un'evocazione della sua fantasia? Non avrebbe saputo dirlo, faticava a capire anche dove si trovava.
Jane, poggiò una mano sulla sua, cercando di trasmettergli il suo muto conforto e la sua comprensione.
Non lo comprendeva, ma in quel momento non poteva fare altro. Lo amava ancora, anche se avrebbe dovuto sopprimere un sentimento tanto inopportuno.
William, si perse negli occhi grandi e chiari, come laghi baciati dalla luna, che lo stavano fissando.
Il suo animo si placò un poco.
«Siete qui? Siete davvero qui?» Era una frase sciocca da dire, tanto ad un miraggio quanto ad una persona reale, ma la realtà era un'altra, era lui a non essere lì, ma altrove.
Il fischio delle palle di cannone sopra le loro teste, gli scoppi delle carabine, il fuoco, il rumore dei corpi che cadevano. Tremava. Sarebbe mai tornato da quei luoghi, avrebbe mai smesso di vedere quelle immagini? Jane, si era avvicinata ancora ad egli.
«Sono, qui. Ma voi, dove siete voi?» Gli chiese. Il visconte scosse la testa. Dov'era?
«Waterloo.» Si lasciò sfuggire dalle labbra, dimentico di trovarsi ad un trattenimento e d'avere quale interlocutore, una sensibile fanciulla, che mai avrebbe dovuto sentire simili discorsi.
Jane era impietrita. Allora era quello ad aver traviato l'animo di lord Albrigth.
«Oh, William, se solo potessi alleviare le vostre pene» Gli sfiorò velocemente il viso, in un gesto affettuoso, pregando in cuor suo che non ci fossero occhi indiscreti a vedere.
Ma sembrava che erano stati i soli a sfidare l'aria pungente della notte.
«Ogni cosa, è così dannatamente reale. Sento ancora l'odore della polvere e del fango, del terreno che si secca e asciuga, e i colpi dell'artiglieria francese.» Sospirò
«E' finita, ormai avete vinto.» Cercò di dirgli, ma egli si voltò brusco, sottraendosi al suo tocco.
«A che prezzo? Le nostre truppe hanno avuto dalla loro solo il coraggio a bilanciare l'inesperienza. E sono ancora convinto che si poteva fare, meglio. Sapete cosa sogno ogni santa notte?» Jane, scosse la testa, cercando di avvicinarglisi di nuovo.
«La carica guidata da Lord Uxbridge. I reparti di cavalleria così scoordinati e dispersi, la carica durata troppo oltre e le perdite, il contrattacco della cavalleria francese, così feroce e disperato, lo scontro, duro inevitabile,...la paura, l'ombra della sconfitta...» La sua voce andò smorzandosi, mentre metteva a fuoco dove si trovava per davvero. Jane. La sua Jane, spaventata ma risoluta, gli stava accanto. Piano piano le immagini del campo di battaglia andavano sparendo, mentre metteva a fuoco il patio e il giardino. Trasse un sospiro.
«E' stato tremendo.» Disse ancora il visconte. «Credete a me, se non fosse stato per i prussiani, non so cosa avremmo fatto.»
«Non chiedetevelo. Ormai è finita, e voi fortunatamente siete qui.» Si illuminò nel dire le ultime parole, guardandolo dritto negli occhi.
Il suo sguardo gli toccò l'anima. Possibile?
«Sembra quasi...non vi dispiaccia, ch'io sia tornato.»
«Dispiacermi? Perché dovrebbe? Quello che mi dispiace, è il tormento che vi leggo negli occhi, e non so dissolvere.» Un pallido sorriso si dipinse sulle labbra del visconte.
Era un sogno? Possibile che la sua mente annebbiata, avesse evocato una simile scena?
L'aveva sognata tante volte durante la guerra. La guardò.
«Oh, William, ma non mi credete?» Chiese sgomenta.
«Jane, mia diletta. Quello che fatico a credere è che abbia avuto la fortuna di avervi ritrovata, dopo tutti questi anni.»
«Non mi avete mai perduta.» Gli sorrise.
Il visconte fece un passo verso di lei. Le immagini che gli offuscavano la vista, si fecero più sbiadite, dai contorni meno nitidi, mentre la figura di ella, acquisiva al suo sguardo e ai suoi pensieri la centralità che gli era dovuta.
«Posso, sperare dunque che mi vogliate ancora?» Jane, si illuminò.
«Sì. Da parte mia nulla è mutato.» Si mosse verso di lui, guidata dalle mani invisibili della notte.
Egli le prese le mani tra le proprie, portandosele alle labbra, prima di chinare il capo a cercare con avidità la sua bocca. Fu come rinascere.
Per un intenso istante il mondo fu solo loro, senza né passato né futuro, persi nel presente del loro abbraccio.




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Opera scritta il 09/07/2016 - 11:52
Da Marirosa Tomaselli
Letta n.1105 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Racconto molto bello con finale romanticissimo
Brava
Nadia
5*

Nadia Sonzini 10/07/2016 - 11:25

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Un bel racconto, scorrevole e coinvolgente! Bellissima e romantica la chiusa, Buona giornata, 5*

Chiara B. 09/07/2016 - 15:01

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