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Strani incontri

Non aveva mai dato peso alle storie ”strane” che alcuni amici gli avevano riferito sul vecchio cimitero cittadino.
Per Carlo erano le solite fantasie, le solite sciocchezze da lasciar perdere.
Quando la giornata lo consentiva, faceva a piedi il tragitto da casa a lavoro, che prevedeva il passaggio davanti al cimitero.
Il vecchio cimitero della metà dell'ottocento, chiuso oramai da cinquant'anni, era diventato, per lui, una parte del percorso, nulla di più.
I suoi antichi portoni, le sue antiche mura, gli erano oramai famigliari.
Quel pomeriggio qualcosa attirò la sua attenzione.
Un tipo vestito in modo strano era proprio davanti al portone monumentale, che prima fungeva da ingresso principale.
Carlo lo vede ma non da molto peso alla cosa.
Tre giorni dopo il tipo è ancora lui.
Carlo lo guarda, il tipo lo guarda e sorride.
Passano altri giorni ed eccolo lì!
Questa volta il tipo fa un gesto con la mano a Carlo, il quale pensa che sia qualche tipo strambo che sia solito allungare la passeggiata dal vicino parco al cimitero e, visto che i cancelli storici sono chiusi da anni, termina davanti a questi la sua camminata.
Carlo si ferma, si avvicina.
. Salve! - fa Carlo.
. Salve! Vedo che passate spesso da queste parti.
. Già! Quando fa bel tempo vado a piedi a lavoro, o a casa, e passo di qui.
. Vedo!
. Come vi chiamate? - gli fa Carlo.
. Arthur Connor.
. Non siete di queste parti.
. Guardi, sono qui da tanti anni... bhè si... sono inglese. Conosce Bath?!
. Ne ho sentito parlare. Come mai è qui?
. Qui... in questa città? Ero marinaio e poi... sa come vanno le cose... mi sono trovato qui.
. Ultimamente l'ho vista spesso da queste parti.
. Le confesso un segreto... abito qui vicino. Da qui riesco a vedere il mare.
. Bene Arthur, devo andare. Piacere di averla conosciuta.
. Piacere mio. Se continua a passare di qua ci vediamo nuovamente.
Carlo torna a casa, racconta dell'incontro alla moglie.
Passano i giorni, Carlo continua i suoi percorsi ma per almeno due mesi non vede Arthur.
Della cosa non ci fa assolutamente caso.
Poi, eccolo là.
Arthur è alto, con uno strambo vestito degli anni 30, sempre lo stesso dalla prima volta che l'ha visto.
Carlo si ferma, lo saluta.
. Buonasera!
. Buonasera a te.
. Posso darti del tu? - fa Carlo al suo interlocutore.
. Se la cosa ti fa piacere, certo!
. Come mai ti sei fermato in questa città?
. Ho avuto un incidente. Ero a bordo della mia nave la Hms Belfast, sono caduto da una certa altezza e mi hanno sbarcato qui.
. Eri militare?
. Ero imbarcato da due anni. A me piaceva il mare. Mi stavo godendo le avventure, i viaggi, le novità.
. Perché non sei ripartito? Non sei tornato a casa tua?
. La verità è che non lo so neanche io. Il tempo passa e ti ritrovi imprigionato in... bhé... scusa ma questa volta devo andare.
Carlo saluta il suo interlocutore e continua il suo percorso verso casa.
Passano i giorni e Carlo tralascia le sue passeggiate, da e verso il lavoro, a piedi a causa del brutto tempo.
Per alcuni mesi di Arthur neanche l'ombra.
Dalla sua auto Carlo non riesce a scorgere la figura che oramai gli era diventata famigliare.
Pensa che, a causa del maltempo, resti a casa sua e che eviti di fare lunghe passeggiate.
Domenica mattina, Carlo si trova solo in casa, la moglie è dalla sorella.
Casualmente, guardando alcune cose in internet, esce fuori il nome Belfast, si ricorda di quello che gli ha detto Arthur e guarda Hms Belfast e scopre che questa unità navale non è più in servizio, anzi è un museo da circa cinquant'anni.
La cosa lo lascia perplesso, il misterioso personaggio avrà sui quarant'anni. I conti non tornano.
La prima cosa che pensa è che Arthur gli abbia detto una balla, così tanto per colorire la sua storia, e che abbia detto il nome di quell'unità tirando un nome a caso, pensando che Carlo non avrebbe controllato. Forse è un barbone allontanatosi dal suo paese e capitato qui casualmente. Qualcosa, però, non quadra, Arthur non ha l'aria di essere un barbone.
A cena Marta vede Carlo un po' distratto, assente.
. Che hai?! - fa Marta al marito.
. No... nulla! Ti ricordi che ti ho parlato del tipo strambo del cimitero?
. Si!
. Questa mattina ho trovato una cosa strana. Lui mi aveva detto che aveva prestato servizio in una nave militare chiamata Hms Belfast. Quasi senza volerlo ho curiosato su questa unità. É una nave museo dagli anni 70. Lui è sulla quarantina e... non può essere che abbia prestato servizio in quella unità.
. Sei certo che ti parlava di quella nave? Non è che ti ha detto un altro nome?
. Sono assolutamente certo. Pensa che ho pensato che Belfast è dove hanno fatto il viaggio di nozze tua cugina e il marito.
. Magari ci sono altre navi militari con quel nome, oppure... ti ha raccontato una balla. Ma si! Vedrai che per farsi “bello” ti ha sparato una bella balla. Avrà pensato che tu non controllavi.
. Ma sì! Sicuramente è così.
. Oppure … oppure è un fantasma!
. Ma dai!
. Perché no?! Anzi sai cosa facciamo domenica prossima?
. Cosa?
. Andiamo in cimitero.
. A fare cosa?
. A vedere se troviamo Arthur.
. Ma la smetti.
. Paura?!
. Quanto sei scema!
Marta ride, pensando che la cosa diverta anche Carlo ma lui inizia seriamente a preoccuparsi, a pensare che il tipo strambo abbia qualcosa di sovrannaturale e la cosa un po' lo infastidisce.
. Ma dai ... stavo scherzando!
. Ma sai che sotto sotto un po' di.
. Di?
. Questo tipo è veramente strano e la storia della nave l'ha raccontata talmente convinto, talmente bene.
. Quindi? Che vuoi dire?
. Non lo so... non lo so!
. Non penserai veramente?
. Stavo pensando che l'idea di andare al cimitero, per togliermi ogni dubbio, per stare tranquillo con me stesso, non è malvagia.
. Il cimitero è grande.
. Si, è vero, però il ragazzo di tua sorella una volta mi ha detto che c'è una parte per gli stranieri e non credo che nella nostra città ce ne siano stati a bizzeffe.
La domenica seguente, Carlo e Marta assieme alla sorella di lei e al suo ragazzo, varcano il portone d'ingresso del cimitero.
Dario, il ragazzo di Lucia, è esperto, o almeno così lui si presenta, della parte monumentale del cimitero.
Dice al gruppo che nella parte monumentale c'è anche la zona “dedicata” ai non cattolici e agli stranieri in generale.
La visita inizia, Dario fa da Cicerone.
Arrivati nella zona dei non cattolici l'attenzione di Carlo è attirata da una tomba con un'ancora scolpita.
Il gruppo si avvicina e Carlo vede che c'è una fotoceramica nella tomba, cosa insolita in quel tipo di tombe.
Avvicinandosi di più e guardando meglio quella foto sbiadita dal tempo, resta basito nel riconoscere le fattezze di Arthur, è senza dubbio lui.
Guarda la data: 8 settembre 1938.
Carlo si sente il sangue gelare nelle vene.
Guarda Marta, vorrebbe dirle qualcosa ma le parole sono come congelate.
Tanti pensieri si affollano nella sua mente.
Teme che Arthur si ripresenti a lui... ora che sa chi è non saprebbe come comportarsi.
Almeno, il suo timore è questo.
Chiede al gruppo di terminare la visita. Dario, dopo le prime “rimostranze”, e visto il viso cereo di Carlo, abbandona il suo ruolo di Cicerone e si arrende al terminare lì la visita.



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Opera scritta il 27/09/2020 - 13:11
Da Massimiliano Casula
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Commenti


Grazie del commento e per avuto la pazienza di leggere il racconto. Lo scorso anno sono stato a Londra e non lontano dalla ruota panoramica ho visto un'unità navale. Ho scoperto che questa è un museo dal 1971 e si chiama Hms Belfast. È stata varata nel 1938... insomma, anche se le date utilizzate, per mia “comodità” narrativa, non coincidono ho comunque voluto inserire questa nave nel mio racconto. Riguardo il cimitero ho preso come modello quello di Cagliari, inaugurato, curiosamente, il primo gennaio del 1829 e chiuso nel 1968. Molto tempo fa girava la voce che il fantasma di un capitano di una nave olandese, deceduto per malattia in prossimità del porto di Cagliari, fosse stato visto nella zona del cimitero cagliaritano, forse nella speranza di rivedere la “sua” nave per riportarlo in patria.

Massimiliano Casula 29/09/2020 - 17:12

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un bel racconto carico di suspense ma anche di curiosità causati da questi appunto "strani incontri".

Maria Luisa Bandiera 29/09/2020 - 08:18

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