Nasce il mondo, la terra diventa la nostra casa ma non siamo soli, gli animali nel creato c’erano prima di noi condividono i nostri stessi spazi. Loro come noi amano, soffrono, gioiscono, nascono e muoiono. Ci accompagnano nel nostro cammino silenziosi, a loro non serve parlare si esprimono con gli occhi mandano segnali inconfondibili che ci fanno capire il loro stato. Hanno bisogno di tenerezza come noi, hanno bisogno di amore a differenza dell’uomo sono riconoscenti e fedeli non abbandoniamoli, non seviziamoli, non uccidiamoli, proteggiamoli loro ci permettono di esistere, gli dobbiamo rispetto e premura. Anche se non ve ne siete accorti hanno un cuore che pulsa come il nostro. Che il silenzio degli innocenti non ci perseguiti che le nostre coscienze non urlino nelle notti insonni perché non abbiamo salvato chi inerme non poteva difendersi. Ama gli animali sono anche loro figli di Dio, l’uomo è il loro custode non il suo aguzzino! Cercate un modo per risparmiargli inutili sofferenze,... (continua)

E’ una di quelle notti in cui non si dorme i pensieri affollano la mente, diversamente dalle altre sere ho un ospite il gatto dello stabile è venuto a farmi compagnia non so da quale pertugio del terrazzo sia passato ma ora è quà in casa mia. Lo chiamano Alì è un po’ di tutti i condomini va sempre in giro in cerca di qualcuno che gli offra del cibo e qualche carezza che ottiene fissandoti con occhi supplichevoli. Non mi piace il nome che gli hanno dato io l’ho ribattezzato Belzebù perché è tutto nero e ha gli occhi che riflettono bagliori rossi somiglia a un diavolo. Che nottata sola sul letto con un gatto che si lecca i baffi umidi del latte appena bevuto almeno lui è soddisfatto e tranquillo, ora che ha mangiato ha un aspetto possente come un ghepardo fra gli alberi della savana. Non mi dispiacerebbe in una seconda vita essere un gatto uno che non si lega mai davvero a nessuno, uno che “decide” di amare perché in fondo non ne ha bisogno e se la sa vedere anche da solo senza rompe... (continua)

Un giorno ero sicura delle mie certezze, man mano che il tempo passava diminuiva la mia forza, aumentavano le paure ciò che sembrava ben fatto non lo era più. Ho sondato me stessa scrivendo quello che sento, mi racconto… la mia penna è la mia anima, mi sento esiliata dai cuori sempre in un crescendo altalenare che proiettava l’animo mio nella confusione più totale. Mi chiedevo alla vigilia di ogni battaglia qual’era la via giusta, sono stanca di sbagliare, penso che il tempo del mio riposo sia giunto, non ho voglia di maestri sapienti che mi dicano cosa devo fare e ciò che non devo fare. Il silenzio che ferma il mondo mi rapisce mi nasconde in prigioni dorate che abbagliano e confondono con miraggi che vanno e vengono e si appropriano della coscienza. Eppure ci sei con tutta la tua semplicità, il tuo amore, la tua fedeltà ma questo non basta sirene malvagie cantano una melodia che affascina l’uomo da sempre, intrecciano chimere dove anche il nocchiero più esperto va a naufragare. Come... (continua)

Ercole che hai? Le chiese Bacco che difronte a lui si ergeva nel silenzio della galleria di Parma. Entrambi i colossi dividevano quello spazio da tempo non avevano molto da dirsi Ercole un semidio appariva stanco, le sue dodici fatiche trasparivano dalle venature del marmo. Bacco anche lui mutilato di braccia forse annoiato e triste di non poter nascondere le ferite del corpo cercava nell’amico una parola di conforto. Ercole rispose con veemenza amico mio gioisci pensa agli sguardi degli uomini stupefatti e ammirati dalle nostre forme, ci guardano meravigliati per le fattezze perfette create da artisti oggi inesistenti siamo l’orgoglio del passato. Bacco sorrise pensando alle sue famose feste, al suo vino nettare degli dei...che peccato rivolto ad Ercole non poterti offrire una coppa di buon Merlot ci avrebbe fatto bene e dimenticare che siamo senza braccia, non ti sembra una cattiveria?! Ercole rispose già è cosi che ci vogliono, è un miracolo che ci siamo conservati quasi interi pote... (continua)

In una notte di guerra nel mio granaio trovai un giovane ragazzo, pallido come un uccello sperduto, non aveva ancora compiuto 18 anni. —  Ho fame disse. — Sei fortunato!...E’ rimasta un po di minestra e un po' di pane. Mangiava, trangugiava con avidità... il mio cuore gioiva nel dare soccorso non pensando al pericolo che correvo se fosse stato un disertore. Mingherlino svuotò le tasche del suo giaccone dalle poche melucce acerbe che aveva raccolto nei campi. Volle lustrarsi le scarpe e indossare una camicia fresca, rideva come un ragazzino che fa un gioco troppo grande per lui.Un velo di pianto attraversò il mio sguardo e ad un tratto il ragazzo mi gettò le braccia al collo dicendomi —- Grazie non sapevo dove andare (Pensai a sua madre.)—-Bevi ancora un bicchiere, del pane non ne ho più. Ristorato fumò la sua ultima cicca… poi gli misi in testa il suo berretto e i suoi occhi nell’ombra si accesero. La gioia dei vent’anni è corsa come un brivido a ricordarmi perché si deve morire... (continua)

[ Pag.1 ][ Pag.2 ][ Pag.3 ][ Pag.4][ Pag.5 ]