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Metro-nauti

Corre, sobbalza, scarta, s’arresta.
Sirena che sprona, vagoni al galoppo.
Scosse e scintille, di ferri in affanno.


Stridii e rumori, che corrono ai fianchi,
ora trascorsi, ora davanti.
Si getta tra soli e lune pungenti,
di fumi alacri ed esauste nebbie.


Nelle sue viscere germoglia il futuro,
seduto accanto al deluso passato.
Sbocciano risa di nuovi ideali,
davanti a bocche che denti non hanno.


Vesti eleganti vibranti profumi,
stracci dismessi unti di storie,
corrono insieme,
tra sogni di fama e fame che morde.


Racconti di sere tra colori e champagne,
s’intrecciano in altri, di tenebre e vino.
Storie d’amori e sesso sfrenato,
tra chi non ha storia del suo passato.


Poi lascia la folla, in fila mesta,
entrare nel mondo, da una finestra.
Ed ecco là il frutto, di tanta premura,
ferro e cemento.
Lo chiaman natura.



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Poesia scritta il 31/10/2017 - 21:52
Da paolo signorini
Letta n.1045 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


una bella poesia 5*

GIANCARLO POETA DELL'AMORE 01/11/2017 - 21:03

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Davvero bella la tua poesia, si dispiega nel senso del vero e in quel senso che forse è un non senso, per molti, ma non per tutti!
Fino alla chiusa che chiamiamo natura, ma è solo cemento e ferro!
Mi è piaciuta molto... e la mia interpretazione forse è molto personale, ma ho colto questo! Complimenti!

margherita pisano 01/11/2017 - 17:03

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