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L'ultimo gradino

Ho lasciato le scarpe buone tra
le vesti bianche e le collane
mentre, con il sudore di chi ignora
il mostro nello specchio,
procedo lenta al cospetto di
un sole ingordo e quasi sazio
di bere i propri raggi
senza mai dissetarli.


Ho raccolto dalla terra i semi
lasciati dal martirio dei santi,
dalle piccole gemme partorite
nel futuro che mi attende e
ho gettato un sassolino
nel fango dei miei uomini,
comete stanche di una vita
avvolta dal buio.


C'è stato un tempo in cui il mio cuore
sapeva cogliere la tristezza e
la malinconia, dissipata come luce
nel buio della mia carne e ti chiedo perdono,
piccolo smeraldo dagli occhi spenti,
se per dirti quanto ti amo ho
mangiato la tua luce come
un pasto sbagliato.


L'assenza di parole comincia ora a
mangiare me, e tutto si spegne come
quando il collo di una candela
si perde nella marea della sua stessa cera,
nel fiato di un desiderio consumato
lento e sovrastato dal silenzio di
un uomo cosciente che per lui
mancherà il perdono.


a.c.



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Poesia scritta il 20/09/2016 - 16:17
Da Ayesha Catalano
Letta n.994 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


DALE TUE INTENSE STROFE...UN SENTITO QUANTO ESPLICITO SOFFRIRE...
SERENA GIORNATA AYESHA.
*****

Rocco Michele LETTINI 21/09/2016 - 05:36

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