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L'ORA DEL JOLLY

Controllò l'orologio, erano le 04:40 e non era insolito che lo convocassero ad un'ora simile, ma quella volta sentiva uno strano brivido lungo la schiena. Istinto? Spirito di conservazione? Entrò risoluto nella stanza.
<<Buongiorno S1X>> Come sempre la voce di Mallhoy era cordialmente fredda. E lui non capiva come mai i suoi uomini lo ammirassero tanto. Ma lui non era un operativo, e neanche un'ombra. Non più. No, il suo ruolo, ora era quello di “agente fantasma”. Strinse le mani a pugno.
<<Si studi il caso. In fretta.>> Abbaiò Shadow. Quell'uomo metteva i brividi,e molti lì dentro lo temevano. Sia per il carattere, sia per la determinazione.
<<Quanto in fretta?>>
<<Deve chiudere la faccenda, in un ora.>> Cosa!?! Erano pazzi. Prese il fascicolo. Ma avrebbe volentieri ingoiato del veleno. Peccato che non era più un'ombra.
<<S1X, per favore, niente sbagli.>> Disse Mallhoy sorridendo. E lui si chiese se anche i serpenti sorridessero, prima d'ingoiare la preda.
<<Come vuole signore.>> Rispose.
<<I convenevoli li rimandi a quando sarà tornato. Il tempo corre.>> Il tono di Shadow lo indusse a lasciare la stanza, senza congedarsi. Ma per chi diavolo lo avevano preso? Aveva il sangue al cervello, e i nervi a fior di pelle.
Ufficialmente, non lavorava più per l'agenzia. Ufficiosamente, sì. Al contrario di un'ombra, non aveva coperture a lungo termine, né gli spettavano gli stessi compiti di un operativo. La sua vita, in apparenza era normale, tranne quando lo chiamavano. E se chiamavano lui, era sempre per qualche caso rognoso. Mentre era in ascensore, per salire al parcheggio, si studiò il caso. Sulla carta era fattibile. Ma solo sulla carta. E questo lo aveva imparato a sue spese. Scosse la testa, e appena l'ascensore si aprì, schizzò fuori, a razzo. La macchina, che gli avevano assegnato, era lì, davanti a lui. Vi salì, e aprì il cruscotto. Documenti, che avrebbero confermato la sua identità. Un pacchetto di gomme, nel quale era nascosta una microcarica esplosiva, e un accendino in grado di spare un proiettile. Un'arma da usare solo in caso di estrema necessità. Mise in moto.
Aveva sprecato già sprecato due minuti preziosi, gliene restavano 58. pigiò il piede sull'acceleratore. Guidava come un pazzo, nella speranza di recuperare il tempo perso. Odiava, le missioni a tempo. Odiava i suoi superiori. Ma quello era il momento di restare lucido, se voleva evitare altri casini.
Il buio era fitto, e il suo compito, non era facile. Nei venti minuti che passò in macchina, i più lunghi della sua vita, non fece altro che rimandare a memoria la sua missione. Avrebbe dovuto prendere contatti e sostituirsi al guardiano del magazzino. Una volta dentro, avrebbe dovuto recuperare le informazioni che interessavano ai suoi, e far saltare il magazzino. Un lavoro facile, in teoria. Frenò. Secondo le istruzioni era arrivato. Guardò l'orologio, 05:02. aveva poco tempo a disposizione. In tasca aveva il pacchetto di gomme, il so documento e l'accendino. Si andava in scena. E aveva solo 38 minuti, ma in realtà gliene restavano solo 18, se contava che avrebbe dovuto tornare in agenzia. Affrettò il passo e trasse un respiro. Doveva attenersi al piano. Si presentò all'entrata del magazzino. Un uomo era di guardia. Gli disse che era lì per il cambio, ma l'uomo, diffidente, volle controllare. Will stava sudando freddo. L'uomo impiegò un minuto, e lui sentì sulla pelle ogni singolo secondo. Dannazione! E se qualcosa fosse andato storto? Erano terroristi, non idioti, e non si faceva illusioni sulla sua copertura, era solida, sì ma avrebbe retto solo il tempo della missione, non un minuto di più. E solo senza intoppo.
Finalmente entrò nel magazzino, la prima mossa era stata fatta. Ora veniva il difficile, scovare le informazioni che volevano. Mentre perlustrava il magazzino, né più né meno, di quello che avrebbe fatto un custode, si accorse che il magazzino non era vuoto. C'erano due uomini all'interno. Finse che no gli importava. Il suo compito era controllare che nessuno entrasse, evidentemente quei due, erano i cani da guardia per le armi. In un primo momento aveva pensato, o forse sperato che non ci fosse nessuno, oltre all'altro custode, quello che aveva sostituito., ma in fondo era logico. Mancavano pochi minuti all'attentato, era normale che ci fosse qualcuno, ma questo intralciava i suoi piani. 5:04. Non aveva molto tempo. Cercando di non dare troppo nell'occhio, si allontanò dai sue gorilla. Da che parte avrebbe dovuto cominciare? Aveva solo 16 minuti, troppo pochi per fare tutto. Doveva sbrigarsi, e questo non lo rendeva molto lucido. Mentre si muoveva veloce, tra le scatole del carico, passando accanto alcuni tavoli, cercava d non fare rumore, ma lo spazio non era molto grande. Un tavolo era ingombro, scatole di cibo take away, birre e carte da gioco. A quanto pareva i gorilla si erano organizzati. Sul tavolo c'era anche uno striminzito promemoria del piano. Niente di utile ed era già passato un altro minuto. Diamine! Era assurdo. Il tempo sembrava non scorrere, e nello stesso tempo gli scappava dalle dita. Si spostò da un altro lato del magazzino, doveva trovare quello che cercava e piazzare l'esplosivo, prima che quei due si accorgessero che controllava ben altro, che i punti di accesso al magazzino. Stava per rinunciare, quando vide una valigetta, nascosta tra due casse. L'aprì senza pensarci, e ne esaminò il contenuto. Bingo.
<<Cerchi qualcosa?>> Diamine. I due gorilla, erano dietro di lui. La sua solita sfortuna. Si girò era il tempo di aprire le danze. Sferrò un pugno ad uno dei due, cercando d'individuare una via di fuga. Ma non era facile, combattere contro due bestioni, e cercare di scappare, con una valigetta in mano. Poi una strana idea gli venne in mente. Aveva scorto un punto cieco, e una possibile via di fuga. Improvvisò una mal riuscita capriola all'indietro, prese la valigetta, e la fece scivolare verso il punto che aveva notato. Creando un diversivo. Approfittando di quell'attimo di distrazione, si alzò in piedi, e cominciò a colpire alla cieca. Era addestrato a combattere, ma ogni colpo erano secondi preziosi che perdeva. Provò ad atterrare uno dei due energumeni, ma fu lui a cadere. Si rialzò. Non voleva fallire, ma le forze umane, erano quelle che erano. Barcollava e la vista era annebbiata, tenendo d'occhio la valigetta, riprese a colpire i suoi avversari, cercando di spostarsi in quella direzione. Un colpo lo raggiunse all'occhio, un altro al naso. La sua vista era ancora più annebbiata e sentiva il sangue rigargli il viso. Dannazione. Ma non si sarebbe arreso facilmente. Continuò a combattere, fedele alla sua idea. Quanto tempo aveva perso? Cinque minuti, di più? Non poteva controllare l'orologio. Continuò a coprirsi la ritirata. I due non gli davano tregua. Raggiunse la valigetta. La prese, e cercò riparo tra le casse. I due erano vicini, troppo vicini e cominciò a pensar che non ne sarebbe uscito vivo. Più per disperazione, che per strategia, cominciò a rovesciare alcune casse, nella speranza di rallentare i gorilla, ed avvicinarsi al condotto d'aria. Paradossalmente funzionò.
Con fatica si arrampicò su alcune casse, e con uno strattone cercò di togliere la grata. La valigetta lo intralciava, ma non poteva lasciarla. Provò una, due volte, al terzo tentativo riuscì. Buttò la grata giù. I due erano a pochi passi. Issò prima la valigetta, poi salì a sua volta. Con un piede fece cadere le casse. A fatica percorse il lungo e stretto corridoio del condotto. Dopo altri 3-4 lunghissimi minuti fu fuori. Non sapeva se lo avessero seguito. Tirò la microcarica nel condotto. Sarebbe esplosa in un minuto. Zoppicando cercò di correre verso la macchina. Solo quando fu al volante, si concesse di guardare l'orologio. 05:20. ce l'aveva fatta. Partì sgommando, mentre alle sue spalle si dipanava un forte colpo, che fece tremare l'aria.
05:40 era all'agenzia.
<<Pensavo non ce l'avrebbe fatta.>> Fu l'accoglienza di Shadow.
<<E invece sono qui. Ho un regalo.>> Disse ironico, poggiando la valigetta.
<<Vada a riposare, S1X. Ha fatto un buon lavoro. So che non ci deluderà neanche la prossima volta. Disse Mallhoy freddamente affabile. Lo avrebbe mandato al diavolo più che volentieri. Anzi, avrebbe voluto dirgliene quattro, a tutti e due, ma non era affatto una buona idea, non poteva fronteggiarli, in quelle condizioni.
Ringraziò ed uscì in fretta. Non voleva pensare a nulla.



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Opera scritta il 28/07/2019 - 17:48
Da Marirosa Tomaselli
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