Non dà tregua un istante
il “dubbio” maledetto
che insiste, radicato
nella spossata mente
come un intruso abbietto
che decide incosciente
il suo truce verdetto
che grava crudelmente.
Sull'intelletto fragile
il maligno s'infrange
come belva insaziabile
mentre con forza tange
il suo pensiero flebile
che sfiduciato, piange.
Poi dilata il suo manto
nell'agonia già lenta
senza nessun rimpianto:
e fulmineo si avventa
con fragoroso schianto
su quell'anima spenta.
Indifferente imprime
il suo vento impetuoso
e nell'intimo opprime
funesto e minaccioso:
e sulle impervie cime
t'accompagna rabbioso.
Ha raggiunto l'intento
sfogando il suo livore:
ogni illusione ha spento
dipingendo il terrore
nell'animo sgomento:
come un vile esattore.
*

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