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Remirro de Orco

Osservava sospettoso i movimenti del piccolo condominio dalla finestra della camera del secondo piano dalla quale aveva tutto sotto controllo.
Approfittando delle finestre poste su entrambi i lati dell'immobile poteva controllare l'intera area che lo circondava, una specie di "spada di Damocle".


Controllava il suo pollaio, sul retro della casa, pieno di ogni tipo di animali, tenuti come in un allevamento intensivo in piccole gabbie che consentivano lo sfruttamento migliore dello spazio a disposizione; aveva conigli, piccioni, polli e tacchini che nutriva, ammazzava e rivendeva.
E il cuore era sempre là, tra l'ortica e la gramigna, sempre con la falce in pugno intento a tagliare erba nei campi intorno che stivava nella parte chiusa del pollaio.
Quando era il momento di ammazzare le galline, su richiesta, tirava il collo anche ai pennuti di chi, nel palazzotto, non se la sentiva di farlo personalmente. Bastava chiamarlo quando si aggirava intorno alle sue bestie. Si emozionava "nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia".


Nel cortile c'era una colonia felina che in primavera tendeva ad aumentare di numero anche perchè, approfittando della zona isolata, c'erano delle "brave persone" che provvedevano ad abbandonare i gatti nei dintorni.
"Remirro" non si perdeva d'animo, e provvedeva personalmente a diminuirne il numero. Quando le gatte figliavano le seguiva fiutando il nascondiglio e, una volta individuato il luogo dove erano i nuovi nati, li sopprimeva buttandoli in un pozzo nero nella parte più lontana del cortile.


Aveva due figli, il primo somigliante a lui, un vero e proprio clone. Scuro di carnagione, riccio e ricco di capelli, tarchiato con la tendenza ad imbolsire nel tempo e con i modi spicci del padre.
L'altro figlio era il suo opposto, magro, alto e biondo con gli occhi celesti presi da chissà chi, e la voce acuta presa dalla madre. Rimase coi genitori anche dopo che ebbe sposato e dopo la nascita delle figlie.


Vivevano tutti stivati nella piccola casa come i loro animali lo erano nelle gabbie.




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Opera scritta il 24/05/2017 - 09:36
Da Glauco Ballantini
Letta n.1458 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Mi piace questo racconto come,d'altro canto, tutti i tuoi scritti, di singolare ed efficace stringatezza.Complimenti e lieta giornata. 5* Aurelia

Aurelia Strada 02/06/2017 - 15:53

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Un racconto crudo, realista, anzi verista, scritto con la solita lucidità e il minimalismo narrativo che racconti come questo esigono. Bravo, come sempre...ciaociao.

Spartaco Messina 24/05/2017 - 15:15

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