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I due colombi

Dopo un breve ma intenso viaggio di nozze trascorso in una delle perle della Costiera Amalfitana, precisamente a Vietri, io ed il mio soldatino Luca, partimmo alla volta di quella che sarebbe stata la nostra fissa dimora. Un viaggio lungo quasi 1100 chilometri, nella mitica Fiat 500L. Quando ci fermavamo all’autogrill facevamo sempre benzina da soli perché ci vergognavamo di mostrare le bottigliette di pomodori che mio padre, a nostra insaputa, aveva infilato tra gli spazi del motore.
La nostra destinazione era Villa Opicina ,( il paese in cui è ambientato ‘’Va dove ti porta il cuore ‘’ della Susanna Tamaro), un bellissimo paesino sulle colline di Trieste, ad un paio di chilometri dalla Slovenia.
Il clima non era certamente quello che avevo lasciato in Campania,un clima che in seguito fu commentato così da un collega di mio marito:’’ Capità , (era anche lui del sud), qua per undici mesi fa freddo e per uno fa fresco,’’ In effetti d’estate era una bellezza, tanto è vero che la domenica molti triestini venivano su per scappare dal caldo di agosto.
Ricordo che prima di entrare in paese, alla fine della strada panoramica che saliva da Trieste, c’era una piazzola belvedere, sulla quale era posto una specie di cannocchiale in cui versando una monetina potevi guardare i particolari della bella Trieste sottostante.
Un ‘altra particolarità era il trenino trainato a corde, che partendo da Piazza Oberdan saliva su attraverso un pendio di larici,arrivava al centro di Opicina.
D’inverno, mentre salivo per la stradina, in fondo alla quale c’era il villino in cui abitavo,
le luci accese nelle casette circostanti, la neve sui muretti e sugli abeti ,mi davano la sensazione di entrare in una cartolina natalizia.
La strada in questione era ‘’Via del Ricreatorio’’e il villino era al numero 17. Un giorno un’amica mi chiese il mio indirizzo e quando glielo dissi mi guardò e mi chiese : <<Scusa, ma abiti in un cimitero?>>.
Vi arrivammo dopo dodici ore dalla partenza, mancava poco per la mezzanotte, zitti zitti per non svegliare gli inquilini del piano di sotto, quando all’improvviso vedemmo due persone dietro la luce di due torce che venivano su per le scale:
<<Altolà, chi siete, che volete? Andate via, altrimenti chiamiamo i carabinieri.>>
Erano i nostri vicini di casa che avendo sentito un po’ di rumore , si erano preoccupati, pensando che fossero i ladri. Modo insolito per presentarci, ma che segnò l’inizio di una bella amicizia.
Il mattino dopo vennero a bussare piano piano alla nostra porta , e quando andai ad aprire vidi la signora Mimina con in mano un vassoio pieno di cose buone per la colazione , mentre il marito Antonio veniva dappresso portando la macchinetta del caffè ancora fumante.
Conservo di queste persone un ricordo dolcissimo , anche perché, per me che ero una ragazzina di soli 22 anni, lei in seguito, mi coccolò come una figlia.
Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno, uscimmo per fare un giro per il paese, Luca voleva mostrarmi i vari punti vendite prima di riprendere il lavoro, dopo la pausa matrimoniale.
Arrivati in centro, mio marito scorse una signora anziana che camminava sul marciapiedi che era lungo la strada e quando le fummo di fianco fermò la macchina e sporgendosi dal finestrino la salutò.
<<Buonasera, signora Angelina come sta?>>
<<Bene caro, voi suppongo benissimo, è lei la sposina? Ora capisco perché scalpitavi tanto quando non ti davano la licenza >> rispose con un largo sorriso.
<<Cara, lei è la signora presso la quale io e due miei colleghi andavamo ogni sabato pomeriggio per passare dalla divisa agli abiti civili, al fine di sentirci più liberi di andare in giro per Trieste>>
Mi spiegò Luca, rivolgendosi a me.
Finiti i convenevoli la signora si congedò, ma mentre stava per andarsene fece un passo indietro e avvicinatasi al finestrino ci guardò e disse:
<< Ragazzi, mi raccomando, tubate…tubate, siete così giovani e belli!>>
Ricordo mio marito che se la rideva, ma non tanto per l’esortazione, ma soprattutto nel guardare me che avevo il viso come l’arcobaleno per l’imbarazzo.
Beh… poiché eravamo dei bravi ragazzi, per non deludere la signora Angelina, abbiamo felicemente tubato per ventisei anni, fino a quando il Signore ce lo ha concesso.



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Opera scritta il 12/06/2020 - 19:16
Da santa scardino
Letta n.726 volte.
Voto:
su 8 votanti


Commenti


un bel racconto con un simpatico finale.*****
Colgo l'occasione per ringraziarla del commento che mi ha scritto riguardo alla mia nuova poesia. Cari saluti dal sottoscritto

Alberto Berrone 18/06/2020 - 23:36

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Santa buongiorno...a volte il tempo è tiranno e non mi permette di leggere tutto, sono contenta di aver letto questo racconto colmo di tenerezza e di vita vera!
Bellissimo nel suo raccontarsi...

Margherita Pisano 18/06/2020 - 10:48

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Un racconto semplice, ma ricco di significato anche se con un finale un po' amaro

Afrodite T 15/06/2020 - 16:34

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Bellissimo, ben scritto, molto empatico...un racconto che mi riempie di gioia il cuore. Sono i miei racconti preferiti questi dei dolci ricordi. Una nuvola nera mi ha turbato...fin che il Signore ce lo ha permesso. Spero di aver capito male. Ciaociao...scrivine ancora di questi ricordi!

Giacomo C. Collins 15/06/2020 - 14:03

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Bel racconto di un pezzo di storia personale, scritto con cura. Molto apprezzato

Ernesto D’Onise 14/06/2020 - 21:56

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Una storia bellissima e scritts bene, come è tuo solito.

Teresa Peluso 14/06/2020 - 10:54

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Molto bello il tuo racconto Santa...ricco di umanità!complimenti

barbara tascone 13/06/2020 - 17:48

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L'ho trovato bellissimo, dall'inizio alla fine. Vero, scorrevole e anche scritto molto bene. Complimenti

Mirko D. Mastro(Poeta) 13/06/2020 - 16:22

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Quanta tenerezza e che splendidi ricordi..
Ottimo, Santa
Mai deludere la signora Angelina

laisa azzurra 13/06/2020 - 15:00

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Stupendo racconto il tuo Santa..fa tanto
pensare ai ricordi..

Salvatore Rastelli 13/06/2020 - 14:14

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Molto bello questo racconto scritto con la sensibilità che ti è propria.

Antonio Girardi 13/06/2020 - 10:56

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Bravissima Santa, un racconto che nella bellissima fluidità e semplicità di scrittura accompagna chi ti legge in questo piacevole racconto autobiografico coinvolgendolo nelle stesse sensazioni provate a suo tempo. Bellissimi questi tuoi ricordi, da tenere stretti nel cuore e nella memoria a far compagnia.

Maria Luisa Bandiera 13/06/2020 - 07:52

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... il suo disagio per via del suddetto incitamento/esortazione procurando quel disagio che per me è una ciliegina sulla torta accompagnata da una nota di sincerità e di conferma con l'aggiunta di una puntina di malinconia.
Certe cose non si scordono e per "cose" intendo... tutto, tanti anni insieme.
Brava amica mia, bel racconto.


Giuseppe Scilipoti 12/06/2020 - 22:09

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Oh, con quel "tubare" adesso so il perché i Baci Perugina li vendono anche in versione tubo, è un modo dolce per indicare il "tubare" (vi hanno rubato il "brevetto") un verbo che penso proprio di adottare.
Riguardo lo stile di scrittura lo definisco morbido, il flusso narrativo fluido e dal sapore amacord/on the road con adeguate descrizioni, ci si viene facilmente assorbiti dalle vicende, dai pensieri, sensazioni e sentimenti dell'io narrante tra cui...
(segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 12/06/2020 - 22:06

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Carissima Santa, ho letto questo simpaticissimo racconto autobiografico. Non mi sarei un finale che arriva così... di, emh, da gran lena, un finale da --- Che ci do che ci do che ci do --- alla Andrea Roncato, un finale che vale il prezzo della lettura che rimane globalmente godibilissima.
Sui due piccioncini alias i due colombi al di là del tubare si percepisce una unione salda, fondata su tanto amore, su tanto rispetto e... tanto humour.
(segue disamina)

Giuseppe Scilipoti 12/06/2020 - 22:02

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Note di colore, come le bottigliette di pomodori negli spazi del motore e un linguaggio, tubare per esempio, che sembra appartenere al neolitico ( e quanto è da rimpiangere) inquadrano nel tempo il racconto, pieno d’amore e di nostalgia, dell’inizio di un felice matrimonio interrotto troppo presto.Bellissimo Santa!

Anna Maria Foglia 12/06/2020 - 21:13

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