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lu barbone

Na camera dove lu cielu
fa de specchiu
co e pareti de cartone a chiazze
sotto li portichi de e piazze
vive lu barbone
che pur se jovine
cià l'aspettu de n'vecchiu.


Ar mattinu, prima che a città se move
s'arza e arpiega lu cartone
forse pe nun disturbà
essenno poche e persone
a pruvà
verso issu compassione.


Dopo essese lavatu
a la pubbrica funtanella
co l'acqua jelata
che vene fora da a cannella,
pija posto a mendicà
quillu pocu che je serve pe campà.


Niscuno sa chi è,
da do vene, de issu nanco lu nome
se conosce, chissa'?


Forse un tempu cia casa
na famija, nu lavoru,
li fij e quarcuno a voleje vene,
poi na serie de sfortune,
a crisi o a fabbrica che chiude...


certo è che nisciuno
cià la vocazione
a diventà barbone


ammenoché se pija
sta direzione
pe nun esse schiavu de e convenzioni
e pe nun avè padruni
per esse libberi come lu cillittu
che o nutre a divina provvidenza
de quillu Cristu
che a tutti offre assistenza.


Lu barbone che ha scerdo sta via
come fusse na vocazione
arpia ciò che l'ommini
honno trascurato
pe seguì li sogni più ambiziosi:


tutte le bellezze der creatu
i fiori, lu sole, lu cielo de notte stellatu
l'arberi, li frutti .lu mare, de li cillitti lu coro
nun vargono forse più dell'oro?
Nun so più de gni cosa priziosi?



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Poesia scritta il 12/05/2015 - 08:40
Da loretta margherita citarei
Letta n.1342 volte.
Voto:
su 6 votanti


Commenti


Opera di grande significato,eppure l'uomo con la sua sete d'apparire non riesce ad apprezzare le bellezze da cui è circondato e che possiede,il barbone vive alla giornata,assaporando ogni istante,gioia o dolore con dignità, molto bella

genoveffa 2 frau 13/05/2015 - 09:36

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Cosa resterà di noi? vanità di vanità,
null'altro resterà se continueremo ad amare le cose materiali...
Versi molto belli e profondi!!!!!!

Giancarlo Gravili 12/05/2015 - 20:13

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traduzione- il barbone-

Una camera dove il cielo fa da specchio, con le pareti di un cartone a chiazze, sotto i portici delle case vive il barbone, che pur essendo giovane vecchio appare. Al mattino prima che la città si muove, s'alza e ripiega il cartone, forse per non disturbare la gente, essendo pochi ad aver di lui compassione. Dopo essersi lavato alla fontanella pubblica, con l'acqua gelata che fuoriesce dalla cannella, inizia a mendicare quel poco che gli serve per campare. Nessuno sa chi è,di dove è,nessuno il suo nome conosce... chissà? Forse un tempo aveva una casa, una famiglia, un lavoro, i figli, qualcuno a volergli bene, poi una serie di sfortune, la crisi, la fabbrica che chiude.


Certo è che nessuno ha la vocazione a diventare barbone, a meno che chi piglia questa direzione, lo fa per non esser schiavo delle convenzioni e non aver padroni, per esser libero come l'uccellino della divina provvidenza di quel Cristo che nessuno abbandona. Il barbone
che a scelto d'esserlo come fosse una vocazione riprende ciò che l'uomini hanno trascurato
per inseguire sogni ambiziosi: le bellezze del creato, i fiori, il sole, di notte il cielo stellato, gli alberi, i frutti, il mare, degli uccelli il coro, non valgono più dell'oro? Non sono più di ogni altra cosa preziosi?
Nota dell'autore:
vernacolo umbro, lo spoletino


loretta margherita citarei 12/05/2015 - 19:51

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Diligentemente forgiato... Il barbone nel tuo apprezzato vernacolese umbro... Lieta serata Lory

Rocco Michele LETTINI 12/05/2015 - 18:27

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